concessi dalla Regione, l’ARO BR2 non è riuscita a portare a termine l’unico obiettivo per cui è nato e cioè fare il bando di gara per la gestione unica d’ambito per lo spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti solidi urbani. Questo obiettivo è diventato ormai non più derogabile perché c’è bisogno urgente di abbattere i costi di gestione, di ridurre una tassazione ormai a livelli insopportabili e di ottimizzare un servizio che in gran parte dei comuni d’ambito è molto al di sotto dei limiti imposti dal nuovo piano regionale dei rifiuti con criticità sparse che riguardano soprattutto la raccolta differenziata. E’ indispensabile andare rapidamente alla gestione unitaria dei servizi d’ambito anche per sollevare i comuni dal pantano delle “gare ponte”, dalle innumerevoli ordinanze in proroga “extra legis” su cui incombe l’anticorruzione, dai contenziosi amministrativi interminabili con i vari soggetti gestori. Non ci si può trascinare in questa situazione anche perchè dal 2018 scatta l’aumento al 20% dell’ecotassa per quei comuni (quasi tutti) che non raggiungono il 65% di differenziata e questo avrebbe un ulteriore incidenza negativa sulla TARI. Per queste ragioni il Comune di Mesagne, in questi anni, ha sempre avuto un atteggiamento collaborativo e propositivo, contribuendo non poco alla la stesura del primo capitolato, poi massacrato dai ricorsi amministrativi. Quando invece, più di recente, l’ufficio tecnico dell’ARO in capo al comune di Brindisi, ci ha proposto la bozza del secondo capitolato, abbiamo immediatamente rilevato e segnalato che questo non ci sembrava equilibrato e rispettoso delle istanze di tutti anzi ci sembrava palesemente sbilanciato in favore del comune capofila. Da questo capitolato infatti la città di Brindisi, che copre per il 60% l’intero costo di gestione del servizio, avrebbe avuto una riduzione significativa del costo economico del suo piano industriale mentre i comuni più piccoli, che hanno un incidenza modesta sul costo complessivo del servizio come avrebbero avuto un aumento dei propri costi. Abbiamo visto altresì che nel predisponendo capitolato si andava determinando una china pericolosa nella gestione del personale che ci avrebbe certamente esposto ad un contenzioso insostenibile con il sindacato poiché gli stipendi dei lavoratori erano tarati ai minimi tabellari e non venivano riconosciuti gli scatti di servizio maturati e in più si richiedeva ai dipendenti una flessibilità temporo-spaziale d’ambito difficile da far digerire. Abbiamo capito infine che il nostro comune, in cui ad oggi si realizza il miglior modello di raccolta porta a porta, in cui si registrano i migliori risultati di smaltimento frazionato e la migliore qualità del servizio non avrebbe potuto replicare pienamente il suo modello perché non avrebbe più disposto in autonomia del suo personale, dei suoi mezzi, delle sue piattaforme che entrerebbero nel calderone della gestione comune. In definitiva quando abbiamo inteso, dal nostro punto di vista, che l’obiettivo prevalente di questo capitolato era quello di risollevare le sorti del comune capofila, ove si concentrano la gran parte delle criticità dell’intero ambito, quando abbiamo capito che il comune di Mesagne agli stessi costi poteva averne un servizio peggiore, quando abbiamo colto che non veniva posta la giusta attenzione ai comuni più piccoli che pure stanno tentando i proprio di trovare forme aggregative e consorziate per ottimizzare costi e servizi, abbiamo alzato i toni e abbiamo chiaramente fatto intendere che noi una ipotesi del genere non l’avremmo mai sottoscritta anche a costo di far saltare il tavolo come di fatto è saltato. Ora la patata bollente passa direttamente nelle mani dell’avvocato Grandaliano commissario unico straordinario per i rifiuti recentemente confermato dal presidente della Regione Emiliano. A lui l’oneroso compito di tentare nelle prossime settimane di comporre una vertenza che ha i contorni della “mission impossibile”. Noi siamo a disposizione come sempre nella consapevolezza che la responsabilità giuridica, legislativa e di controllo del ciclo dei rifiuti sta tutto in capo alla Regione ma che i soldi li tirano fuori i cittadini e che i riverberi di una “mala gestio”, cui purtroppo la Regione Puglia ci ha abituato, ricadono prima di tutto sui territori, sui cittadini e sui sindaci che hanno il dovere di difendere strenuamente l’interesse delle proprie comunità.». Il Sindaco Pompeo Molfetta
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