soprattutto quella di tipo mafioso, rende necessario concentrare in maniera dinamica gli sforzi operativi di questo Comando Provinciale, utilizzando al meglio tutti gli strumenti a disposizione. Un impegno di tale portata non può prescindere da un’approfondita conoscenza del fenomeno da contrastare, delle sue ramificazioni, dei punti di forza e di debolezza, per poterlo colpire in ogni suo livello e in tutti gli interessi. Per poter fare ciò è importante il ruolo delle Stazioni Carabinieri che, attraverso un’intelligente e mirata attività informativa, irrinunciabile presupposto di quella investigativa, detengono enormi potenzialità che devono essere sempre più valorizzate per un sostegno veramente efficace all’azione di contrasto. Un accurato e riservato censimento delle ”case popolari” utilizzate da pregiudicati, in specie ma non solo se appartenenti alla criminalità organizzata, è stato il primo passo di un percorso che ha permesso sia di rendere giustizia a chi ha più diritto di beneficiare della loro assegnazione, sia di mettere allo scoperto eventuali comportamenti omissivi o compiacenti. A tutto questo va aggiunto anche l’annoso fenomeno delle occupazioni abusive. Togliere le case popolari ai criminali per consentirne la riassegnazione a chi ne ha davvero titolo ha avuto un effetto concreto di ripristino della legalità ma anche di alto significato simbolico, con gli immaginabili positivi riflessi sulla credibilità dello Stato. In tale quadro, i Carabinieri del Comando Provinciale di Brindisi, a partire dal mese di dicembre 2018, hanno effettuato una capillare azione di monitoraggio relativa all’occupazione abusiva degli alloggi di edilizia popolare presenti in tutta la provincia, finalizzata a far emergere e contrastare l’annoso fenomeno. La capillare attività ricognitiva effettuata ha avuto lo scopo di censire le “case popolari” occupate abusivamente da non aventi diritto, che sono stati denunciati a norma di legge all’Autorità Giudiziaria. La ramificata presenza sul territorio delle Stazioni Carabinieri ha permesso la verifica concreta ed effettiva di tutti gli alloggi di edilizia popolare presenti nei territori di competenza, per constatarne la legittima occupazione degli stessi dai rispettivi titolari. Lo scopo principale di tutta l’attività è stato quello di sottrarre gli immobili a chi li occupa indebitamente, o se ne è arrogato il diritto per consentire la riassegnazione a chi ne ha davvero titolo. Infatti, i diversi bandi di assegnazione degli alloggi di edilizia popolare prevedono i casi di annullamento e di decadenza che consentono il recupero degli immobili. L’annullamento è disposto con provvedimento del comune competente nei casi di assegnazione avvenuta in contrasto con le norme vigenti al momento dell’assegnazione medesima, ovvero sulla base di dichiarazioni mendaci o di documentazioni false. L’annullamento dell’assegnazione avvenuto nel corso del rapporto di locazione, comporta la risoluzione di diritto del contratto. La decadenza viene dichiarata dal comune, anche su proposta dell’Ente Gestore, nei casi in cui l’assegnatario non occupi l’alloggio nel termine indicato all’atto della consegna, abbia ceduto o sublocato l’alloggio assegnatogli, non abiti stabilmente, ne muti la destinazione d’uso, abbia adibito l’alloggio ad attività illecite o immorali, perda i requisiti prescritti per l’assegnazione, fruisca di un reddito annuo complessivo per il nucleo familiare superiore al limite stabilito per la permanenza. Anche la decadenza dall’assegnazione comporta la risoluzione di diritto del contratto e il rilascio immediato dell’alloggio. Nel corso dei controlli i Carabinieri hanno contestualmente proceduto alla verifica dell’attivazione e dell’intestazione al conduttore delle utenze domestiche luce acqua gas, per verificare eventuali sottrazioni illecite. L’attività dispiegata nel suo complesso nell’arco di 7 mesi ha portato alla verifica su tutto il territorio provinciale degli assegnatari di 3.668 alloggi di edilizia popolare, al deferimento in stato di libertà di 66 persone per il reato di invasione arbitraria con conseguente occupazione di alloggio di edilizia popolare. Il reato violato è contemplato dall’artt. 633 codice penale, che riguarda “l’invasione di terreni o edifici”, strettamente correlato all’art. 639bis del codice penale, che pone l’attenzione su un aspetto peculiare, il carattere pubblico del terreno o dell’edificio: “edificio pubblico o destinato ad uso pubblico”, ed è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa da 103 a 1.032 euro. Tale disposizione trova la propria ratio nella necessità di tutelare le ipotesi in cui la lesione del patrimonio afferisce non al singolo ma alla collettività. Nel corso dell’attività, 2 persone sono state arrestate in flagranza di reato per furto di acqua, poiché avevano creato un by pass al contatore che ne ha consentito l’erogazione senza la registrazione dei consumi. Altri 2 soggetti sono stati arrestati per il furto di gas, in quanto, a seguito della rimozione del contatore da parte della società erogatrice, hanno effettuato un collegamento diretto alla rete di fornitura con un danno quantificato di 1.400 mc, per un corrispettivo economico di 1.300€. Nel corso dell’attività è stato deferito per falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico un uomo, poiché nel corso degli accertamenti è emerso che egli, ha ottenuto l’assegnazione di un alloggio di edilizia popolare da parte dell’amministrazione comunale di San Michele Salentino, dichiarando falsamente di percepire un reddito basso e che avrebbe occupato l’immobile assegnato unitamente alla moglie e alla figlia. I Carabinieri, a conclusione delle operazioni di sgombero, hanno condotto il denunciato in altra abitazione di proprietà dello stesso, provvedendo a sottoporre a sequestro preventivo l’alloggio popolare occupato abusivamente, in ottemperanza al decreto emesso dal Tribunale di Brindisi, su richiesta della Procura della Repubblica. L’immobile liberato, che si presenta in buone condizioni d’uso, è stato affidato in custodia giudiziale al Sindaco del Comune di San Michele Salentino, per la successiva assegnazione a famiglia realmente bisognosa. Esperite tutte le procedure investigative e giudiziarie, tutti e 66 i denunciati subiranno il sequestro preventivo dell’appartamento, nonché lo sfratto esecutivo.
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