Lecco intitola a Marcella Di Levrano un bene confiscato alla mafia

Fernando Orsini Marzo 10, 2024 787

A 34 anni dal suo omicidio un altro bene confiscato ai mafiosi italiani è stato intitolato a Marcella Di Levrano, vittima innocente di mafia. Si tratta di una struttura di Lecco che è divenuta un ristorante dal titolo “Fiore. Cucina in libertà”, bene confiscato alla criminalità organizzata nei primi anni ’90 appartenuto al boss della ‘ndrangheta Franco Coco Trovato, arrestato il 31 agosto 1992. Ad oggi sono diverse le strutture presenti in Italia che sono state intitolate a Marcella ammazzata a 26 anni dai killer della Sacra corona unita. L’associazione Libera ha intitolato a Marcella Di Levrano il presidio universitario di Gorizia, il presidio di Pavia e il presidio di Aosta. Nel 2021 a San Giusto Canavese le fu intitolato una villa ex proprietà di Nicola Assisi, broker della cocaina legato alla ‘ndrangheta. “In questo posto, che era di proprietà di chi ha seminato morte, mia figlia entra qui con il suo coraggio”, aveva detto Marisa Fiorani, mamma di Marcella, presente all’inaugurazione. A Bergamo un appartamento, una volta sede per il contrabbando, dopo la confisca è divenuto un centro per la legalità intitolato a Marcella. A Rivoli, in provincia di Torino, gli è stato dedicato un giardino pubblico. Nel bergamasco Libera Terra ha dedicato a Marcella un vino prodotto da uve di un vitigno confiscato alla criminalità organizzata che ha chiamato “Mdl”, iniziali di Marcella Di Levrano. A Siziano, Comune di 6 mila abitanti in provincia di Pavia, l'Amministrazione comunale le ha intitolato una via. A Mesagne, città natale di Marcella, gli è stato dedicato un “Centro di ascolto per famiglie” e presso masseria Canale, struttura confiscata alla cosca locale, è stato realizzato un murales dallo street artist mesagnese Frank Lamar, frutto di un lavoro che aveva coinvolto le varie attività ospitate a Masseria Canali nel periodo estivo. Molto triste la storia dell’omicidio della giovane. Era la mattina del 5 aprile 1990, un giovedì, quando un agricoltore in giro nel bosco “Lucci” per alcuni lavoretti si accorse che a poca distanza vi erano due uomini intenti a calare in una buca, scavata precedentemente, un corpo inanime. I due, scoperti, fuggirono mentre l’agricoltore si allontanò per chiedere aiuto. Dopo alcuni minuti nel bosco arrivarono le gazzelle dei carabinieri. Ciò che avvenne dopo è la storia che tutti conoscono. Tra i primi che arrivarono sul posto c’era anche “Trottolino”, nome in codice di un carabiniere facente parte di una squadra anti Scu, colui al quale Marcella aveva posto le speranze per uscire dal giro in cui si era venuta a trovare. Purtroppo, i mezzi allora a disposizione degli investigatori non erano stati sufficienti a salvare la vita della ragazza. Oggi come allora i sicari e i mandanti sono rimasti nell’ombra, impuniti. Solo sospetti, tanti, e nessuna certezza.

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Ultima modifica il Sabato, 16 Marzo 2024 18:11