Le opere di Cosimo Giuliano nel Castello Ducale a Ceglie Messapica

Gennaio 18, 2019 3391

2019-01-18 160738“IMMAGINI E FORME NEL TEMPO”. A Ceglie Messapica, sabato 19 alle ore 18:00, si inaugura la mostra del Maestro Cosimo Giuliano. Interverranno il Sindaco Luigi CAROLI, l’Ass. alla Cultura Antonello LAVENEZIANA, il Preside Prof. A. Nicola VITALE, che presenterà l’Artista GIULIANO, e coordinerà il Prof. Alessandro TAMBURRINO.

Il Prof. Vitale vede in Giuliano un artista inesauribile – e ancora - c’è qualcosa di straripante e di incontenibile nel dàimon creativo dell’artista Giuliano. Di fatto, per la prorompente vena ispiratrice, per l’enorme mole delle opere realizzate, il M° Cosimo Giuliano appartiene alla migliore storia degli artisti della nostra terra, consacrata dal concorde riconoscimento della critica più severa. Il gigantesco corpus creativo, che scandisce il suo pluridecennale tirocinio, si caratterizza subito come superamento di velleitario flusso di coscienza, occasionale o spontaneistico.

L’impulso a scolpire e cesellare discende semmai da una lucida approfondita formazione, che ha disciplinato l’istinto temprandolo nelle scaturigini profonde del mondo classico. Appartiene, infatti, alla dimensione poetica più vera di questo artista la misura e l’equilibrio delle forme e degli spazi, assimilati in anni di intenso studio della classicità. Non si capirebbero il marcato travaglio personale e la sofferta cifra identitaria dell’artista, alla ricerca di esiti originali e nuovi, senza riferirsi all’originale esperienza maturata alla scuola dei Grandi del passato.

Allievo prediletto dello scultore A. Berti nella prestigiosa Accademia di Belle Arti a Firenze, da vorace apprendista, il giovane Giuliano percorse anelante ogni stanza del Bargello o della Galleria dell’Accademia o della Loggia dei Lanzi, e lì estasiato interpretare le vestigia di Geni universali ascoltando in un sogno irraggiungibile la loro voce: la possente armonia di Michelangelo, la grazia scultorea di Donatello, la poderosa robustezza del Giambologna, la geniale risolutezza di Benvenuto Cellini. E di seguito, sostare muto e assorto di fronte alla bellezza ineffabile del Davide e alla sofferta tragica contorsione dei Prigioni della Tomba di Giulio II, protesi invano verso una incompiuta liberazione.

L’arte di Cosimo Giuliano è impregnata dei riflessi inconfondibili che attingono al mondo infinito di quei Maestri assoluti. Scelte di vita lo riportarono nel suo paese natìo (Latiano) dove si immerse nel mondo che lo aveva forgiato da ragazzo: il duro lavoro dei campi, i mestieri, la famiglia, gli amici, le tradizioni, la religiosità. Una realtà che viene trasfusa nella vorticosa attività artistica con impeti creativi, sorretti dalla profonda nostalgia dei luoghi della giovanile formazione. Inizia la fase lunga e inconclusa di esperienze luminose e forti, nelle quali la misura classica si trasforma nella interpretazione plastica e coesa di un contesto variegato e multiforme, che attinge in modo inconfondibile alla storia della propria terra.

Attraversando in lungo e in largo lo Stivale per interminabili mostre, Cosimo Giuliano ha seminato la sua personalissima rappresentazione artistica, che, fedele ai canoni, fa scaturire dalla pietra, dall’argilla, dal bronzo, dalla ceramica un universo di inconfondibili e originali figurazioni mimetiche. Ed erompe una realtà problematica. Perché l’impeto creativo del Giuliano è dimensione ‘in fieri’, è arte in divenire. Essa si fa nel tempo e si supera nello spazio in un costante intersecarsi di forme nuove come di chi, raggiunto un obiettivo, da nuovi irrefrenabili impulsi viene sospinto più avanti. E così di seguito, in un interminabile processo dialettico. Cosa sono infatti i suoi personaggi e paesaggi, tanti e diversi (volti sacri, vie crucis, effigi, portali, bassorilievi, monumenti, etc.) se non la manifestazione di una sostanziale scansione di moduli che, di volta in volta, si incrociano si superano si rimodellano secondo un gioco scultoreo di rifigurazione della materia inerte? Tutto descritto senza magniloquenza retorica o circuiti convenzionali; sempre per linee essenziali quasi pudiche ed appena abbozzate con cui lentamente la forma inerte prende vita e si configura nella sua realtà prima ignota.

E, a ogni andirivieni, sempre lì il tema irrisolto della interminabile riflessione dell’autore: l’uomo e il suo destino. E il suo mistero. Immerso nel vortice dell’esistenza, nello sguardo ieratico scarnificato e sfuggente, ogni personaggio, uscendo da un misterioso guscio primigenio attraverso la irriducibile tensione delle linee, esprime tante cose, soprattutto la tenacia con cui regge l’indicibile peso delle fatiche e delle sofferenze. Fino al punto in cui la materia, oltrepassando la dimensione temporale, sembra librarsi attraverso slanci ascensionali verso spazi trascendenti e liberatori. È il senso di incompiuto e di inespresso imprigionato nella forma scultorea che fa della fatica creativa dell’autore l’interprete di mondi interiori complessi e problematici. Conclude il Prof. Vitale: dove, nella interminabile galleria delle figure e delle rappresentazioni, ciascuno può ritrovarsi con l’artista sulla scia di sogni o inquietudini, che solo l’intuizione dell’arte riesce ad esprimere.

Lo scultore giunge al Castello Ducale, monumento storico di Ceglie Messapica, dopo un lunghissimo percorso artistico, con numerose mostre di scultura in importanti gallerie d’arte, dal nord al sud Italia, e numerosi monumenti civili e religiosi realizzati in Italia e all’estero.

Di recente è stata installata sulla sommità della cupola della Basilica “Santa Maria della Vittoria” a San Vito dei Normanni (BR) la statua in ceramica policroma, altre opere sono in fase di realizzazione come il “Monumento al lavoro” da collocare nel parco di un importante struttura ricettiva nella marina di Ostuni.

Ultima modifica il Venerdì, 18 Gennaio 2019 16:10