Mesagne. Tra schiamazzi e rumori ecco il mal di Movida in villa In evidenza
Se fosse un film avrebbe il titolo di “Notturno mesagnese nella città della Cultura”, invece è, ancora una volta, lo sfogo di coloro che risiedono nei pressi della villa comunale che ogni giorno, o sarebbe meglio dire notte, devono combattere contro l’inciviltà non solo degli avventori bensì contro coloro che calpestano il loro sacrosanto diritto al riposo con schiamazzi e rumori vari. Interprete di questi disagi si è fatto il signor Silvano che ha inviato a tutti i consiglieri comunali di Mesagne una nota con la sequenza oraria dei loro disagi che iniziano alle ore 19 e terminano alle ore 4 del mattino seguente. Infatti, sono le attività enogastronomiche presenti in zona che, nel pomeriggio, iniziano a mettere della musica, “ritmica e ripetitiva”, ad alto volume. “Dalle 22 alla mezzanotte – scrive Silvano - si sente un continuo striscio di tavoli e sedie. Sono gli avventori che si accomodano per trascorrere la serata e trascinano sedie e tavolini. Il tutto, naturalmente, inframmezzato dalle urla dei bimbi o dall’abbaiare dei cani che sono a seguito delle comitive o delle famiglie. Infatti, sia i bimbi sia i cani difficilmente riescono a stare fermi in un posto per tanto tempo. Loro hanno bisogno di altri spazi in cui giocare”.
E allora che fare? I bimbi urlano che vogliono andare via e i cani abbaiano. Dalle ore 2 in poi la villa è il luogo prescelto dalle comitive di giovani per divertirsi, in qualsiasi modo. Seduti ai tavolini dei bar oppure alle panchine in villa trascorrono ore tra telefonate, sempre ad alto volume tanto da essere coinvolti nelle loro storie, e urla di gioia o pianti per i litigi che intercorrono con altri coetanei. “Alle 4, circa, del mattino i commercianti chiudono le attività e preparano la spazzatura nei bidoni svuotando le bottiglie di vetro e le lattine con altro assordante rumore”, ricorda l’interlocutore. Intorno alle ore 5 i residenti potrebbero iniziare a dormire se non fosse che per gli agricoltori è già ora di preparare gli attrezzi per andare a lavorare in campagna. Per tutti gli altri c’è qualche ora di tregua, forse. A questo punto Silvano si chiede: “Siamo di fronte a un esempio “culturale” di inciviltà e del non rispetto del prossimo. Un esempio “culturale” di assenza degli amministratori nella gestione dei regolamenti per l’ordine pubblico di loro competenza. La constatazione che ho fatto è che “Finché la barca va lasciala andare””.
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