Mesagne. Pagare o non pagare l'Arneo? "Chiedete all'avvocato"

Giugno 08, 2022 3841

Chi si aspettava una soluzione alla domanda se pagare o meno il tanto odiato tributo 630, per il rimborso dei contributi di bonifica imposti dal Consorzio dell’Arneo, è rimasto deluso. Però le persone presenti all’incontro, promosso dal comitato civico mesagnese “Contro l’Arneo, davvero tante, hanno compreso bene un’altra cosa: la politica su questa vicenda si è lavata le mani. Ossia si è eclissata, è sparita. I grandi assenti dell’incontro, infatti, erano proprio i politici, sia locali sia nazionali. Eppure sono migliaia le utenze che sono costrette a pagare un tributo senza riceverne in cambio un servizio o meglio ancora un beneficio. Una sentenza della Corte costituzionale, la 188/2018, ha chiarito che “Nel caso dei contributi consortili di bonifica, il beneficio per il consorziato-contribuente deve necessariamente sussistere per legittimare l’imposizione”. Insomma è un guazzabuglio in cui i contribuenti hanno capito, loro malgrado, che devono solo pagare una tassa che, allo stato dei fatti, ritengono “illegittima”. Di positivo c’è che Confindustria Brindisi ha inviato un dossier alla Procura della Repubblica, corredato da foto e documentazione di prima mano, in cui si sono paventati una serie di reati che il Consorzio dell’Arneo avrebbe commesso con l’imposizione e l’incasso del tributo 630. Inoltre, c’è la class action promossa da oltre 550 utenti, raggruppati dall’avvocatessa Stefania Pasimeni, cui in corso d’opera possono aggiungersene altri. Poi il nulla legislativo.AMATI_FABIANO_GIUGNO_2022.jpg

E sì perché il consigliere regionale del Pd, Fabiano Amati, l’unico politico presente all’incontro, ha chiarito subito che la soluzione del problema è nel Parlamento italiano che dovrebbe cambiare l’attuale legge che regola la vita dei Consorzi di bonifica. I Comuni, le province e le regioni non hanno armi legislative per bloccare una legge nazionale. Diversamente la pensa Carmine Dimastrodonato che più volte ha invitato gli enti locali ad adempiere alle funzioni che la legge, per la tassazione del tributo, impone loro. “Io non so più cosa fare – ha esordito il presidente Dimastrodonato -. Abbiamo fatto i ricorsi, ne abbiamo vinti la maggior parte, ma le notifiche continuano ad arrivare. Chiedo aiuto a tutti, ma non trovo una sponda che ci possa aiutare. Infine ci siamo inventati la class action, che è stata accolta, che ci ha aperto una spirale di speranza. Purtroppo, però, devo constatare che la politica su questo argomento non fa nulla”. Nel suo intervento il consigliere Amati ha detto che i consorzi “vanno soppressi perché questi enti di bonifica furono inventati negli anni trenta del secolo scorso per bonificare le terre paludose non utilizzabili per le coltivazioni ed erano fonte di malattie. Allora l’Italia era un altro Paese. Però una volta bonificate queste terre, con il tributo dei cittadini, la tassazione è rimasta e con essa i consorzi. Gli unici politici che possono abolirli sono i parlamentari”. Poi il consigliere ha comunicato ai presenti i debiti in capo al consorzio di Bonifica, di circa 13 milioni di euro, pari all’incirca al contributo che la Regione Puglia versa all’ente ogni anno. Infine, Amati ha inviato i sindaci a fare fronte comune per fare sentire la loro voce presso la Regione Puglia. E alla domanda degli utenti se “Dobbiamo pagare?”, la risposta di Amati è stata: “Chiedete all’avvocato”.

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