non ci sta ad assumersi le responsabilità sui presunti danni strutturali che la collocazione dell'impianto di refrigerazione, solar cooling, costato 366 mila euro, potrebbe aver provocato al lastrico solare del palazzo municipale. Così, ha preso foglio e penna ed ha ricostruito, in una pubblica nota, l'iter tecnico-amministrativo che ha portato a collocare l'impianto. Addossando le responsabilità tecniche a chi aveva il dovere professionale di controllare sia l'impianto sia il funzionamento dello stesso. Inoltre, l'iperassessore ha bacchettato coloro che avrebbero boicottato le iniziative dell'amministratrice. Infine, l'assessore ha chiesto all'ufficio Legale del Comune di valutare l'intera vicenda e far emergere eventuali responsabilità tecnico-amministrative a tutela dell'ente e del finanziamento pubblico. La costruzione del solar cooling fu divisa in tre lotti funzionali ed in particolare la parte di impianto solar cooling riferita alla centralina, pannelli e tubazioni, la parte di pompe e la parte terminale, ovvero i corpi raffrescanti e radianti interni all’edificio. I tre lotti vedevano tre progettisti e tre ditte esecutrici. Il tutto realizzato in step differenti fu consegnato e collaudato separatamente, ciascuno per il proprio pezzo e consegnato alla precedente Amministrazione ai primi mesi di dicembre 2014. "L’impianto, a detta del Rup (il responsabile unico del procedimento) pare sia all’avanguardia e così tecnologicamente avanzato che operare e gestirlo è impossibile - ha spiegato l'assessore Librato - pare abbia visto solo qualche momento di funzionamento da allora ad oggi, questo è da verificare". L'Amministrazione Molfetta, insediatasi nel giugno 2015, ha chiesto da subito conto circa il mancato funzionamento e, soprattutto, ha chiesto le verifiche circa la stabilità del solaio della sala consiliare su cui sono stesi i pannelli che ha presentato distacchi importanti di parti costitutive del solaio stesso nel mese di settembre 2015. La triste occasione ha consentito di mettere in atto una serie di richieste da parte del sindaco e dell'assessorato ai Lavori Pubblici, che hanno immediatamente sollecitato gli uffici ad accertare se, precedentemente all'apposizione di impianto di «solar cooling» sui tetti, era stata verificata la resistenza del solaio da un punto di vista statico. "A dicembre non sopportando più quella struttura invadente e sgraziata su un edificio seicentesco ho inviato mail, assegnando tempi per rispondere, ai funzionari interessati" ha precisato l'assessore Librato. Le risposte, arrivate solo ad aprile, quindi ben 4 mesi dopo, sono state "contrastanti e inconciliabili tra loro, perché secondo l'ufficio Lavori pubblici l'impianto danneggerebbe la sala e presenterebbe molte raccorderie rimaneggiate, invece secondo il Rup e collaudatore mancherebbero soltanto alcuni pezzi e vi sarebbero inefficienze gestionali a carico della ditta gestore", ha spiegato la Librato secondo cui "la ditta, dal canto suo, sostiene che l'impianto è complesso e non funziona". Insomma un grattacapo in cui l'assessore ha rilanciato insistentemente la domanda: «Ok, ma funziona o no? Crea danni o no?». A questa domanda nessuno ha ancora risposto.
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