Il catalogo della mostra “1943-1945 - dai gruppi di combattimento al nuovo esercito italiano”
A Torino, presso il Mastio della Cittadella in corso Galileo Ferraris, è allestita dal 22 al 30 aprile una interessante mostra di Storia contemporanea dal titolo “1943-1945- Dai Gruppi di Combattimento al nuovo Esercito Italiano”. L’evento è stato programmato per le attività organizzate nel triennio 2021-2023, dall’Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia - Sezione Provinciale di Torino Esercito Italiano e dal Museo Nazionale di Artiglieria di Torino, con il patrocinio della Città di Torino e con il contributo della Regione Piemonte.
Il 30 aprile 2022 alle ore 11:00, vi sarà il dibattito finale con l’intervento del Prof. Aldo Mola e dei Generali Giorgio Blais e Antonio Zerrillo. L’incontro sarà preceduto dai saluti di Maurizio Marrone, Assessore alla Cooperazione Internazionale della Regione Piemonte. Il catalogo della mostra contiene, con testi e immagini, la narrazione del percorso dell’Esercito dall’Armistizio alla Liberazione. Documenta quanto accadde in quel periodo per riflettere sul sacrificio dei Combattenti per la LIBERTA’ dell’Italia. Il mio auspicio è che le notizie storiche riportate possano essere utilizzate anche dai Professori di Storia della nostra Mesagne, docenti di Scuola superiore e Scuola media, come supporto sintetico per raccontare quel periodo storico.
Il catalogo contiene tra le altre notizie, una breve biografia del nostro illustre concittadino, il Maresciallo d’Italia Giovanni Messe, considerato il migliore generale italiano della Seconda guerra mondiale. Io non voglio aggiungere nulla perché ho tanto scritto nel passato. Mi limito a riportare solo parzialmente alcuni brani del catalogo.
“Il Maresciallo d’Italia Giovanni Messe. È considerato il miglior generale italiano durante la seconda guerra mondiale. Nacque a Mesagne, provincia di Brindisi, nel 1883. Entrò nelle Forze Armate nel 1901 come volontario, proseguendo da Sottufficiale la carriera sino al 1910 data in cui dopo aver frequentato il Corso Speciale per Sottufficiali Allievi a Modena, venne promosso Sottotenente nell’Arma di Fanteria. Partecipò alla guerra di Libia (1911-12) e alla prima guerra mondiale; quindi partecipò alla guerra d’Etiopia (1935-36), all’occupazione dell’Albania (1939) e alla guerra contro la Grecia (1940-41). Nel luglio 1941 ebbe il comando del Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR); rimpatriato l’anno seguente per dissensi con lo stato maggiore tedesco, fu inviato (gen. 1943) in Tunisia per assumere il comando della 1a armata, alla testa della quale si distinse in modo particolare sulle linee del Mareth e dell’Akarit, protraendo poi la resistenza nella Tunisia settentrionale. Fatto prigioniero dagli Anglo-Americani, fu contemporaneamente nominato maresciallo d’Italia e, al suo rimpatrio, dopo l’8 sett. 1943, il Re lo nominò capo di stato maggiore generale del nuovo esercito, contro l’aperta ostilità di Badoglio. conservò la carica fino al 1945. Collocato nella riserva il 27 marzo 1947, nel 1953 fu eletto Senatore della Repubblica, morì a Roma il 18 dicembre 1968”
Uno stralcio del brano conclusivo del Prof. Aldo Mola
“In principio era l’Italia
Dopo ottant’anni i drammatici eventi dell’estate 1943 suscitano ancora sentimenti contrastanti, spesso di indignazione e di condanna morale di molti suoi protagonisti. Essi, però, non vanno estrapolati dalla storia d’Italia, quasi punta di iceberg in un oceano inesplorato. Risposero all’assetto dei poteri supremi sin dalla nascita del regno: il triangolo scaleno disegnato dalla sproporzione tra il capo dello Stato, l’esecutivo e il legislativo. In Come muore un regime. Il fascismo verso il 25 luglio Paolo Cacace ripete che la revoca di Benito Mussolini da capo del governo e la sua sostituzione con il maresciallo Pietro Badoglio fu opera personale di Vittorio Emanuele III, del ministro della Real Casa Pietro d’Acquarone e della ristretta cerchia di militari di assoluta fiducia del re. L’esortazione al re di esercitare i poteri statutari rivolta il 25 luglio 1943 dal Gran consiglio del fascismo fu un eccipiente. […] Di seguito fu il re ad autorizzare la inevitabilmente lenta ricerca del contatto con il Comando alleato (ovvero del nemico) per ottenerne fosse concessa la “resa senza condizione”, deliberata a carico dei vinti nella Conferenza di Casablanca. Per conseguire lo scopo Corona e capo del governo si valsero di militari, unici interlocutori affidabili perché per lo Statuto il re aveva il comando delle forze armate, e il capo dell’esecutivo era il referente obbligato di tutti i ministri, Esteri incluso.[…] Lo strumento sottoscritto dal generale Castellano, datato “Sicilia, 3 settembre 1943” è netto: segnò la “sconfitta” ma non la “disfatta”, perché garante fu il capo del “governo del Re”.[…] Il Comandante vincitore incitò il vinto a dichiarare guerra alla Germania, [e] a “immettere nuovi elementi nel suo governo”, previo il placet del generale Mason Mac Farlane [...] Badoglio precisò che “per la legge italiana solo il Re può dichiarare guerra” e scegliere i nuovi membri del governo, assicurò la massima collaborazione anche in vista dell’ingresso in Roma (da Eisenhower prospettato imminente), accolse con freddezza l’annuncio del ritorno in Italia del “conte Sforza”, auspicò di essere considerato dal generale USA “un collaboratore completo” e chiese di “prendere contatto col maresciallo Messe, ora prigioniero di guerra in Inghilterra”. […] La riorganizzazione delle Forze Armate, a cominciare dal Regio Esercito, avvenne in quei mesi per tutti difficili. Il motto del Re e del principe ereditario Umberto di Piemonte, dal 5 giugno 1944 Luogotenente del Regno fu “Viva l’Italia”, col tricolore che dal 1848 ne aveva guidato la lunga marcia verso l’unità nazionale. Aldo A. Mola”.
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