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Torre Guaceto: stop alla pesca per un mese per il bene della riserva
E’ appena iniziato il fermo pesca di 30 giorni nell’Area Marina Protetta di Torre Guaceto. L’iniziativa voluta dal Consorzio di Gestione dell’area protetta non danneggerà i pescatori locali che, per il periodo di stop, saranno ristorati per il mancato reddito. Al termine di questo mese, il Consorzio, affiancato da Enti di ricerca, attraverso la raccolta di dati specifici, farà una fotografia dell’attuale stato di salute della fauna marina della riserva.
Il progetto ha una ricaduta diretta non solo sull’area protetta, ma anche sugli operatori della piccola pesca artigianale che, da regolamento dell’AMP, sono abilitati alla pesca in riserva. Ma affinché la tutela puntuale non si accompagni alla penalizzazione degli operatori economici, il Consorzio erogherà a loro beneficio risorse dedicate.
In questo periodo, i pescatori di Torre Guaceto, ancora una volta grandi alleati nella lotta quotidiana per la tutela della riserva, avendo aderito al progetto, non opereranno nell’area protetta ed anche fuori dai confini sotto tutela, nodo molto importante del progetto poiché frutto dell’azione volontaria di tutti i pescatori locali.
Gli operatori hanno, infatti, consegnato le proprie licenze di pesca alla Capitaneria di porto e per un mese, grazie al loro sostegno, sarà ridotto l’impatto antropico sulla costa nord brindisina.
Per fare un passo indietro, alla nascita dell’AMP, nel 2000, e quindi del Consorzio di Gestione di Torre Guaceto, la prima azione messa in campo fu un fermo pesca di 5 anni necessario per la rilevazione dello stato di salute degli habitat e della fauna marina protetti.
Nell’arco di alcune settimane, si passò dalla pesca indiscriminata, anche attraverso l’utilizzo di attrezzi esplosivi che distruggevano gli habitat e decimavano le specie animali, al blocco totale di ogni tipo di attività umana. L’azione, inizialmente combattuta dai pescatori locali, fu poi apprezzata e sostenuta dall’intera categoria una volta ottenuti i risultati degli studi.
Al termine della prima fase di ricerca, il Consorzio lanciò un piano di pesca redatto in modo tale da proteggere la riserva e, al tempo stesso, sostenere i pescatori locali che vi avrebbero aderito.
Il modello, poi negli anni esportato in numerose AMP nazionali, è ancora lo stesso. Possono operare nella riserva sono i pescatori professionali che risiedono nei comuni di pertinenza, Brindisi e Carovigno, il prelievo può essere effettuato solo con reti da posta e a maglia larga, per scongiurare la cattura dei pesci che devono ancora riprodursi, solo una volta a settimana previa autorizzazione dell’ente, ed esclusivamente nella zona C di Torre Guaceto, quindi nella fascia più esterna dell’AMP.
Il modello ha condotto a rese di pesca che inizialmente erano quattro volte superiori a quelle che i pescatori realizzavano fuori dalla riserva. Dopo 15 anni, oggi, la resa è ancora superiore a quella esterna, ma è comunque diminuita rispetto al passato.
Le ragioni del cambiamento sono con tutta probabilità dovute al dramma della pesca di frodo, ma il Consorzio vuole vederci chiaro e condurre nuovi studi specifici.
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