maggioranza e opposizione, stanno litigando, solo per usare un eufemismo, sulla nomina a titolo gratuito, impropria o meno, dei quattro consulenti tecnici che il sindaco Toni Matarrelli ha fatto per il proprio staff. Il problema, però, è se queste figure sono da considerarsi consiglieri politici e consulenti tecnici, come peraltro è scritto nel disciplinare di nomina sottoscritto tra le parti il 26 giugno 2019. Il nucleo del problema è tutto qui. Per le minoranze, che hanno fatto ricorso anche al prefetto affinché faccia da arbitro nella situazione, si tratta di consiglieri politici a tutti gli effetti. E a supporto della loro tesi hanno sbandierato, in una conferenza stampa cui hanno partecipato i consiglieri comunali di Pd, M5S, Mesagne moderata e Movimento Liberi e progressisti, l’articolo 117, lettera p, della Costituzione in cui è scritto che “lo Stato ha legislazione esclusiva in materia di organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, province e città metropolitane”. Alla luce di tale articolo le minoranze politiche mesagnesi sono convinte che i quattro consulenti tecnici non possono svolgere il loro compito poiché il loro ruolo è “incostituzionale”. Al di là del merito della questione posta dalla minoranza sui consulenti, che probabilmente sfocerà in altre decisioni o pareri di altri organi sovraordinati, dalla conferenza stampa di mercoledì emergono due dati su cui riflettere. Il primo è che il precursore di tali nomine, per sua stessa ammissione, è stato l’ex sindaco Molfetta, quella del Direttore artistico e del consulente al randagismo, figure dunque introdotte proprio nella scorsa consiliatura attraverso una modifica, di cui oggi Molfetta parrebbe pentirsi, al regolamento sull’organizzazione degli uffici e i servizi, che poi il sindaco Matarrelli ha utilizzato per le nomine di Antonio Calabrese, Marco Calò, Maurizio Piro e Mimmo Stella. Tuttavia, su questo primo punto non si comprende, però, come mai oggi il Pd, per tali nomine fa le barricate mentre ieri, per le nomine dello stesso Piro e Carella, non fu sollevata alcuna questione, eppure si trattava sempre di incarichi politici. Su questo fatto c’è da evidenziare che l’ex sindaco Molfetta ha riconosciuto il suo errore commesso, però, “con gli allora maggiorenti Luigi Vizzino e Toni Matarrelli”. Come dire che solo un terzo di responsabilità è mio. Per il resto rivolgetevi a Vizzino e Matarrelli. L’altro dato che emerge dalla conferenza stampa, e pone alcuni dubbi sulle argomentazioni addotte dalla minoranza, è che, sempre durante la conferenza stampa, è stato citato un caso che afferiva alla figura di un consigliere politico, non prevista dal Testo unico enti locali, nominato da un sindaco, che, stando al suo decreto di nomina, poteva rappresentare il Comune presso tavoli istituzionali, mentre le nomine dei consulenti del sindaco Matarrelli escluderebbero questa possibilità, ossia possono partecipare ai tavoli, nelle materie d’interesse, su richiesta del sindaco, in supporto, ma non in sostituzione all’Amministrazione. Due differenti tesi su cui il ministero degli Interni potrebbe nuovamente esprimersi oppure confermare quando già comunicato. Cioè la legittimità costituzionale di tali consulenti del sindaco.
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