COLDIRETTI PUGLIA, OLIO EVO AL TOP SCELTE BABY BOOMERS E GEN X

Marzo 17, 2025 121

Over 45enne, residente al Sud, con figli e una spiccata attenzione verso il cibo che fa bene alla salute, è questo l’identikit del consumatore frequente di olio EVO, cioè di chi lo acquista almeno una volta al mese, a dimostrazione che c’è bisogno ancora di  diffondere in maniera capillare la cultura dell’olio extravergine per avvicinare le giovani generazioni al prodotto simbolo della Dieta Mediterranea. E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base della Indagine di Nomisma, che ha restituito il profilo di un ‘frequent user’ che appartiene in maggioranza alle fasce generazionali di Gen X e Baby Boomers (over 45 anni), residente nelle regioni meridionali, con figli e uno stile di vita che combina sostenibilità, attraversi la ricerca di soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale in ogni ambito della vita, edonismo, con la ricerca di gratificazione personale e una dimensione urbana, fatta di vita cittadina e legame con territorio e tradizioni.

Le parole, infatti, che i consumatori associano maggiormente alla filiera olivicola – considerando sia la produzione a fini alimentari che per altri settori “no food” come la cosmesi – riflettono valori come “salute,” “sostenibilità” e “natura,” tre termini che rivelano una forte attenzione verso la cura personale e ambientale, secondo l’indagine di Nomisma. Focalizzando l’attenzione sul consumo di olio d’oliva, è emerso come per il 13% dei responsabili di acquisto dei prodotti alimentari, il fatto che il prodotto abbia effetti benefici sulla salute rappresenta il principale criterio di scelta; complessivamente, il 36% degli acquirenti ritiene che la funzionalità del prodotto in questo senso sia una caratteristica importante. In merito all’acquisto di olio extravergine di oliva, l’origine (considerata sia come provenienza italiana che da territori che vantano una certificazione Dop/Igp) guida la scelta di 4 consumatori su 10, prima del prezzo (18%) e della fedeltà alla marca (15%).

Per quanto in lenta crescita e comunque in controtendenza alla produzione complessiva, la produzione di oli Dop e Igp è arrivata oggi a pesare per il 6% su quella nazionale, contro il 2% di dieci anni fa. Anche per quella biologica, le superfici coltivate secondo questo metodo rispettoso dell’ambiente incidono per il 24% contro il 15% del 2013. L’’ulivo in Puglia che è presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato, con 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia, con l’olivicoltura pugliese che è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV di olio extravergine di oliva.

Sul fronte delle esportazioni l’olio pugliese svetta sul podio con un aumento del 48% - aggiunge Coldiretti Puglia – per cui diffondere la cultura dell’olio extravergine di oliva fra i turisti e i consumatori e supportare la crescita continua della filiera dell’olio in Italia e all’estero, perché i consumatori sono affamati di informazioni e conoscenza sul mondo dell’olio.

Il crollo della produzione di olive in Puglia del 40% nel 2024, causato dalla siccità – rileva Coldiretti regionale - conferma che i cambiamenti climatici stanno diventando una minaccia sempre più seria per gli uliveti, aggravata peraltro dalla Xylella che ha contribuito a ridurre ulteriormente il potenziale produttivo regionale. In tale ottica un sostegno importante viene dal Pnrr, con i fondi destinati ai contratti di filiera e l’obiettivo di piantare un milione di nuovi olivi. Un primo passo per incrementare la produzione e ridurre la dipendenza dall’estero in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia.

Proprio l’arrivo nel nostro Paese di olio dall’estero a basso costo rappresenta un inaccettabile dumping contro i produttori italiani, come denunciato da Coldiretti con la manifestazione nel porto di Civitavecchia. Il prodotto straniero non rispetta spesso il principio di reciprocità delle regole, tanto a livello di utilizzo nella coltivazione di pesticidi vietati nell’Unione Europea quanto di tutela dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente. Un vero e proprio fiume di prodotto che – denunciano Coldiretti e Unaprol – finisce spesso per essere spacciato per nazionale attraverso frodi e adulterazioni.

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