per sostenere il candidato sindaco Pompeo Molfetta. Al suo fianco l’onorevole Toni Matarrelli. Intorno a loro tutti i candidati consiglieri di una molteplicità di liste nate a suo sostegno. Da Mesagne futura e Mesagne domani, a Mesagne al centro, Sel, Lista Vizzino, Amici di Pompeo, lista Matarrelli, Italia dei Valori. Fuori dall’auditorium altrettanta gente che non aveva trovato posto all’interno. Una coalizione di centrosinistra che sulla carta ha un numero di voti sufficienti a vincere ed evitare il ballottaggio. Le urne, però si sa, sono un’altra cosa e ciò che oggi può essere un risultato scontato domani potrebbe svelare delle sorprese. La coalizione è forte ma altrettanto disarmonica, con colture e storie politiche differenti, anche se intorno a Molfetta hanno trovato una sintesi elettorale che sembra essere piuttosto coesa. La scesa in campo di Molfetta ha sorpreso un po’ la città, coloro che non sono addetti ai lavori poiché hanno sempre visto la sua figura con un interrogativo. In pratica vuole cambiare la città pur essendo stato per 20 anni un protagonista attivo, anche se critico, di quella stessa politica. “In effetti, ci avevo pensato seriamente, circa un anno e mezzo fa quando mi resi conto di aver fallito anche l’ultima mission che mi ero imposto: ricucire i rapporti politici a sinistra”, ha confidato Molfetta. “Quando mi resi conto che il pelo sullo stomaco era più forte della ragione politica e che il rancore aveva finanche logorato i rapporti umani oltre che politici, decisi che non c’era più niente da fare, tutto era compiuto”. Nel frattempo per Molfetta qualcosa è cambiato, la sua vita si è tinta di nero. “Ho conosciuto tanti ragazzi che mi hanno aperto il cuore – ha detto – con loro ho fatto esperienze straordinarie che mi hanno aiutato nei momenti difficili. Intenerisce il loro smarrimento di fronte a un futuro incerto e minaccioso. Con loro ho un debito di riconoscenza che vorrei onorare facendo qualcosa che possa accendere una lampadina sul loro futuro”. Ma non è solo questo ciò che ha convinto Molfetta a candidarsi per sindaco. L’ha detto chiaramente ieri in un auditorium frizzante. “L’unico modo di uscire dalla palude in cui siamo caduti – ha messo in evidenza – è quella di trasformare la rabbia, l’indignazione, il malanimo, la frustrazione in una voglia di riscatto. E’ già successo in passato quando i mesagnesi seppero riscattarsi dal gioco criminale della Sacra corona unita”. Ed ha aggiunto: “Davanti a questi fatti mi sono reso disponibile a rivoltare la mia vita, a fargli fare un altro capitombolo, mettendo tutto in discussione, e ho aderito a candidarmi a sindaco così da solo alla crudele”. Così ha dribblato la prerogativa che spetta ai partiti e si autocandidato sindaco. “A Mesagne – ha concluso - i partiti hanno perso la loro funzione poiché sono considerati dei comitati d’affari, sub uffici di collocamento, poltronifici. Devono tornare a cogliere e interpretare i bisogni della gente, a elaborare progetti per il miglioramento della qualità della vita e dell’ambiente”.
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