Spiegazioni, appunto, non notizie storiche, perché le persone da cui provengono sono ben informate e molto colte, qualche volta specialisti della materia. Tutte le volte rimango attonito, meravigliato, sconcertato, non so più quale aggettivazione invocare…
Tante le persone che si interessano di questo grande personaggio, nostro concittadino, celebre sul piano internazionale e ben ricordato nei volumi di storia (a questo proposito, tra le tante e tante citazioni, nessuna è negativa, per cui sarei grato anche se qualcuno volesse segnalare quelle negative. O gli storici sono tutti di parte!?).
Dicevo di questo concittadino, nato e vissuto a Mesagne fino all'età di 18 anni, che ritornava a Mesagne ogni volta che gli era possibile. Tutti domandano come mai Mesagne non ha inteso dedicare una piazza, una strada o una stele alla sua memoria. Sinceramente non rispondo, non perché non sia capace, ma soltanto perché sono ormai stanco di questa diatriba che dura da tanti, troppi anni!
Ho maturato la convinzione che gli amministratori e i consiglieri, per tanti anni incaricati di fare erigere i monumenti e responsabili dell'intitolazione delle vie, non conoscono evidentemente la storia di questo alto ufficiale. Pertanto, voglio fare mio un ammonimento espresso pochi mesi or sono dall’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: "Gli storici devono essere obiettivi ed avere uno spirito critico". Il Presidente emerito ci incoraggia a una riflessione!
Allora, attraverso il Gazzettino di Brindisi, vorrei incontrare gli amministratori e le intelligenze della città in una sorta di “processo culturale”, o ideale, istruendo, forse nelle stanze del Lab creation, un pubblico dibattimento che veda impegnati avvocati specialisti, in un confronto franco tra l’accusa e la difesa – con il consiglio e il supporto degli storici della materia - che si chiuda e concluda l’annosa questione con il giudizio ultimo: assolto o condannato.
Assolto o condannato: ma da o per quale colpa?
Quale crimine verso la sua nazione o verso l’umanità, quale infamia contro la storia o quale misfatto bellico, quale oscura trama sovversiva, si contesta ad un soldato che ha solo obbedito con onestà agli ordini ricevuti e a un ufficiale che - per quanto a mia conoscenza - mai ha impartito ordini contrari al diritto delle genti o al dettato dell’umana coscienza, che non si è mai lamentato, con una baionetta brandita in aria, che sui fronti italiani si ammazzasse troppo poco? Quale colpa è ascritta a un ufficiale del regio esercito che, in una guerra errata ed orrenda, è rimasto a lottare in testa e al fianco dei suoi soldati, dividendo le loro sofferenze, motivandoli e mantenendoli uniti, con una sola missione nel cuore e nella mente: riportarli a casa vivi, nel maggior numero, dal gelo e dal ghiaccio inesorabile dell’inverno russo, preservando la loro integrità di combattenti e di uomini.
La mia scienza può accusare di tanto, davanti al tribunale della storia e alla coscienza della sua città, questo ufficiale (e concittadino) che non è fuggito nella notte e che pure nel momento della resa è riuscito a conservare il suo decoro di veterano e l’onore dei suoi soldati?
Di un’altra cosa io ho conoscenza: i vecchi soldati non muoiono mai …
Agli storici il loro verdetto equo ed informato …
Ai politici della nostra città la decisione di un atto finale, che sia competente e conseguente, nei riguardi di Giovanni Messe, l’ultimo Maresciallo d’Italia.
Intendo approfondire le mie proposte nel prossimo contributo, mentre le unisco alle riflessioni coraggiose contenute nella gentile lettera che nello scorso mese di marzo mi è pervenuta dalla dottoressa M. Carmela Errico, da molti anni residente a Crispiano, ma originaria di Mesagne.
Ho scelto di procastinare la pubblicazione integrale alla data odierna, e mi scuso con la sua autrice, per mantenerla lontana e al riparo dal dibattito della imminente campagna per la elezione della nuova amministrazione comunale.
