Pignatelli. Dallo sciopero della fame alla Mesagne che vorrei
"Ultimamente mi stanno piovendo addosso un sacco di critiche “ed è normale per chi si espone pubblicamente, e rema controcorrente”, e offese personali “che non vanno per niente bene, e sono da condannare senza se e senza ma”, riguardo i miei articoli sulla pulizia della mia città, Mesagne. Si mia Mesagne, perché io più della maggior parte di voi conosco realmente Mesagne, dall’alto della mia età, 59 anni. Quando avevo 15 anni, intorno al 1980, alle 2,30 di mattina, da solo, andavo ad aprire il bar Las Vegas di papà, che si trovava in piazza ti Lu Sitili, “attuale Piazza dell’Orologio”. Nelle prime ore del mattino di Luglio, Agosto, Settembre, e inizi di Ottobre, lu Sitili, e bbasciu allu Sitili “attuale Piazza Porta Grande”, pullulavano di tante brave persone che andavano a lavorare nei campi per raccogliere le Pesche, le Angurie, i Pomodori “non per niente, all’epoca Mesagne era denominata la capitale dell’Oro Rosso”, e che andavano a Vendemmiare. Sempre in quel periodo avevamo tante fabbriche che trasformavano l’Oro Rosso, che davano lavoro a tantissime persone giovani “prima di iniziare le scuole per farsi un piccolo gruzzoletto”, e meno giovani, per dare un contributo alla famiglia. Giungevano camion da ogni parte d’Italia, per portare via i tesori prodotti dai nostri terreni agricoli. Mesagne in quel periodo economicamente era ricchissima, grazie al lavoro dei nostri contadini che coltivavano e raccoglievano i prodotti della nostra meravigliosa terra. Periodo che di la a breve sarebbe coinciso con una brutta pagina della nostra Storia.
Brutta pagina che fu voltata solo grazie al determinante impegno delle amministrazioni Bardaro/Faggiano, in seguito Faggiano, e poi Franco Damiano. Quello che rimprovero ai politici dell’epoca è di non aver saputo guardare al futuro con la giusta prospettiva, e non essere riusciti a trasformare le grandi risorse che la terra ci dava a quei tempi, in uno sviluppo duraturo per il territorio. Ricordo le mie chiacchierate con l’onorevole Faggiano, a cui mi lega da sempre un rapporto di sincero rispetto e amicizia, in cui gli dicevo il mio punto di vista, ieri come oggi, che la buona politica deve fare da volano per la crescita del territorio. Io ragazzino, ricordo i discorsi che i contadini facevano al bar di papà, “dicevano che i figli dovevano studiare e abbandonare la terra”, e li capivo pure, perché non riuscivano a capire l’oro che avevano tra le mani. Il mio più grosso rammarico e che nessuno in quel tempo, è riuscito a far fare il salto ai contadini affinché diventassero bravi imprenditori, per un futuro radioso per loro e rispettive famiglie, e per l’intero territorio. Io stesso in vita mia ho fatto tanti errori, che con la maturità e la formazione che ho adesso, non rifarei più, nonostante sia stato sempre una persona che guardava al futuro, e sapeva anticipare i tempi.
Purtroppo gli anni che hanno inciso negativamente su di me e la mia famiglia, sono stati autunno 93, e autunno 97, chi mi conosce sa di cosa parlo. Nonostante tutti gli errori che noi, sia imprenditori, sia semplici cittadini, possiamo fare, quello che incide negativamente su tutto, è la burocrazia italiana, alimentata da questa classe politica formata a tutti i livelli da persone che pensano solo al proprio tornaconto elettorale. Tornando a Mesagne, giustamente una signora diceva che prima le nostre nonne e le nostre mamme, ogni mattina spazzavano il marciapiede e la strada adiacente alla propria abitazione, vero anche se prima non si pagavano tutte le tasse che si pagano oggi per avere pulita la propria città. Quindi, io da cittadino, pretendo che il mio paese tutto, debba essere pulito. Per quanto riguarda l’educazione civica ci pensassero le istituzioni preposte, e non diamo sempre la colpa ai giovani".
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