Mesagne. Il busto del generale Messe parte per Roma. Ma è legale? In evidenza

Giugno 23, 2022 1186

Dopo tanto clamore, discussioni, e veti chiaramente politici a Mesagne in questi giorni si scriverà una pagina di storia molto importante: la collocazione del busto bronzeo del generale Giovanni Messe, l’ultimo Maresciallo d’Italia. Una diatriba che va avanti da circa cinquant’anni tra veti e contro veti che non hanno permesso la posa del manufatto. Il generale Messe, infatti, è ancora ricordato in città come un ufficiale dell’esercito italiano a servizio dei governi monarchico e fascista. All’inizio della consiliatura del sindaco Toni Matarrelli, il presidente del Consiglio comunale Omar Ture, su proposta di alcuni cittadini, aveva pensato di collocare il busto in piazza dei Commestibili. Ma anche questa scelta fu contrastata da ragioni politiche frutto di documentazione rinvenuta negli archivi inglesi. Un curriculum non proprio limpido, acclarato anche da abbondante documentazione di prima mano, che la “sua” città non gli ha perdonato. Così, la statua bronzea nei prossimi giorni verrà sistemata a Roma presso il monumento ai Caduti di tutte le guerre, presente nel cimitero comunale.

La decisione è stata comunicata all’Amministrazione comunale di Mesagne, dal nipote Giuseppe Messe attuale custode del busto. Per la verità ci sarebbe da discutere anche su questo poiché, sembra, che la famiglia ha custodito il busto per lunghi anni, ma non avrebbe un documento ufficiale che ne certifichi il possesso. E siccome il busto fu realizzato con soldi dei cittadini il manufatto apparterrebbe ancora a loro e ai loro eredi. Perciò la donazione che è stata fatta dalla famiglia alla direzione generale per il personale militare di Roma potrebbe non avere un fondamento giuridico. Insomma, non hanno titolo a cedere il busto bronzeo non essendone né i proprietari né i custodi legali. In questi anni tanto si è scritto e parlato del generale Messe. Non ultimi due scrittori di caratura nazionale, Mario Cereghino e Giovanni Fasanella. “Del suo passato fascista – hanno scritto in una loro opera dedicata a Messe - a noi importa relativamente, come pure delle sue idee monarchiche.

Ciò che invece molti italiani ignorano è che nell’immediato dopoguerra Messe fu uno dei protagonisti – certo non l’unico – della costruzione sotto l’egida dei servizi segreti britannici e del capitano statunitense (anglofilo) James Jesus Angleton (Oss, poi Cia) di un apparato paramilitare clandestino (nulla a che fare con Gladio, che nacque dopo e che, a nostro avviso, aveva anche una sua legittimità) formato da monarchici, ex fascisti, repubblichini, squadroni della morte mafiosi, massoni; e che allungava i suoi tentacoli anche verso formazioni “rivoluzionarie” di estrema sinistra ostili alla dirigenza moderata del Pci di Togliatti”. I due scrittori hanno, quindi, aggiunto: “Un “Doppio Stato” occulto e aggressivo che non aveva come obiettivo la difesa della libertà del nostro Paese da una fantomatica minaccia dell’Armata Rossa. Pericolo inesistente per gli stessi britannici e americani, ma enfatizzato ad arte proprio da quel milieu di cui Messe faceva parte. Ingigantito attraverso operazioni di guerra psicologica per creare consenso intorno ai progetti eversivi contro lo Stato legittimo, rappresentato dai governi di unità nazionale antifascista”.

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