Giovanni Licciulli un mesagnese d’altri tempi
Salutiamo oggi Giovanni Licciulli, mio papà, (13/11/1930 - 17/07/2022). Lo salutiamo con una semplice cerimonia sul sagrato della chiesa del cimitero di Mesagne la sua città. La breve cerimonia è stata officiata da Don Angelo Galeone suo amico di gioventù, papà lo ricorda come un simpatico arguto compagno di viaggio oltre che seminarista.
Nino ha percorso quasi un secolo di vita e di storia.
Giovanni era un uomo semplice e arguto ed ha disseminato in quasi un secolo di vita e storia tanti "semi" di bontà. Pedagogo, allenatore dilettante di calcio, socialista militante, marito padre e nonno premuroso e affettuoso. Il suo sorriso era un dono offerto a chi gli era affianco nei momenti felici e nei momenti di dolore. Un mesagnese come tanti, un mesagnese esemplare.
Fu un giovane e ligio Balilla indottrinato dal regime Fascista e costretto a studiare sui libri dove si insegnava la superiorità della razza italiana su quella ebraica e africana.
Dopo aver appreso la menzogna e la malafede che possono essere oggetto di indottrinamento probabilmente ha capito che la cultura e l’amore per il sapere non si impongono ma si propongono e suggeriscono per favorire un autonomo percorso di crescita.
Durante la guerra è scappato dai bombardamenti in città rifugiandosi nelle campagne e nelle masserie. Diplomato maestro elementare nel primo dopoguerra, per il suo primo lavoro un incarico di insegnante supplente, lui scrive “insegnante giornaliero”. Venne assunto per chiamata diretta con un bidello che venne a bussare alla sua porta.
Giovane maestro elementare a San Pietro Vernotico (1951 primo stipendio 28.000) negli stessi anni in cui il cittadino sanpietrano Domenico Modugno cantava in dialetto una ninna nanna alla trasmissione radiofonica “trampolino di lancio”. Si fermava a pranzare nelle trattorie dove non disdegnava di degustare spezzatino di coniglio (ma lui sapeva che era di gatto). Finalmente nel 1953 da maestro giornaliero diventa un insegnante di ruolo.
Da insegnante elementare tra gli anni 50 e 60 viene ricordato dai suoi ex alunni come un maestro buono e motivatore. Giovanni Geusa emigrato negli stati uniti lo ricorda come un “grandissimo maestro”.
Da pedagogo appassionato lamenta la povertà di mezzi della scuola italiana dove un banco per uno va diviso in due, non ci sono laboratori, le classi sono numerose.
Gli anni 50 e 60 erano anche gli anni in cui iniziava il suo impegno nella politica e nel volontariato. Milita inizialmente nell’ala di sinistra della democrazia cristiana e nei suoi diari rappresenta le competizioni elettorali del 48 e degli anni 50 come la vittoria della “democrazia” non “democrazia cristiana” contro le altre forze politiche.
Nel 1956 viene eletto per la prima volta “delegato del gruppo giovanile della sezione di Mesagne”.
Era diventato, per passione della politica e del calcio allenatore della Libertas nella seconda metà degli anni 50. I soldi erano pochi e Giovanni si faceva cucire le maglie della squadra da sua madre Antonietta Oliva. L’amore per il calcio giocato prima, allenato poi e infine seguito in TV fu la grande passione della sua vita dopo la famiglia.
Ancora una volta viveva a modo suo questa passione. Non riusciva a essere tifoso di nessun club bensì seguiva con equanimità tutte le squadre. Riusciva a infervorarsi ed esaltarsi solo per la “nazionale” che rappresentava il segno e l’attaccamento patriottico.
Negli anni 60 da militante deluso della sinistra democristiana passa ai socialdemocratici ed infine nel 68 ai socialisti di Volpe, Petiti e Argentieri. Rimarrà socialista fino alla dissoluzione del partito.
Nel 1962 gli viene presentata Maria Concetta Riccio si fidanza. Ogni sera va trovare a casa dei suoi e sotto loro stretta sorveglianza all’orario concesso le 18:30. Nel 1963 Giovanni e Concetta si sposano ed inizia una storia di amore e dedizione che durerà 60 anni. Nel 1965 Antonio e nel 1966 Fabio.
Nella seconda metà degli anni 60 il direttore scolastico della Giosuè Carducci nota la sua serietà e dedizione al lavoro e lo promuove “segretario”. Il ruolo che conserverà nella stima di tutti fino alla pensione. E’ rammaricato di lasciare il suo ruolo di educatore e preoccupato dalle nuove responsabilità amministrative ma si consola pensando “che non deve spolmonarsi” nelle classi pollaio.
Nella libreria i suoi libri sono stati una fonte di sapere. Lui però preferiva avvicinarsi e insegnare con aneddoti e aforismi.
Ci additava la semplicità e la povertà in spirito con questo aneddoto su Dante che un giorno incontrò in piazza un signore a lui sconosciuto, che lo fermò domandandogli: “Qual è il cibo più buono del mondo?”. “L’uovo”, rispose il poeta. Un anno dopo, nella stessa piazza, i due s’incontrarono nuovamente, e lo sconosciuto domandò a bruciapelo: “Con che?”. “Col sale”, fu la pronta risposta di Dante, famoso per la sua memoria.
Nei suoi diario giovanili (1953) scrive
Nel 1994 va in pensione e gli viene riconosciuta la medaglia d’oro per il buon servizio reso nelle scuole elementari. Inizia la sua carriera di pensionato dedicato a insegnante di doposcuola per tutti i nipoti in maniera generosa e equanime. A tutti i nipotini trasmetteva questa passione e questa gioia della scoperta ed il valore che l’educazione e la cultura possono svolgere nella vita.
Nel 2007 e 2009 nascono le 2 nipoti Sara e Gianna ed è subito un amore folle. Non riesce a trascorrere con loro tanto tempo ma appena può le inizia ai giochi di logica: domino scacchi e dama. Vorrebbe tanto praticare con loro il ruolo di insegnante di doposcuola ma le bimbe vivono a Ceglie e solo episodicamente
A 22 anni (29/1/19 53)nei suoi diari giovanili scriveva: "Quando non ho una seria occupazione, quando sono sul treno per esempio o quando vado a letto sono capace di stare delle ore a sognare a occhi aperti. E’ la mia natura non ci posso fare niente. Ognuno ha spiccate tendenze per una data cosa. Io sono un sognatore un romantico che sogna continuamente ad occhi aperti tutto ciò che nella vita è irrealizzabile o che non sono capace di realizzare.
Certo questo mio modo di pensare mi rende poco pratico nella vita e direi un fallito ma sono felice quando sogno.
Dovrei pensare a core reali e come comportarmi nella vita invece di pensare a cose irrealizzabili ma purtroppo è una cosa difficile."
Sognatore felice sebbene inconcludente così si rappresentava da giovane. Questo modo di rappresentarsi, questa sua natura intima è stato il grande dono che da lui amici e congiunti hanno ricevuto.
Ciao papà riposa in pace.
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