è il Gesù morto ligneo, simulacro settecentesco appartenente ad un corpus di statue raffiguranti i Misteri dolori del Rosario e conservato, come le altre espressioni plastiche, nella Chiesa di Sant'Antonio a Latiano.
L’opera vede Gesù privo di vita e deposto dalla croce disteso su un ampio panno di colore bianco, comprendente due cuscini ricamati in oro e rispettivamente posti sotto il capo ed il busto, inserito al di sopra di una lettiga. La statua è poi coperta da un sottile velo decorato con stelle dorate.
La scultura rende il momento in cui è terminata la vicenda terrena del figlio di Dio; le ferite e gli squarci di pelle presenti sull’esile corpo sono accentuati da un rosso inteso: si mettono in evidenza il dolore provato da Gesù nei momenti del flagello, mentre gli occhi spalancati rivolti all’indietro e la bocca semi aperta, pongono in risalto l’assenza della vita, il trapasso e la staticità: il rigor mortis.Vista la fattura stilistica, la statua potrebbe essere stata realizzata nella prima metà XVIII secolo.
Il simulacro si completa con tutto l’apparato decorativo, montato appositamente per la solenne Processione del Venerdì Santo e risalente ai primi anni del XX secolo. Questo è costituito nella parte inferiore da un panno bianco decorato con ornamenti dorati, mentre nella parte superiore è collocato il baldacchino sorretto nei quattro angoli da sostegni lignei di forma tortile. La decorazione qui si compone di due parti: nella parte superiore ritroviamo la stessa decorazione presente nella parte inferiore, mentre nella copertura del baldacchino, ritroviamo lo stesso modello decorativo presente nel velo che copre la statua. Dal punto di vista dei tessuti, in merito alla loro qualità non sono mai stati effettuati degli studi specifici.
Un primo documento in cui si parla della processione del Venerdì Santo e della statua è la Visita Pastorale del 1713 del Vescovo di Oria Tommaso Maria Francia, in cui è riportato che: “Il Venerdì Santo la sera [l’Arconfraternita della Morte] fa una processione di mortificazione con lumi accesi con portar per la terra Cristo Morto, sulla bara cantando, o il Miserere, o lo Stabat Mater”. Questo documento è di fondamentale importanza, non solo perché è la prima testimonianza riguardante la processione dei misteri a Latiano, chiaramente in maniera ridotta rispetto a quella svoltasi fino al 2019, prima del blocco imposto dalla pandemia -, ma anche perché si parla della sopracitata statua.
Con estrema certezza però lo stesso simulacro è quello menzionato nella Visita Pastorale del 1785 di Mons. Alessandro Maria Calefati: “…L’altare maggiore presenta sotto la mensa la statua di legno raffigurante Gesù morto e sepolto”.
La scultura oggi giorno è conservata nella Cappella dei Misteri, edificata alla fine del XIX secolo.
Secondo una tradizione orale tramandata di generazione in generazione, la statua nell’insieme delle varie componenti estetiche è fra le più belle, di certo riesce ad esprimere bene il pensiero della pietà popolare e lo fa attraverso un linguaggio semplice che guida il fedele nella comprensione del mistero.