La Movida: meglio ricorrere alla solidarietà che alla magistratura In evidenza

Luglio 31, 2017 2337

rubino alessandroLe diatribe derivanti dalla movida coinvolgono sempre più le varie realtà territoriali della provincia di Brindisi.

Per la maggior parte dei casi si tratta dei teatri naturali in cui si svolgono gli eventi ludici: i centri storici. Da Fasano a Mesagne, da San Pietro Vernotico a Brindisi passando per Ostuni. I contenziosi sono diventati un problema sociale e, in alcuni casi limite, anche delle emergenze giacché una volta i commercianti e un’altra i residenti sono costretti a rivolgersi alle forze dell’ordine per cercare di sedare gli animi esagitati. Perché la movida, negli ultimi anni, è divenuta un problema di ordine pubblico. A dare una risposta è Alessandro Rubino, psicologo, psicosomatista, specializzato in psicologia delle organizzazioni e gestione delle risorse umane.

Dottor Rubino, facendo un eufemismo, sarebbe bello e utile, nonostante la continua emergenza dell’affrontare il quotidiano, fermarsi a riflettere «cosa siamo»: una piccola utilitaria non è chiamata a correre gare di velocità, cosi come una Ferrari non è pensata per un agile parcheggio nel traffico.

“E’ evidente a tutti che a ogni contesto corrisponde una «modalità naturale» di comportamento”. In questi anni tutti abbiamo preso atto della «innata vocazione» dei nostri centri storici a essere scenografia naturale per vivere la socialità serale. “Ora è il momento, con le Amministrazioni in testa ma nessuno escluso, per riflettere insieme osservando la forma, la struttura, la composizione dei nostri vichi e delle nostre piazze chiedendoci a cosa sono «naturalmente chiamati» i nostri centri storici. È «naturale» ospitare concerti da mille decibel in una piazza da pochi metri quadri? È «naturale» chiuderlo sempre e comunque al passaggio veicolare? È «naturale» tarpare l’entusiasmo e la voglia di socializzare dei ragazzi? L’Amministrazione è chiamata a garantire tutti, sono tutte istanze legittime, e allo stesso tempo a guidare una riflessione, e se necessario dei regolamenti, che facciano emergere questa «naturale predisposizione a più vocazioni» del centro antico”.

Tutto, però, è migliorabile.

“Certamente. Le ordinanze dei sindaci sui suoni notturni vanno in questa direzione: puntano a tutelare il divertimento ma con rispetto per chi a pochi passi riposa per poi andare a lavorare. La zona a traffico limitato, solo in alcuni orari tutela i coraggiosi commercianti e professionisti che vivono di giorno e la godibilità di un passeggio tranquillo di sera”.

Purtroppo molte volte la magistratura e le forze dell’ordine sono chiamate a fare da arbitri nelle querelle.

“Portare avanti le proprie istanze ad oltranza, fino alle Procure, fino agli scandali di stampa, fino alla tracotanza di sentirsi padroni di un pezzo di città, senza riflettere e adeguarsi alla «naturale vocazione in più settori» dei nostri centri storici non aiuterà nessuno, continuando a creare solo un «terreno acido»: i nostri centri storici saranno “in salute” solo quando le loro naturali vocazioni saranno capite e rispettate da tutti. Esattamente come accade per ogni singolo individuo. La strada del buon senso è sempre utile. È quella più idonea per giungere alla forza della solidarietà”.