Padrino, e presidente, del neonato comitato è il consigliere comunale del gruppo misto, Carmine Dimastrodonato, che ha fatto della lotta a questa tassazione una “questione di civiltà”. Paladino di migliaia di suoi concittadini che hanno chiesto l’esonero del pagamento.
“Questo organismo nasce a difesa dei proprietari di immobili urbani, agricoli e industriali che a causa della vessazione dovuta alla richiesta di pagamento del tributo 630, si riuniscono in Comitato al fine di studiare, diffondere, esporre, e denunciare tutte le tematiche necessarie, con particolare riferimento alle problematiche strettamente legate al territorio mesagnese”, ha spiegato il consigliere Dimastrodonato. Per raggiungere questi fini il Comitato si doterà degli strumenti mobili ed immobili che riterrà più opportuno per svolgere l’attività senza fini di lucro autofinanziandosi attraverso le sottoscrizioni degli aderenti al comitato stesso.
Il Comitato a breve acquisirà la documentazione che il neo presidente Dimastrodonato ha prodotto gratuitamente e relativamente ai ricorsi presentati presso la Commissione Tributaria di Lecce e quant’altro, inerente l’anno di imposta 2014, con alcuni ricorsi ancora in fase di discussione. Tutto ciò per produrre un fascicolo al fine di sottoporre all’evidenza della Procura della Repubblica, fatti, vicende e accadimenti inerenti i cittadini coinvolti nel Comitato. Tuttavia, sulla questione “Arneo” il sindaco Molfetta è convinto che la soluzione non sta nell’adire la magistratura bensì nel percorrere la via politico-istituzionale per indurre la Regione a rivedere complessivamente il tema ed aprire a soluzione nuove piuttosto che tamponare con una legislazione perennemente di transizione che fonda su ripetuti commissariamenti e sul ri-finanziamento del debito.
“A mio avviso – ha spiegato Molfetta - si dovrebbe collocare la questione della bonifica nell’ambito più generale della tutela del suolo e delle acque in modo da contemperare i vari aspetti di un’unica grande questione ambientale che riguarda l’approvvigionamento idrico, la potabilizzazione e la distribuzione, la depurazione delle acque reflue, la bonifica ed il riuso delle acque per scopi irrigui”. In questa partita avrebbero diritto di entrare anche l’ambizioso progetto del “Contratto di fiume” per il Canale Reale, ed il riuso del grosso impianto di affinamento delle acque e della rete di distribuzione presente nel territorio di Mesagne, in carico alla Provincia, realizzato con fondi pubblici e mai entrato in funzione.
“Tutte questioni che dovrebbero afferire ad un’unica regia – ha aggiunto il sindaco - che non può che stare in capo alla Regione e che presuppone l’istituzione di una governance unitaria cui afferiscano tutti i soggetti istituzionali coinvolti, dall’Autorità Idrica Pugliese, all’Acquedotto Pugliese, ai Consorzi di Bonifica, all’Agenzia regionale Arif, e solo sulla base di un’unica visione ripartire competenze, responsabilità e risorse”.