Curata dalla dottoressa Elena Lenzi insieme ai funzionari dell’Archivio di Stato e dalla dottoressa Alessia Galiano, responsabile del Servizio Cultura del Comune per la parte relativa ai documenti dell’Archivio Storico, la mostra, allestita nella “sala nobile” del castello di Mesagne, dal 23 aprile al 17 maggio, è costituita dalle diverse sezioni dedicate a personaggi e a fatti avvenuti prima dell’ascesa del fascismo e poco dopo la sua caduta. Un’attenzione particolare merita l’episodio de “L’assalto alla sede del fascio di Mesagne” dell’11 novembre 1924.
In un percorso articolato sono presentati gli uomini, gli avvenimenti e le località geografiche, che per un momento ridanno colore e vita a questo scorcio della storia ormai lontano e un po’ sbiadito nella memoria cittadina.
Una mostra che tutti dovrebbero visitare, specialmente gli alunni delle scuole di qualsiasi ordine e grado (nonostante siano cambiati i programmi!), una passeggiata nel tempo per ritrovare quegli anni della nostra storia, affinché non siano mai dimenticati e il loro ricordo rimanga indelebile nella coscienza, monito di un passato che non deve ritornare. L’Italia sotto la dittatura del fascismo - la dittatura fascista che trascina l’Italia nella tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
Il percorso espositivo racconta, dunque, “Le radici dell’antifascismo brindisino e mesagnese, il controllo e la repressione del dissenso politico prima, durante e dopo la dittatura. Fatti e personaggi attraverso i documenti del Casellario politico della Questura conservati nell’Archivio di Stato di Brindisi”.
Molto dettagliato e intrigante è il corredo della documentazione, che spazia dai manifesti a stampa, alle immagini fotografiche e ai fogli manoscritti che coprono un arco temporale compreso tra il 1900 e il 1943.
Ritornano le foto e i documenti che riguardano i molti cittadini che si oppongono al fascismo dai primi anni della dittatura, sotto la quale, chiunque esprima dissenso rischia la sua vita: i “sovversivi” sono incarcerati e qualche volta lasciati morire nel luogo di detenzione. Essi sono comunque perseguitati, perdono il lavoro e sono costretti all’esilio o al confino forzato. Tanti sono malmenati e uccisi dalle squadre fasciste.
Grazie all’impegno e al sacrificio anche di queste persone, l’Italia ha avuto la possibilità di scegliere tra la libertà e la dittatura, tra l’uguaglianza dei diritti e l’ingiustizia, e diventare finalmente un paese democratico.
Una sezione completa è consacrata al deputato e sindaco di Mesagne, Santo Semeraro.
La mostra continua con le notizie sulla Guerra Civile di Spagna, in particolare con un bell’articolo circostanziato su un mesagnese caduto in terra iberica, per difendere la libertà del suo popolo, Eugenio Santacesaria. La narrazione di questa vita eroica ed avventurosa si conclude con la data incerta della sua morte, che sarebbe avvenuta probabilmente nei primi giorni di marzo del 1937, durante la battaglia di Guadalajara. In presenza di una vasta letteratura sulla data e sul luogo della morte di Eugenio Santacesaria, prometto di completare con un prossimo articolo la biografia di questo illustre concittadino che andrebbe additato alle generazioni presenti e future come un esempio di generosità e di sacrificio che arriva fino alla morte per difendere i nostri diritti fondamentali: la dignità della persona e la sua libertà.