Consumato il momento elettorale, la lettera che segue si rivolge adesso, in forma aperta, a tutti coloro che dall’elettore sovrano sono stati chiamati a governare la città nei prossimi anni.
Al Sig. Sindaco del Comune di Mesagne
Dott. Franco SCODITTI
Ai Signori Componenti della
GIUNTA COMUNALE di Mesagne
e, p.c. Dott. Nicola PRETE
PREFETTO DI BRINDISI
e, p.c. Associazione Nazionale Combattenti e Reduci
“G. MESSE” Comune di Mesagne
e, p.c. Prof. Enzo POCI - MESAGNE
Storico
e, p.c. Prof. Giuseppe MESSE - Mesagne
Egregi Signori,
in tutta l’ Europa e, fuori dal Vecchio Continente, le Commemorazioni del triste centenario della Prima Guerra Mondiale sono, ormai, iniziate da tempo.
Il 23 Maggio 1915, quando l'Italia dichiarò guerra all' Austria, si aprì il settimo fronte della Grande Guerra. I principali teatri degli scontri sarebbero state le due regioni montuose che l'Italia reclamava dall'Impero Austro-Ungarico:il Sud Tirolo e i territori lungo il fiume Isonzo. E fu lì che i cari nostri Nonni e Bisnonni combatterono per la Patria e molti, purtroppo, persero la loro vita.
Tra di essi si distinse subito per il coraggio straordinario anche il nostro concittadino Giovanni MESSE.
Nel Marzo del 1917 egli partecipò alla battaglia del Grappa e riconquistò i capisaldi dell'ultima linea di resistenza. Era ardimentoso Messe, non si “ risparmiava “, non si imboscava. I commilitoni che fecero la dolorosa esperienza del fronte testimoniarono la presenze di MESSE nella prima linea.
Quando ci fu la disfatta di Caporetto, mentre molti fuggivano egli continuò a combattere a rischio della propria vita. Manteneva fede al giuramento prestato all'età di 18 anni al suo RE e alla sua MONARCHIA perché MESSE prima ancora di essere un soldato d'onore,era un uomo d'onore.
Egli ha sempre ottemperato ai doveri e alle leggi dell'onore militare.
Ma, questo soldato d'onore, non è stato degnamente restituito alla memoria storica dei Mesagnesi.
Parlo di un uomo che fu presente per oltre 50 anni sulla scena della Storia di questo Paese partecipando a tutte le operazioni in cui l'Italia è stata coinvolta dall'inizio del secolo scorso.
“Io però non posso fare a meno di concludere le mie riflessioni – diceva DON DANIELE – con una qualche cosa che mi sta tanto a cuore:questo mistero del monumento al Maresciallo MESSE, si può capire o non si capisce mai più? Lo capiremo al fine? Io posso sperare che prima di passare all'altra sponda qualche cosa si concluda! MESSE è mesagnese, è stato un combattente di grande coraggio ed è stato un Comandante validissimo, perché questo busto deve giacere in un magazzino e una stele deve restare vuota. Da che dipende questo? O ci vuole un referendum giacchè oggi tutto facciamo col referendum perchè ci sia un risveglio? Concludiamo questa cerimonia con un pensiero a questo nostro concittadino”.
Queste parole, inserite nel contesto di una riflessione sulle Forze Armate, Don DANIELE CAVALIERE, l'eminente Arciprete Curato della Chiesa Collegiata di Mesagne, le pronunciava il 29 Novembre del lontano 1987 a chiusura dell'omelia della Messa per commemorare il Carabiniere Cosimo Miccoli di San Pancrazio Salentino.
L'appello del vecchio Arciprete,Cappellano militare e Prigioniero di guerra che parlava con cognizione di causa rimase, purtroppo, inascoltato!!
