di diversa esperienza culturale e politica ma accomunati dalla profonda preoccupazione per il declino della democrazia nel nostro Paese e per la dolorosa crisi economica, promuovono un’Assemblea aperta per discuterne insieme. Una occasione per poter parlare della situazione politica in Italia e in Europa affidando ai contributi di coloro che vorranno intervenire gli ulteriori destini di questa autoconvocazione.
DAL PARTITO DELLA NAZIONE
AL PARTITO DELLA COSTITUZIONE
Proposta di Assemblea aperta di discussione e confronto
Venerdì 29 gennaio 2016 ore 17
presso la Sala “M. Guadalupi” Palazzo di Città - Brindisi
E’ in corso nel Paese una riflessione e un confronto tra articolazioni politico-sociali, singoli cittadini e rappresentanti delle Istituzioni sulle ragioni e la prospettive di un nuovo soggetto politico collocato a sinistra, in un momento in cui, in seguito alla scelte e alle decisioni del Governo Renzi, la sinistra politica non è più identificabile e può di fatto considerarsi inesistente.
Pensiamo di offrire un contributo al dibattito in corso ponendo due questioni di contenuto su cui eventualmente incontrarsi e discutere tra amici e persone a ciò interessate.
Prima questione: Dove va la democrazia nel nostro Paese
La legge di riforma costituzionale approvata in prima lettura al Senato unitamente alla nuova legge elettorale “Italicum” hanno stravolto l’idea e il progetto di Paese democratico disegnato dalla Costituzione Repubblicana del ’48. Se la legge elettorale non verrà cambiata e la “riforma” costituzionale verrà definitivamente approvata l’Italia avrà un’altra Costituzione e vivrà un’altra democrazia, fondata sulla concentrazione del potere e non sulla sua diffusione e il suo controllo, sul primato dell’Amministrazione e non della partecipazione, sulla rappresentanza residuale e sulla esclusione di larghe fasce di cittadini dalle Istituzioni rappresentative e non sulla corrispondenza tra Paese reale e Paese legale.
Nella nuova Costituzione così concepita la sovranità, di fatto, non potrà appartenere al popolo, ma al leader del partito che vince le elezioni, e indipendentemente dal numero dei cittadini “sovrani” che lo eleggono.
Come reagire a tale vicenda? Che contributo offrire per aiutare a superare gli atteggiamenti di disinteresse e di avversione nei confronti della politica?
Seconda questione: Quali orientamenti di politica economica individuare e quali programmi conseguenti definire
E’ fuor di dubbio che la Costituzione presenti un progetto complessivo dei rapporti sociali ed economici che è compito delle forze politiche tradurre in scelte e dei Governi parlamentari esplicitare in indirizzi e atti.
Si tratta di un progetto che affida alla Repubblica il compito di rendere effettivo l’esercizio dei diritti individuali e sociali consentendo in tal modo ai lavoratori di realizzare se stessi e contribuire allo sviluppo economico, civile e culturale del Paese.
Siamo situati invece dentro un sistema irreversibilmente in crisi dal momento che sempre di più incontra i limiti costituiti da una triplice insostenibilità: quella ecologica dovuta al progressivo esaurirsi delle risorse e alla crescente intollerabilità delle emissioni nocive, quella sociale provocata dalla dilatazione delle aree di povertà con la conseguente contrazione dei consumi e quella finanziaria causata dalla pretesa di accumulare nel presente risorse apparenti accendendo verso il futuro debiti non solvibili.
E’ necessario ripensare uno sviluppo che dovrebbe invece tenere conto delle compatibilità ambientali e dell’esigenza di valorizzare il nostro devastato paesaggio (con i necessari interventi idrogeologici, il consolidamento delle coste, la ristrutturazione dei centri storici abbandonati e il risanamento delle periferie degradate) e il nostro inestimabile patrimonio storico e artistico. Due preziose realtà tutelate entrambe dall’art. 9 della Costituzione che fa inoltre carico alle istituzioni di promuovere lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica.
Le scelte neo-liberiste di politica economica e sociale del Governo Renzi, tra cui quelle fondamentali esplicitate negli otto decreti legislativi che hanno composto il quadro del Jobs Act, ispirate e suggerite dalle ragioni e dalle centrali del capitalismo finanziario, hanno, tra l’altro, codificato i caratteri dominanti del nuovo rapporto lavorativo di fatto. Essi tendono alla stabilizzazione della precarietà ordinaria e alla richiesta di disponibilità senza limiti nei confronti di chi vive di lavoro e nei confronti del potere e delle esigenze incontrollate del denaro e di chi lo possiede, da cui dipende l’accesso a qualche reddito e quindi la possibilità della sopravvivenza. Si tratta di un drammatico ritorno, già presente dentro storie personali vissute quasi sempre nella solitudine, al lavoro servile, attraverso il quale il lavoratore mette a disposizione la sua esistenza e non solo la sua prestazione d’opera: esistenza e vita che devono farsi capitale nelle mani di chi chiede questa disponibilità totale.
Questo capitalismo, finanziario e neo-liberista, riduce progressivamente la libertà dei lavoratori e dei cittadini, la qualità dei rapporti sociali, gli spazi della democrazia partecipativa.
Occorre porsi nella prospettiva del suo superamento per ridare significato e valore alla libertà di ogni cittadino, e ad un assetto democratico della vita politica, sociale ed economica.
Quali indicazioni politico-programmatiche offrire e quali iniziative intraprendere per riappropriarsi della prospettiva di una economia che, andando oltre gli assetti strutturali del neo-capitalismo finanziario, promuova uno sviluppo fondato su una “libera iniziativa economica” che non si svolga “in contrasto con l’utilità sociale”, e l’intera “ attività economica” possa “essere indirizzata e coordinata a fini sociali”? quali “limiti” indicare nel riconoscimento della proprietà privata per “assicurarne la funzione sociale” e sia “accessibile a tutti”? Quali programmi privilegiare tali da garantire l’esercizio di diritti-doveri sociali come quello al lavoro, all’istruzione, alla salute?
Brindisi, gennaio 2016
Gaetano Bucci - Giovanni Calcagno – Lorenzo Caiolo - Giancarlo Canuto – Galileo Casone - Mario Crisumma - Maria Grazia Di Giulio - Michele Di Schiena – Antonio Greco – Cosimo Guido - Salvatore Lezzi – Remo Palma – Stefano Palmisano – Cosimo Pennetta - Gigi Perrone - Paola Pizzi - Maurizio Portaluri – Riccardo Rossi - Fortunato Sconosciuto – Giovanni Seclì - Antonella Zellino