L’andamento climatico impazzito, poi, si abbatte su un territorio fragile, dove 232 comuni su 258 (78%) è a rischio idrogeologico con diversa pericolosità idraulica e/o geomorfologica. Sono 8.098 i cittadini pugliesi esposti a frane e 119.034 quelli esposti ad alluvioni (dati ISPRA).
La mancanza di una organica politica di bonifica comporta, tra l’altro, che lo stesso costo dell’acqua in Puglia sia caratterizzato da profonde ingiustizie. Per esempio irrigare un ettaro di uva da tavola a Palagianello, Ginosa o Castellaneta – di competenza del consorzio di Bonifica Stornara e Tara – costa 410 euro con l’erogazione ogni 8 giorni per 8 ore, contro i 1.800 euro a Conversano - da versare all’Arif - per 8 ore e per irrigare 1 volta alla settimana per circa 14 settimane da giugno a metà settembre. Una enormità che incide direttamente sulle voci di spesa delle imprese agricole pugliesi e, quindi, ne influenza pesantemente il grado di competitività rispetto a quelle europee, competitività che l’agricoltura pugliese riesce molto spesso a sostenere, grazie all’elevata professionalità e qualità raggiunte. Inoltre, non è mai stato rinegoziato il costo dell’acqua con la Regione Basilicata e soprattutto con l’AQB che paga l’acqua 4 centesimi al metro cubo e la rivende ai consorzi di bonifica, dopo la potabilizzazione, a 80 centesimi al metro cubo.
“La terra frana a causa della mancanza di un’adeguata politica di prevenzione e di governo del territorio. Fenomeni meteorologici sempre più intensi, concentrati in poche ore e su aree circoscritte, con alluvioni e danni anche in aree non eccessivamente antropizzate fa emergere la necessità di considerare i loro effetti per pianificare e programmare le politiche territoriali nei prossimi anni. Rivestono rilevanza determinante le azioni di prevenzione del rischio idraulico e di difesa del suolo nonché le azioni per la disponibilità di risorse idriche nei tempi e nei luoghi dove i settori economici le richiedono. Proprio per garantire la sicurezza idraulica, la manutenzione del territorio, il deflusso idraulico, la conservazione e la difesa del suolo è stato valorizzato, in quasi tutte le regioni italiane, il ruolo dei consorzi di bonifica, tenuto conto delle loro funzioni istituzionali strettamente collegate alla gestione del suolo e delle acque”. Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia, ha presentato la prima analisi del rischio idrogeologico in Puglia e dei costi dell’acqua, nel corso del dibattito su ‘La riforma dei consorzi di bonifica per un’agroalimentare in evoluzione”.
Dei 6 consorzi di bonifica operanti in Puglia, 4 Terre d’Apulia, Arneo, Ugento e Li Foggi e Stornara e Tara sono stati gestiti da Commissari per molti anni (alcuni sin dagli anni novanta, altri negli anni 2000) e successivamente da un Commissario unico.
“L’azione di accompagnamento che la Regione Puglia ha svolto nell’ultimo decennio – ha rimarcato Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti Puglia - con l’obiettivo di traghettare le strutture consortili fuori dalla crisi economico-finanziaria non ha sortito gli effetti sperati. Il lungo commissariamento e l’improvvida decisione di sospensione della riscossione dei ruoli da oltre dieci anni hanno aggravato la situazione dei consorzi di bonifica ubicati sotto la linea dell’Ofanto. Eppure esistono gli esempi virtuosi dei due consorzi di bonifica del Gargano e della Capitanata non commissariati che, per esempio, hanno attivato interventi urgenti per rimuovere detriti e fango e il riassetto idrogeologico del territorio mediante interventi di "messa in sicurezza", a seguito dell’alluvione a Foggia dell’agosto 2014. Andando oltre i propri limiti di competenza territoriale hanno fornito ai Comuni supporto in termini di attrezzature per il drenaggio degli scantinati di alcune abitazioni e di mezzi per lo 'spalamento' delle strade”. Possono garantire, inoltre, ulteriori opportunità date dallo sviluppo delle tecnologie per l’uso attento dell’acqua, attraverso condizioni di maggiore sostenibilità che l’Europa sostiene anche con chiare indicazioni nei PSR regionali.
E’ la dimostrazione della grande utilità delle strutture consortili – sottolinea Coldiretti - per la manutenzione del territorio e della sicurezza delle aree rurali e al contempo della evidente necessità che siano realmente messe nella condizione di operare, garantendo risorse indispensabili al loro funzionamento.
Il 13 marzo 2012 il Consiglio regionale approva la Legge n. 4 “Nuove norme in materia di bonifica integrale e di riordino dei consorzi di bonifica”. Si tratta di una legge a cui nei fatti non è mai stata data piena attuazione. Le strutture consortili non sono ancora state traghettate dal commissariamento unico all’autogoverno, non è stato ancora approvato il piano generale della bonifica, non esistono ancora gli annunciati piani di ristrutturazione industriale finalizzati al recupero di efficienza, le opere di manutenzione ordinaria sono risibili, mentre risultano inesistenti quelle di manutenzione straordinaria, non è stato dato corso all’efficientamento energetico per il sollevamento dell’acqua e alla razionalizzazione dei servizi amministrativi e legali per il contenimento dei costi, anche del contenzioso.
I Consorzi pugliesi provvedono a garantire lo scolo di una superficie di oltre un milione di ettari (1.014.545); gestiscono circa 500 chilometri di argini; 265 briglie e sbarramenti per laminazione delle piene; 23 impianti idrovori; oltre 1.000 chilometri di canali (1 .126); 9.360 ettari di forestazione. Nel settore irriguo i Consorzi pugliesi gestiscono una superficie servita da opere di irrigazione di oltre 210mila ettari; 102 invasi e vasche di compenso ; 24 impianti di sollevamento delle acque a uso irriguo; 560 chilometri di canali irrigui; circa 10.000 chilometri di condotte tubate.