in un immobile confiscato alle cosche mafiose. Ѐ stato firmato nei giorni scorsi il protocollo d’intesa tra l’Ambito territoriale 4, di cui Mesagne è comune capofila, l’Associazione di volontariato «Io Donna» e la cooperativa sociale «Solidarietà e Rinnovamento» di Brindisi. Il protocollo risponde all’avviso pubblico del dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il potenziamento di questa tipologia di servizi sui territori. La proposta progettuale punta a potenziare le attività del Centro Antiviolenza “Io Donna” di Brindisi – realtà esistente dal 1991 e associata all’associazione nazionale D.i.Re (Donne in rete contro la violenza) – estendendo la sua azione all’Ambito territoriale 4. Questo permetterà di offrire un servizio di consulenza qualificata con la supervisione ai servizi sociali di ciascun Comune dell’Ambito con la presenza diretta dell’operatrice d’ascolto per l’accoglienza delle donne e costruzione assieme a loro un percorso di uscita dal contesto di violenza e di superamento dello stato di disagio. Altra importante peculiarità che connota ulteriormente la valenza sociale del progetto è la scelta del Comune di Mesagne di destinare a sede del futuro Centro un immobile confiscato alla criminalità organizzata. «Qualora il progetto presentato fosse ammesso al finanziamento – ha affermato l’assessore ai Servizi Sociali, Manuel Marchionna - Mesagne e tutti i comuni dell’Ambito si arricchirebbero di un’opportunità importante considerato che i Piani di Zona adottati dal 2007 a oggi hanno sempre previsto interventi finalizzati alla prevenzione dei casi di abuso e maltrattamento contro donne, bambini e soggetti deboli in generale ma a causa della carenza di fondi non è stato possibile avviare l’importante servizio territoriale. Ora speriamo che sia finalmente tramutabile in realtà». Nel gennaio 2014 l’allora commissione per le Pari opportunità di Mesagne aveva messo in atto uno “Sportello rosa” contro la violenza. La violenza domestica contro le donne, infatti, è ancora oggi un aspetto sottostimato per vari e complessi fattori d'ordine psicologico e culturale dove la vergogna o la sudditanza psicologica di chi subisce la violenza rendono particolarmente difficile l’emergere del fenomeno stesso. “La commissione, già da qualche tempo, aveva intrapreso percorsi di sensibilizzazione, soprattutto nelle scuole perché ritenevamo essenziale – ha spiegato l’avvocatessa Giuliana Grasso - che si attivassero sul territorio, servizi e strutture di qualità per le donne in difficoltà, come la realizzazione di uno sportello rosa, animato da volontari, in rete con i servizi pubblici quali l’assistenza sociale, i carabinieri, la polizia, le scuole e i tribunali”.
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