Mesagne. I ceci possono rilanciare l'economia agricola

Giugno 06, 2016 2062

ceciSi è svolto presso il palazzo municipale di Mesagne

un incontro interlocutore sulla prossima campagna orticola. Una delegazione dell’Amministrazione comunale, infatti, ha incontrato la dirigenza dello stabilimento mesagnese di Conserve Italia, a poche settimane dall’inizio della nuova campagna di produzione conserviera. All’incontro hanno preso parte il sindaco, Pompeo Molfetta, l’assessore alle Attività Produttive, Antonio Marotta, il direttore di stabilimento Rossi, con i collaboratori Savioli e Della Marca, e i rappresentati provinciali delle associazioni Confagricoltura, Coldiretti, CiA, CoopAgri. Oggetto dell’incontro è stato il futuro dello stabilimento mesagnese. I rappresentanti dell’azienda hanno rimarcato la volontà di investire a Mesagne e ampliare le tipologie di lavorazioni, come già avvenuto da quest'anno con l’avvio del conferimento dei ceci. Ci si augura, ora, che gli stessi, o altri legumi, vengano lavorati a Mesagne. «Obiettivo che può essere raggiunto in modo più efficace se anche il tessuto imprenditoriale agricolo locale è interessato a collaborare»., ha spiegato al sindaco il direttore. L’Amministrazione ha condiviso la necessità di fare quadrato con gli agricoltori del territorio al fine di «mettere in rete i produttori ed evitare la parcellizzazione della produzione che significa non potersi garantire di essere fornitori di prodotto a livello industriale». A questo incontro ne seguiranno altri che saranno estesi anche agli operatori agricoli e verteranno sulle possibilità pratiche da mettere in campo per avviare virtuosi cicli di produzione e trasformazione agroalimentare. Tuttavia, al di la dell’apprezzata disponibilità di Conserve Italia di aprire le porte dello stabilimento mesagnese ad altre produzioni, che in termini economici significa anche aumento dei livelli occupazionali stagionali, resta da comprendere il risvolto economico di eventuali accordi poiché gli agricoltori locali sono disponibili a produrre nuove colture a patto che le stesse siano giustamente remunerate. Diversamente non hanno nessuna intenzione a investire il colture che potrebbero causare ulteriori perdite alle già magre casse aziendali.