Elezioni, Amati: “Sì a candidati sindaci riformisti e li invitiamo a non sottomettersi alle minacce tribali di Emiliano"

Marzo 03, 2023 521

Elezioni, Amati: “Sì a candidati sindaci riformisti e li invitiamo a non sottomettersi alle minacce tribali di Emiliano. Il PD dov’è?”

“Per le prossime elezioni amministrative, noi appoggeremo comunque candidati sindaci con profilo e programma riformista e li invitiamo a non sottomettersi alle minacce tribali di Emiliano, offendendo la loro stessa dignità e autorevolezza. 

Ai candidati sindaci che ci dicono “mai con Azione perché così vuole Emiliano”, noi rispondiamo con il sostegno, se il programma ci piace, o con il contrasto se il programma non ci piace. Resto stupito, comunque, dal comportamento silente del PD pugliese, ancora servo - purtroppo - di diktat o fatwa di Emiliano, anche a costo di perdere in alcuni comuni le elezioni, e incapace di darsi un profilo di autonomia e di attenzione solo verso i programmi e le esigenze delle persone. Insomma, ci pare di capire che Azione fosse per Emiliano un buon partito solo quando nelle sue fila militava l’ex DG di ARPAL. E questo è tutto dire”. 

Lo dichiara il consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati. 

“Non so come si può fare a spiegare a Emiliano che la politica non è un rito tribale. Anzi, fu proprio inventata per superare il tribalismo, così da stringere patti e coalizzarsi attraverso programmi di governo condivisi.

Emiliano sostiene invece sistemi tribali, come la simpatia o l’antipatia, ai quali un dirigente politico assennato non può accodarsi, ma deve opporgli la politica e la civiltà. 

Se a noi piace un candidato e il suo programma, non è che la sua debolezza o soggezione nei confronti di un diktat, ci può far cambiare idea su quel candidato e quel programma; al limite potremmo dire che quel candidato ha qualche difetto di autorevolezza. Ma questo è più un problema suo e del suo profilo psicologico.

Se a questi diktat noi rispondessimo con atti ritorsivi, pur se comprensibili, cadremmo nello  stesso tribalismo di Emiliano. In altre parole, seguiremmo Emiliano nell’arretratezza, intesa come retrocessione al primitivo stato di natura, antecedente al primo contratto-sociale. Un anti Rousseau bello e buono.

Ciò detto, la linea deve essere chiara. Noi esercitiamo giudizi e non pregiudizi, per cui gli uomini e le donne che con noi condividono una sensibilità riformista su idee da trasformare in fatti di governo, cioè quello che le persone si aspettano, non si faranno intimidire né eserciteranno la ritorsione, ma si limiteranno a prendere atto che quel candidato sindaco, incline ad accettare diktat, é solo un po’ autolesionista. Tutto qui”.

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