quarantenne collega professionista palermitano, che alla sua scrittura su La Repubblica e su altri periodici unisce la qualificata attività di addetto stampa per numerosi artisti, organizzando eventi culturali e di intrattenimento. Conosce il mezzo televisivo come pochi, tanto che ha insegnato storia della tv e dei tg italiani e – pur essendo infante quando impazzavano “Quelli della notte” e ad ogni pie’ sospinto replicavamo: “Non capisco, ma mi adeguo” o cantavamo: “Ho detto sì, vengo dopo il tg…” – esordisce con Renzo Arbore e la rivoluzione gentile (Edizioni Leima, Palermo), mettendo per iscritto tutto quanto è nato dal rapporto di amicizia che lo lega all’artista, il quale fa concordare gli italiani sull’assunto che è davvero “l’uomo che ha cambiato il modo di approcciarsi alla radio, fare la televisione e ascoltare la musica in Italia”. Insomma, ci sono state diverse rivoluzioni morbide o di velluto in Europa, ma quella di Arbore in Italia è, appunto, “la rivoluzione gentile”, descritta in modo scientifico da Sortino, tanto che la biografia del più grande showman italiano diventa contributo fondante alla storia della radio e della televisione in Italia, con Arbore stesso che firma l’introduzione dal significativo titolo: «Costruire una rivoluzione».
«Con uno stile diretto e non cattedratico, Vassily Sortino ci regala un ritratto a tutto tondo di Renzo Arbore: dalle sue passioni da ragazzo fuori dall’ordinario ai suoi attuali progetti – hanno scritto i recensori –. Nelle pagine di “Renzo Arbore e la rivoluzione gentile” trapelano passione e competenza, si mischiano la venerazione del fan e la critica del giornalista: un connubio che rende questo volume unico nel suo genere e altamente fruibile sia da chi Arbore non lo ha mai conosciuto che per quelli che con la sua arte sono cresciuti, si sono formati e si sono, soprattutto, divertiti».
Certo, noi a Mesagne avremmo avuto tanto da raccontare se fosse ancora in vita Giuseppe Guglielmi, quel dj stimatissimo dall’Arbore di “Alto Gradimento”, ma ugualmente queste pagine vanno via leggere e vivaci. Sono «pagine che raccontano, con dovizia di particolari, la storia di Renzo Arbore, attraversando una vita affrontata senza mai smettere di sorridere e usando parole giuste e mai urlate, cambiando l’assetto mediatico interno ai più grandi mezzi di intrattenimento del Paese». E poi ecco una serie di interviste che rendono questo modo di comunicare quello più vicino – per metodo storico – a fornire le opportune verifiche documentali a quella che potrebbe essere la “vulgata” sul Renzo nazionale. C’è Nino Frassica e c’è Fiorello; ci sono Pippo Baudo, Gianni Boncompagni, Linus, Luciano De Crescenzo e ancora Walter Veltroni, Stefano Bartezzaghi, Mario Luzzato Fegiz. E non solo: il comune denominatore è l’essere «tutte persone che sono state direttamente, o senza rendersene conto, trama e protagonisti della storia arboriana, diventando “complici” della sua rivoluzione».
E torniamo alla “rivoluzione gentile”. Ma perché? «Perché quella di Arbore – spiega Sortino – è stata una rivoluzione, per avere scardinato e ricostruito le strutture e il senso dello spettacolo italiano. Gentile, per il suo essere educata, non gridata, mai volgare, compiuta con gli anni, dando il tempo al pubblico di capire e di crescere». Ed il grande show man intervenuto nel testo con diverse dichiarazioni ed in una “intervista–summa” sulla sua carriera ha chiosato: «Sono contento di essere protagonista, da vivo, di un libro che racconta storie della mia esistenza che io neanche ricordavo di avere vissuto. Da oggi elevo Vassily Sortino a mio agiografo. Perché ha dimostrato che io da grande volevo fare l’artista e che da grandissimo voglio fare l’artista. Possibilmente, senza fare il pirla».