con rito abbreviato, a carico di Girolamo Gullace, 25 anni di Gioia Tauro, che dovrà rispondere di incendio doloso e di morte in conseguenza di altro delitto. A perire nell’incendio era stato l’amico e collega Dominique Scarfone, alias “Mimmo il calabrese”, all’epoca dei fatti di 44 anni, di Rosarno in provincia di Reggio Calabria. La morte era avvenuta nella villetta che i due avevano preso in affitto in una zona residenziale di Mesagne alla quale avevano deciso di appiccare il fuoco, probabilmente, per ripicca verso il proprietario che li voleva sfrattare. Nell’udienza di martedì scorso i legali di Gullace hanno avanzato un’istanza per chiedere una perizia psichiatrica del loro assistito che hanno dichiarato essere estraneo agli eventi verificatesi in contrada “Tagliata” il 24 giugno 2015. Richiesta che il giudice non ha accolto. Al contrario è stata accolta la richiesta di costituzione di parte civile dei coniugi Tanzarella, proprietari dello stabile cui era stato appiccato il fuoco. La richiesta risarcitoria avanzata dai coniugi mesagnesi, tramite il loro legale l’avvocato Davide De Giuseppe, è di 150 mila euro. Parti offese nel processo sono, naturalmente, anche i parenti di Scarfone, i genitori, la moglie, i fratelli, che, al momento, non si sono costituiti parte civile contro l’unico imputato, rimasto vivo. La vicenda si era verificata alle ore 4,30 del 24 giugno lungo la via Vecchia Francavilla, nel tratto di contrada “Tagliata”, dove c’è una villetta residenziale abitata all’epoca dei fatti da Gullace e Scarfone, due tecnici di una società calabrese, che si occupa della manutenzione di slot-machine, in trasferta a Mesagne. Secondo gli inquirenti Gullace avrebbe cosparso, insieme alla vittima, di liquido infiammabile l’abitazione nella quale si era scatenato poi l’incendio che aveva portato alla morte di Dominique Scarfone. L’uomo, quando si era reso conto che tutte le vie di fuga gli erano inibite dal fuoco, aveva cercato, inutilmente, riparo nella vasca da bagno nella speranza che le fiamme non lo raggiungessero. Gullace era rimasto illeso. A conferma che l’incendio era doloso ci fu il ritrovamento, nei pressi dell’abitazione, da parte dei vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi, di una tanica contenente residuo di liquido infiammabile. Il movente ufficiale, accertato dagli inquirenti e investigatori, era stato l'atto di ripicca verso il proprietario che li voleva sfrattare. L’autopsia eseguita il 30 giugno scorso dal medico legale, Antonio Carusi, aveva riscontrato ustioni di terzo e quarto grado sul 70 per cento del corpo dello Scarfone. La vittima, già nota alle forze dell’ordine, era uno dei 135 indagati dell’operazione “Clean Game” della Guardia di Finanza di Lecce per un giro di racket e usura sui video-poker sulle direttrici Puglia-Emilia Romagna.
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