all’altezza di una cunetta in contrada «Mazzetta» e sul ciglio della carreggiata, trova infissa una lapide, semplice e con una scritta che, a tanti anni di stanza dalla sua collocazione, rischia di non essere più compresa nella dimensione storica, politica ed economica che la determinò. Sul cippo - un rettangolo sormontato da un semicerchio – si legge: «Né il vizio né lo sperpero portò qui il confine ma una legge». La firma era quella de «Il principe di San Cipriano».
E fu ironico fino in fondo, l’avvocato mesagnese Antonio Rosario de Francesco (1901-1968) nel comporre l’epitaffio. Si firmò come talvolta lo dileggiavano amici e nemici, perché principe del foro era davvero, ricco altrettanto, ma il titolo di “San Cipriano” gli derivava dal quartiere - allora il più degradato, nel centro storico di Mesagne - ove aveva lo studio legale. Liberale di convinzioni e di prassi, nel febbraio 1944 era stato nominato Commissario prefettizio a Mesagne, quindi primo sindaco per volontà unanime del Comitato di liberazione nazionale. Settant’anni addietro, però, di fronte alla riforma agraria che gli toglieva possedimenti, forse quelli a lui più cari, reagì in quella maniera. Già, perché nel 1950 veniva varata la riforma agraria, per opera del governo De Gasperi e «di ministri dell’Agricoltura “illuminati” come Antonio Segni e Amintore Fanfani».
Su di essa si è scritto tanto, eppure la riforma agraria, i cui effetti ciascun brindisino può notare solo che si porti nelle campagne fuori dai centri abitati, non è più argomento di confronto. È passata alla storia ed ora, «La terra restituita ai contadini La più grande redistribuzione di ricchezza mai avvenuta in Italia» è il titolo di un recente e documentato saggio, edito da Laurana, frutto del lavoro di ricerca di Nunzio Primavera giornalista e scrittore esperto sui temi sindacali, economici e agroalimentari e biografo del fondatore della Coldiretti Paolo Bonomi alla cui figura ha dedicato due libri, «La Gente dei campi e il sogno di Bonomi» giunto alla quarta edizione, disponibile anche in versione ebook, e «Paolo Bonomi e il riscatto delle campagne» scritto insieme a padre Francesco Occhetta, il gesuita che su “Civiltà Cattolica” si occupa dei temi della politica.
«Il nuovo libro di Nunzio Primavera approfondisce la genesi e l’applicazione della riforma agraria, fortemente sostenuta dalla Coldiretti in linea con la cultura riformista che la ispira fin dalla sua fondazione – spiega una nota -. Ha reso possibile l’unica redistribuzione di ricchezza tra le classi sociali mai realizzata in Italia e la più grande riforma economica dall’Unità». E ancora si osserva come «dal 1950 al 1964, attraverso un complesso di leggi lungimiranti, la riforma agraria ha dato regole chiare e certezze nel possesso della terra e nei rapporti sociali.
Ha trasferito a oltre un milione di contadini, mezzadri, braccianti e affittuari, qualcosa come 3,6 milioni di ettari incolti o mal coltivati e ha messo la pietra tombale sul latifondo». Ma l’altro grande risultato, come afferma Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti nella sua prefazione al volume di Primavera, è «la nascita di un nuovo soggetto economico e imprenditoriale, il coltivatore diretto, la cui presenza nella società italiana e sui ‘mercati’ è oggi sempre più forte e imprescindibile». Secondo quanti hanno già letto il libro la conclusione più ovvia che si possa fare è che si è trattato di «una riforma che è stata una grande operazione di democrazia economica».
Non solo: quanti nelle nostre contrade, coltivatori diretti o figli di coltivatori diretti, avranno l’opportunità e la voglia di leggere questo libro troveranno pagine personalissime delle loro esperienze di famiglia: sarà un modo per sentirsi ancora parte di un mondo che quella legge ha determinato.