D: Per i non gli addetti ai lavori chiedo all’ing. Chiara Summa, uno dei componenti del gruppo dei tecnici che ha consentito il raggiungimento di questo importante obiettivo, di cosa si tratta?
C.S.: tale tipologia di porte rappresenta l’elemento mobile di separazione tra due compartimenti antincendio, ovvero l’elemento che ci consente di passare tra una zona “insicura” in un’altra che è ritenuta “sicura”. Per fare un esempio pratico: potrebbe essere la porta di un’autorimessa (zona insicura) che adduce all’interno di un vano scala di un edificio condominiale che porta all’esterno (zona sicura); la porta in tal caso non dovrebbe consentire il passaggio dei cosiddetti “fumi freddi”, cioè quei fumi che vengono emessi all’inizio di un incendio, quando la temperatura è ancora molto bassa ma comunque considerata pericolosa in quanto letale per quelle persone che li respirano.
D: Sono presenti commercialmente in Europa banchi di prova simili alla Vostra per testare tali porte?
C.S.: simili se vogliamo si, ma estremamente ingombranti (sono realizzati in muratura) e molto costosi; il nostro invece è molto leggero, assemblabile, economicamente sostenibile da qualsiasi fabbricante e tecnologicamente avanzato
D: in quante persone avete partecipato a questo progetto?
C.S.: otto persone, tutte del sud, e ci tengo a ribadirlo, tutte di diversa specializzazione ed esperienza lavorativa: oggi è inconcepibile, infatti, che il singolo ingegnere, per quanto capace e preparato, possa realizzare rapidamente un prodotto valido commercialmente. Il ricercatore che chiuso nel proprio laboratorio inventa qualcosa da solo non esiste, almeno ai nostri tempi. Alla luce di queste motivazioni abbiamo unito le professionalità della nostra società con quelle di un’altra della nostra provincia ed un’altra ancora, una start-up, di Lecce. Tutto però non è stato possibile reperirlo in house: l’hardware (la sensoristica, in particolare) è stata acquistata quasi tutta all’estero. Questa circostanza non ci dispiace del tutto però in quanto ci ha messo in confronto con altre realtà distanti anni luce dal nostro contesto produttivo.
Mi piace infine sottolineare che le maestranze locali ci sono state molto collaborative e coinvolte emozionalmente in questo progetto: in fondo, mettersi alla prova nel realizzare qualcosa di diverso aiuta a crescere anche nel proprio lavoro routinario no?
D: non avete mai avuto paura di andare incontro all’insuccesso?
C.S.: se vuole sapere la verità, direi di no; in noi giovani c’è sempre un po’ di incoscienza che sfiora l’avventatezza a volte. Ma è bene che sia così. Quello che ci preoccupa è invece ben altro: il nostro territorio offre scarse possibilità all’imprenditoria sia nel nascere ma, soprattutto, nel crescere in quanto privo di quell’humus che caratterizza altre aree geografiche. Ma possiamo non continuare a combattere per e nel nostro territorio?
D: quali sono in particolare i servizi che Voi offrite alle imprese del luogo?
C.S.: voglio approfittare di questa intervista nel sollecitare tutte le imprese al rispetto della cogenza delle leggi nel settore impiantistico. La nostra società, Control s.r.l., è stata abilitata da vari Ministeri per effettuare le verifiche di legge degli impianti di terra ai sensi del D.P.R. 462/01 e delle attrezzature di sollevamento(gru, PLE, carroponti, etc.) ai sensi del D.M. 11/04/2011; e questa attività viene svolta in modo paritetico alle ASL o ARPA. Qualcosa di simile a ciò che avviene per i “collaudi” nel settore dei nostri autoveicoli. Il vantaggio è che rispetto al pubblico, il servizio viene svolto, per ovvi motivi, in modo più rapido ed efficace.
D: vuole aggiungere qualcos’altro?
C.S.: mi piacerebbe che tutti gli utenti, consumatori, stakeholders scegliessero anche nel settore dei servizi alle imprese, tecnici a.... chilometro zero. Perché lasciare risorse fuori dal nostro territorio quando è possibile soddisfare le nostre richieste in loco? Perché scegliere prodotti e servizi di scarsa qualità a volte con la sola motivazione del prezzo più basso?