Mesagne. La Corte d'Assise conferma l'ergastolo a tre boss della Scu

Giugno 27, 2017 4036

corte assiseLa Corte d'Assise d'appello di Lecce, dopo cinque ore di camera di consiglio,

ha confermato la senten-za di primo grado per tre "boss" Scu e quindi ha inflit-to l'ergastolo con isolamento diurno per un anno a Francesco Campana, Carlo Gagliardi e Carlo Cantanna, difesi dagli avvocati Cosimo Lodeserto, Massimo Murra e Raffaele Missere. Gagliardi e Francesco Campana rispondono dell'omicidio di Antonio D'Amico, il fratello del collaboratore di giustizia Massimo. Il 9 settembre 2001 lo condussero sulla diga, a Brindisi, nel feudo di Campana. Spararono al capo e al torace più colpi di fucile a pallettoni calibro 12. Antonio D'Amico era il fratello di Massimo, collaboratore di giustizia, detto "Uomo Tigre". Entrambi, sia Campana che Gagliardi erano evasi. La vittima aveva addosso attrezzatura da pesca, giubbotto, lampadina e altro. In quei momenti era in corso la festa del Casale e gli spari si confusero con i botti. L'altro capo di imputazione è l'omicidio di Tommaso Marseglia: fu ucciso da più colpi di una calibro 12 a pallettoni perché aveva picchiato Carlo Cantanna, vecchia gloria della Scu, il quale era stato schiaffeggiato da Marseglia in presenza di altre persone e quindi umiliato. Confermato anche il verdetto per il pentito Ercole Penna: undici anni di reclusione. Penna risponde invece del ferimento di Claudio Facecchia, che non aveva pagato abbastanza come "punto" sul contrabbando, dell'omicidio di Toni Cammello, al secolo Antonio Molfetta, che risale all'8 ottobre 1998 e fu ucciso nelle campagne di Ostuni perché ritenuto un confidente delle forze di polizia; del tentato omicidio di Francesco Palermo, che occupava indebitamente, secondo la Scu, una abitazione. Via libera ai risarcimenti: trentamila euro a testa di provvisionale da versare al Comune di Mesagne e un euro, risarcimento simbolico, per il pentito Massimo D'Amico.