Il presidio scolastico di Libera di Legnano (Mi) intitolato a Marcella Di Levrano
Venerdì scorso è stata una giornata speciale presso l’Istituto “Barbara Melzi” di Legnano, in provincia di Milano. In questa occasione è stato inaugurato il presidio scolastico di Libera, intitolato a Marcella Di Levrano, una giovane donna mesagnese vittima della mafia. La sua storia, raccontata con toccante intensità dalla madre Marisa Fiorani, ha profondamente colpito gli studenti e le studentesse delle scuole secondarie di secondo grado. Da quell’incontro è scaturito un percorso di riflessione e impegno, che ha trovato compimento proprio nei giorni scorsi con questa cerimonia significativa. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti, accanto ai ragazzi e alle ragazze del nuovo presidio, diverse figure istituzionali e rappresentanti di Libera. Tra loro il sindaco di Legnano, Lorenzo Radice, la presidente nazionale di Libera contro le Mafie, Francesca Rispoli, la senatrice Vincenza Rando e il referente di Libera Milano, Pietro Basile. Immancabile la presenza di Marisa Fiorani, che da anni percorre l’Italia per raccontare la storia di sua figlia e sensibilizzare la società sull’importanza della lotta alle mafie. L’iniziativa ha visto la partecipazione attiva anche dei volontari di Libera, che hanno guidato e sostenuto gli studenti lungo il loro cammino di impegno civile. I giovani dell’Istituto “Melzi” hanno accolto con grande attenzione la testimonianza di Marisa Fiorani, trasformando il ricordo di Marcella Di Levrano in un simbolo di coraggio e determinazione. La storia di Marcella è tragicamente nota. Era il 5 aprile 1990, un giovedì mattina, quando un agricoltore che si trovava nel bosco “Lucci”, in agro di Brindisi ma vicino a Mesagne, notò due uomini intenti a calare un corpo inanimato in una buca scavata in precedenza. Colto di sorpresa, l’agricoltore si allontanò per cercare aiuto, mentre i due fuggirono. Poco dopo, sul posto arrivarono i carabinieri, tra cui anche un agente noto come “Trottolino”, membro di una squadra anti-Scu. Proprio a lui Marcella si era affidata, sperando di uscire dal contesto criminale in cui si era ritrovata intrappolata. Purtroppo, gli strumenti e i mezzi a disposizione degli investigatori dell’epoca non furono sufficienti a proteggerla. Né gli esecutori materiali né i mandanti del brutale omicidio sono mai stati identificati con certezza, lasciando la vicenda avvolta in un alone di mistero e impunità. Ricordare Marcella Di Levrano significa non solo onorare la memoria di una vittima innocente della mafia, ma anche impegnarsi affinché storie come la sua non vengano dimenticate. Grazie a iniziative come questa, il coraggio e il sacrificio di Marcella diventano fonte di ispirazione per le nuove generazioni, spronandole a lottare contro ogni forma di ingiustizia e criminalità organizzata.
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