grazie ad alcune pedane attrezzate. Si tratta dei ”pelosi” ospitati presso il canile di Mesagne che grazie al lavoro di quattro ambientalisti mesagnesi, Rita D'Aloisio, Irene Orofino, Mirko Marchionna e Alessandra Anglano, hanno visto, notevolmente, migliorati i loro standard di vita. In un tale contesto, ancor di più, acquista valore morale ed etico l'iniziativa di questi ragazzi che, con i loro sforzi personali e grazie al loro incessante e riconosciuto impegno giornalmente profuso in difesa degli amici a quattro zampe, riconosciuto anche dalle pubbliche amministrazioni, sono riusciti a coinvolgere oltre all'opinione pubblica mesagnese anche quella nazionale in questa loro iniziativa. Inoltre, assieme alle pedane hanno anche fornito una serie di trappole professionali antizanzare e trappole moschicide in grado di coprire l'intera area del canile. Lo scopo è di ridurre la trasmissione di malattie infettive attraverso il contestuale controllo della popolazione d’insetti che trasmettono malattie virali come la leishmaniosi. Più che animalisti e volontari questi ragazzi sono degli “Angeli”, per i pelosi. Attualmente nel canile sono presenti numerose pedane autoriscaldanti e tecnologicamente molto avanzate in grado di garantire i più alti standard di benessere in funzione del loro uso specifico. Tuttavia, “Ancora tanti sforzi dovranno essere compiuti in tal senso, senza mai dimenticare il fine ultimo dell’attività' di volontariato che è quello di trovare adozione a ognuno di loro”, hanno speigato i volontari. Solo nel 2012 il canile di Mesagne contava una popolazione canina di circa 450 cani mentre a oggi il numero è sceso a circa 200. L’obiettivo è di abbattere notevolmente questo numero e rendere la struttura un “resort” per i pelosi. Eppure lo scorso anno sui cani si erano concentrati alcuni “strani” interessi, piuttosto oscuri, tanto che il consigliere comunale con delega al canile aveva preparato un dossier da presentare in Procura affinché facesse luce sulla vicenda. La gara per l’assegnazione della nuova gestione, infatti, fu bloccata poiché parte della documentazione richiesta alla ditta vincitrice non era mai arrivata. I randagi sembrava fossero divenuti sempre più spesso lo scenario perfetto di affari che nulla avevano a che fare con il benessere animale. “Affari da cui non sono esenti proprio le stesse pseudo associazioni animaliste che si contendono la visibilità, spesso sul web a colpi di foto che ritraggono la sofferenza dei tanti randagi alla ricerca spasmodica di poco credibili raccolte fondi”, ha concluso con amarezza un’animalista mesagnese.
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