“La diminuzione è continua e quotidiana da mesi, mitigata solo dalla sporadiche piogge torrenziali che nel corso dell’inverno hanno riempito le dighe, tant’è che dal 9 maggio ad oggi il deficit idrico è pari 86 milioni di metri cubi d’acqua nei 4 invasi foggiani di Occhito, Capaccio, Osento e Capacciotti”, dice Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia. “Per questo è urgente avviare un Programma di azione regionale, in linea con il Programma Nazionale – aggiunge il Presidente Cantele - tenendo sotto costante monitoraggio i tradizionali ed usuali mezzi di approvvigionamento (pozzi ed invasi) e di vettoriamento (condotte), ma anche conoscere i flussi d’acqua che vanno all’industria, al potabile e all’uso irriguo, quelli che in emergenza possono essere prelevati ancora da falde e sorgenti, l’acqua che può essere resa disponibile dai dissalatori e dai depuratori urbani”.
Secondo il CNR, il 21% del territorio nazionale è a rischio desertificazione e circa il 41% di questo territorio si trova nel Sud. Sono numeri impressionanti, secondo Coldiretti Puglia, che raccontano di un problema sempre più drammatico e che si acuisce in estate, con il 2018 si classifica fino ad ora al quarto posto tra gli anni più bollenti del pianeta facendo registrare una temperatura media sulla superficie della Terra e degli oceani, addirittura superiore di 0,77 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, secondo le elaborazioni di Coldiretti, relative ai primi sette mesi dell’anno sulla base della banca dati Noaa, il National Climatic Data Centre che rileva i dati dal 1880.
“In Puglia le aree affette dal rischio desertificazione sono pari al 57% - aggiunge il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti – e il conto pagato dall’agricoltura, soggetta ai cambiamenti climatici e alla siccità è salato. Il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi, ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo, con bruschi crolli e/o innalzamenti delle temperature, sono all’ordine del giorno e arrecano danni gravi sulle colture, come testimoniato dall’andamento della produzione cerealicola che in alcune aree in Puglia ha registrato diminuzioni tra il 20% e il 70% di grano nelle aree più colpite dal clima pazzo”.
Disastrosi gli effetti sui campi della tropicalizzazione del clima – denuncia Coldiretti Puglia – che azzera in pochi attimi gli sforzi degli agricoltori che perdono produzione e al contempo subiscono l’aumento dei costi a causa delle necessarie risemine, ulteriori lavorazioni, acquisto di piantine e sementi e utilizzo aggiuntivo di macchinari e carburante. Gli imprenditori si trovano ad affrontare fenomeni controversi, dove in poche ore si alternano eccezionali ondate di maltempo a siccità perdurante. Di fronte al ripetersi di queste situazioni imprevedibili diventa sempre più strategico il ricorso all’assicurazione – conclude Coldiretti Puglia - quale strumento per la migliore gestione del rischio, mentre è stato potenziato il servizio di assistenza tecnica alle aziende per la difesa delle colture dalle avversità meteoriche e per il supporto alle scelte operative aziendali.