riaccendere la speranza per chi non ha e cerca lavoro, essere prossimi verso chi ha bisogno di serenità, per il sindacato della Uil pensionati, è basilare. Il principio è nella certificazione del Bene comune come linguaggio del benessere, non di austerità e di spending review. Un risultato di cinque anni che ha distrutto il potere d’acquisto e le autonomie dei territori locali e provinciali. Nella città di Brindisi, forse per “jattura”, vi è stata una politica incerta tra dimissioni e commissariamenti. Questo è accaduto sia con il presidente della Provincia sia con i sindaci. Gli elettori per lo più pensionati, giovani e adulti disoccupati, si sono sfiduciati e non credono alla politica dei “Palazzi” che, spesse volte, cade nel vuoto del nulla, nell’infantilismo oppure nella paura di formare una coalizione di partiti o di movimenti. Il tutto incide anche nelle attività commerciali. La Uil pensionati di Brindisi crede in un ravvedimento della politica avviando un nuovo percorso partecipativo all’indomani della sentenza della Consulta sulla Riforma elettorale. La Uilp risponde che i nostri pensionati non hanno premura di andare al voto, anche perché vi è un tavolo permanente per affrontare alcune questioni aperte sulla previdenza, sulla richiesta di modifica degli ammortizzatori sociali, completamento dei contratti del pubblico impiego e il rilancio del nostro Mezzogiorno e dell’economia del Paese, il recupero dell’indicizzazione, separazione tra previdenza ed assistenza. L’intervento della Consulta ha trasformato l’Italicum in un sistema di voto “proporzionale” che prevede l’omogenietà tra Camera e Senato con la possibilità teorica del premio in seggi per il partito (o la lista) che riuscisse a superare la soglia del 40% dei voti. Voteremo, sicuramente dopo gli aggiustamenti necessari, con una legge proporzionale sia alla Camera sia al Senato in un sistema di voto che, in fondo, ci ha visti protagonisti in tutto il percorso della prima Repubblica. Guardando all’esperienza precedente, l’Italia repubblicana con la sua democrazia parlamentare aveva il merito di mantenere con il corpo sociale “un rapporto diretto e sostanziale” di prossimità, tipico del “porta a porta” e dei “comizi” in Piazza, dove tutti noi davamo il nostro contributo partecipando. Oggi invece si fa affidamento a una vasta trama che non è il contatto con il cittadino pensionato, adulto o giovane, ma di relazioni e contatti virtuali, non fatti d’incontri personali e pubblici con gli elettori. Il politico, oggi, parla dei bisogni, malumori ed esigenze reali dei pensionati, delle persone non autosufficienti e dei disoccupati, ma non vive i problemi con loro. Si comporta come un tecnico, professionista di tecniche rigide e di austerity, che condivide passivamente i problemi delle persone fragili ma non li vive insieme a loro. Il politico, invece, deve stare vicino all’elettore per procacciarsi i voti e superare “l’infantilismo” nel quale è caduto in questi ultimi vent’anni affidandosi alla rete, alla democrazia internettiana e televisiva allontanandosi da quella della partecipazione, della propaganda e del contatto umano. La Seconda Repubblica chiedeva una democrazia bipolare fatta da grandi forze politiche; nel frattempo sono scomparsi i partiti e l’entusiasmo di avvicinarsi alla politica. Siamo giunti al volere di una politica nuova per un’Italia migliore che avvicini i giovani e i pensionati, che vi sia una politica di ritorno e che renda i cittadini più responsabili e più liberi al contributo del Bene comune. Se la democrazia del proporzionale corretto alla Camera e del proporzionale puro porterà serenità, non si sa, ma quello che la Uil pensionati crede è che forse è meglio così, se il pensionato e il giovane possano parlare di politica. La speranza è che anche i politici siano per il dialogo tra le parti e di prossimità verso il cittadino che ha bisogno non di un vuoto assoluto ma di un welfare sociale, partecipativo e contributivo sereno e solidale. Il segretario territoriale responsabile Tindaro Giunta
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