Beh, le tante, e fra loro diverse, derive ideologiche, che avviluppano, ancora oggi, come nei decenni trascorsi, anche le menti più brillanti di molti intellettuali, inficiano la loro capacità critica. Gli stessi non sono più in grado di fare dei “distinguo”, di pensare liberamente. Le Commemorazioni vengono viste come riti e retoriche tendenti a sublimare la Grande Guerra, come tentativi di rimettere in campo liturgie nazionaliste logore e consunte.
Tutte le guerre sono odiose, deprecabili.
Per formazione mentale sono ben lontana dal condividere il detto latino “SI VIS PACEM, PARA BELLUM”, ma il soldato è, per definizione, un combattente, lo si deve rispettare perchè adempie solo al suo dovere. Non si può buttare via con l'acqua sporca anche il bambino.
“Quando si ode il primo colpo di cannone, un popolo deve far tacere tutti i suoi contrasti e fondersi in un'unica volontà per la difesa e la vittoria della Patria la quale, abbia essa ragione o torto, è la Patria”. Così parlava il grande filosofo BENEDETTO CROCE al Congresso dei Comitati Nazionali di Liberazione e a questa severa educazione civile tenne fede Giovanni MESSE nel corso della sua vita. La PATRIA... Abbiamo ancora negli occhi la visione del Presidente della Repubblica che dopo il Giuramento in Parlamento, sale i gradini dell'ALTARE DELLA PATRIA per rendere omaggio al MILITE IGNOTO mentre risuona l’ Inno del Piave.
Non intendo fare della retorica ma affermare il principio che i Servitori della Patria, a qualsiasi livello, sono degni di onore.
Prima di terminare questa mia, desidero rendere partecipi le SS.LL. Del contenuto di due libri pubblicati in questi ultimi anni che mettono in risalto la figura dell'ultimo Maresciallo d'Italia con coraggio e obiettività.
HOPE HAMILTON, autrice di “SACRIFICIO NELLA STEPPA” , Rizzoli Ed., dichiara che “MESSE preferì ridurre le razioni dei suoi uomini piuttosto che sfruttare la gente del luogo. Venne espressamente vietato di requisire stabili privati alla maniera tedesca” .
“Il Generale Messe spiegò alle sue truppe che i rifornimenti ottenuti dalla popolazione autoctona dovevano essere pagati per intero e non andavano sottratti con la forza” .
In una puntata di una trasmissione TV “ Le storie” RAI 3 del 28.04.2010, la Prof.ssa Maria Teresa GIUSTI, autrice del libro “I PRIGIONIERI ITALIANI IN RUSSIA” , Ed. IL MULINO, nella disamina degli eventi storici sottolineò, con particolare rilievo, la posizione che assunse il Generale Giovanni MESSE, allora Comandante del CSIR (Corpo di Spedizione Italiano in Russia).
“MESSE si ribellò e fu sostituito”, dichiarò la Prof.ssa. “Aveva qualificato come assassini coloro che avevano deliberato di mandare in Russia soldati non equipaggiati per il freddo”.
Evidentemente, il Generale MESSE non era un militare organico al Regime. Questa è la mia opinione. La ricerca storica della Prof.ssa GIUSTI, Docente di Storia della Russia, è fondata su materiale INEDITO proveniente dagli Archivi ex Sovietici e sulla testimonianza dei sopravvissuti.
Egregi Signori, nel congedarmi dalle SS.LL. Ringrazio per la cortese attenzione con la quale sarà accolto questo mio modesto appello e spero vivamente che nel corso di questo 2015, Anno del Centenario, si manifesti quel risveglio di cui parlava il caro e indimenticato Arciprete Don Daniele CAVALIERE e il Maresciallo d'Italia Giovanni MESSE venga restituito alla memoria dei Mesagnesi.
Crispiano, 21.03.2015
Cordialmente
Maria Carmela ERRICO
Dott.ssa MARIA CARMELA ERRICO
Viale Monte S. Angelo, 9
74012 CRISPIANO (TA)