tra le proprietà dell'ente pubblico. Il Consiglio comunale di Mesagne, con i 10 voti favorevoli della maggioranza contro i 4 contrari dell'opposizione, ha deciso di confermare il bene storico tra le proprietà da alienare. Fermo restando di continuare ad acquisire pareri legali, magari anche quello della Corte dei conti, che possano suffragare tale decisione. Il sindaco Molfetta, tuttavia, ha lasciato uno spiraglio: quello di interloquire con tutti coloro che possano avanzare un progetto di ristrutturazione e fattibile fruibilità. Per il restauro, secondo l'Amministrazione, servono investimenti compresi tra i 4 o 5 milioni di euro. I soldi che si potrebbero incassare dalla vendita della masseria, circa un milione e 100 mila euro, sarebbero spesi per l'ampliamento della zona Pip. Nel frattempo dei potenziali "acquirenti romani" hanno già visitato la struttura. Sulla vicenda si è espresso anche il Movimento 5 stelle di Mesagne con una delle sue principali ed agguerrite dirigenti. "Negli anni passati la classe politica e dirigenziale del comune di Mesagne ha dimostrato una profonda incapacità e scarsa volontà di occuparsi della ristrutturazione della masseria Belloluogo ad eccezione di finanziamenti intercettati nel ’93 per una somma pari a 105 milioni di lire e successivamente nel ’96 con altri 800 milioni del vecchio conio con cui si era cercato di rendere quantomeno decente la masseria", ha tuonato Daniela Renna, già candidata al Consiglio comunale mesagnese. "Dopodiché - ha continuato la grillina - è stata lasciata nel degrado totale e dimenticata fino a quando nel 2014, l’Amministrazione Scoditti ha pensato bene di inserirla nel piano di alienazione per svenderla e fare cassa". Una decisione che all'epoca ha fatto insorgere una parte della città. "Certamente - ha confermato Renna - l’insorgere di una parte dell’opposizione, di alcune associazioni e dei difensori dei beni storici ha permesso di bloccare la scelleratezza che si stava per effettuare". Tuttavia, il problema si è ripresentato a distanza di un anno, con l’Amministrazione Molfetta che ha disposto l'alienazione. "Invece di attivarsi per intercettare finanziamenti e valorizzare questo patrimonio storico, si preferisce privatizzarlo - ha precisato l'esponente del movimento secondo la quale la masseria "non può legalmente essere venduta e non può avere una diversa destinazione d’uso perché frutto di una donazione da parte dell'ex Ersap".
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