ex ideologo delle Brigate rosse, che oggi nel castello comunale presenterà la sua ultima fatica editoriale: “Il pane e la morte”, per i tipi di “Sensibili alle foglie”, di cui è il direttore editoriale. Il libro propone i risultati di un cantiere socio analitico tenuto a Brindisi nel 2013 sullo scambio salute-lavoro, al quale hanno partecipato una trentina di persone, tra persone e familiari di operai del Petrolchimico, medici epidemiologi, cittadini impegnati in comitati per la difesa dell’ambiente. Tuttavia, Curcio, a 73 anni, nel pensiero collettivo è uno dei personaggi che ha guidato la lotta armata allo stato che insanguinò l’Italia negli anni Settanta. Curcio ha pagato il suo debito con la giustizia. Oggi è un uomo libero e proprietario di una casa editrice fondata da lui stesso. E’ divenuto scrittore e diversi sono i saggi a carattere sociale pubblicati come, ad esempio, L’azienda totale, nel 2002; Il dominio flessibile, nel 2003; Il consumatore lavorato, nel 2005; La trappola etica, nel 2006; I dannati del lavoro, nel 2007; Respinti sulla strada, nel 2009; con N. Valentino e M. Prette, La socioanalisi narrativa, nel 2012; Mal di lavoro, nel 2013. Tuttavia, diversi mesagnesi sono rimasti contrariati dalla sua presenza. Alcuni si sono detti contrari mentre altri, anche nelle istituzioni, hanno preferito non commentare. In ogni modo, tutti sanno bene che Curcio ha espiato la sua pena e oggi è un uomo libero, anche se l’ombra di un periodo sanguinario che ha segnato l’Italia non è stato dimenticato. “Mi preme dire che oggi in Italia c’è libertà di opinione ed espressione al di la delle esperienze personali” – ha spiegato don Pietro De Punzio, cappellano dell’ospedale, già vicario foraneo e delegato per la pastorale giovanile oltre che giudice della Sacra rota. “Detto questo, però, posso dire che la presenza di Renato Curcio a Mesagne ci mette a disagio perché ci pone ancora degli interrogativi. Che modello educativo può offrire alla nostra città che da anni sta lavorando con caparbia sul fronte della legalità”. Infine don Pietro ha detto: “La Chiesa rispetta le opinioni ma riflette anche sulle proposte culturali che una persona, che ha vissuto esperienze di violenza, può dare”. Sulla stessa lunghezza d’onda di don Pietro è Angelo Carluccio, funzionario della Coldiretti e volontario dell’Azione cattolica italiana presso la parrocchia della santissima Annunziata. “Mesagne ha bisogno di altri esempi – ha precisato Carluccio - Curcio è un uomo libero ma non è un esempio da seguire. La sua storia la conosciamo tutti. C’è la libertà di invitare chiunque però io non l’avrei fatto”. “In Italia c’è libertà di espressione e opinione – ha spiegato il sindaco Franco Scoditti -. L’organizzazione dell’evento è fatta da un’associazione privata che ha pagato l’utilizzo della sala”. Dello stesso parere l’assessore alla Cultura, Gianfrancesco Castrignanò.
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