Lunedì in prefettura la rete anticosche In evidenza

Maggio 08, 2016 3527

brindisi mini crociera portoGiornata della legalità quella che si svolgerà domani a Brindisi

con la sottoscrizione del protocollo d'intesa tra la Prefettura di Brindisi e i Comuni di Brindisi, Mesagne, Oria, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, San Vito dei Normanni e l’Associazione Libera. Per la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. L’appuntamento è alle 10,30 in prefettura dove si darà vita alla creazione di una rete di partenariato intercomunale per il coordinamento delle attività di riutilizzo sociale e produttivo dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Insomma s’inizia a fare sistema contro le cosche. Saranno presenti, oltre ai vertici territoriali delle forze dell'ordine, il Commissario straordinario del Comune di Brindisi, i sindaci dei Comuni di Mesagne, Oria, San Pancrazio Salentino, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, San Vito dei Normanni e l'associazione Libera. L’intesa, attraverso una rete di partenariato istituzionale con il coordinamento e il supporto della prefettura, intende realizzare azioni positive e condivise, finalizzate alla gestione e riutilizzo per finalità sociali dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta di un importante contributo al perseguimento dell'interesse generale alla diffusione della cultura della legalità e al rafforzamento delle buone pratiche di antimafia sociale, nel solco dei principi ispiratori della legislazione sul riutilizzo dei beni confiscati per finalità istituzionali e sociali. Il processo di confisca dei beni coinvolge tutti gli attori protagonisti della repressione e prevenzione dei fenomeni criminali e mafiosi. Vi è, infatti, una dimensione investigativa e giudiziaria, di competenza della magistratura e delle forze di polizia, con la repressione nei confronti dell'economia criminale; una dimensione politica, nel momento in cui si restituisce ai cittadini la fiducia nelle istituzioni e nella vita democratica del Paese; una dimensione economica con la restituzione diretta al territorio di risorse sottratte con la violenza, fornendo un'opportunità di crescita e sviluppo tangibile; una dimensione sociale e culturale, dimostrando che le mafie non sono invincibili e ciascuno può fare la propria parte. Il riutilizzo per fini sociali o istituzionali dei beni confiscati deve, quindi, essere considerato in un'ottica di sviluppo comunitario in termini di occupazione, inclusione sociale, miglioramento della qualità della vita e della democrazia partecipativa. La promozione, la diffusione e l’attuazione di progetti per la valorizzazione dei beni confiscati contribuiscono, infatti, al rafforzamento delle politiche attive di coesione sociale, del lavoro e di sviluppo di reti relazionali, attraverso il metodo del confronto e del partenariato. Al 29 febbraio scorso i beni confiscati in Italia ai mafiosi erano 23.576. Di questi 10.080 erano stati già destinati a scopi sociali, 13.118 erano ancora in gestione al ministero della Giustizia mentre 378 erano usciti dalla gestione. Di tutti i beni confiscati il 9,46 per cento si trova in Puglia dove, su un totale di 2.231, ne sono stati assegnati 1.108 mentre 1.084 sono ancora in gestione al ministero della Giustizia e 39 sono usciti dalla gestione. Il picco dei beni confiscati si è registrato in Sicilia con il 43,51 per cento del totale complessivo dei beni confiscati in Italia.