Quando si parla della chiusura della più grande centrale elettrica d’Italia, il Governo nazionale non può e non deve essere un semplice spettatore. Questo è uno degli aspetti che ho inteso porre con decisione nel corso dell’incontro svoltosi ieri presso il Ministerto del made in Italy. Del resto, in altre aree di crisi del paese, l’impegno dei dicasteri interessati è stato di ben altro tenore, a cominciare dalle risorse messe a disposizione per generare nuovi investimenti e nuova occupazione.
Probabilmente a Roma non erano ben chiari i termini della crisi che investe il territorio brindisino ed è questo il motivo per cui ho fornito alcuni dati da cui emerge con chiarezza che siamo davvero vicini al collasso. Basti pensare che a causa della chiusura della centrale di Cerano, della dismissione del P9T da parte di Basell e dell’eventuale chiusura dello stabilimento EuroApi (con i relativi indotti), 1.763 addetti potrebbero perdere il loro posto di lavoro.
Una cifra enorme per una città come Brindisi, la cui economia rischia di deflagrare attraverso un pericolosissimo effetto-domino che inevitabilmente andrebbe a coinvolgere anche il terziario e tutti gli altri settori produttivi.
E’ evidente, però, che ieri il punto di partenza non poteva non essere collegato all’Enel ed è per questo che ho ribadito di ritenere che la società elettrica non abbia predisposto alcuna ipotesi reale per Brindisi, né tantomeno per le imprese dell’indotto che sono state al suo fianco per decenni.
Tutto questo, a parere della CNA, è inaccettabile per una società partecipata dallo Stato come l’Enel che se ne va da un territorio dopo 50 anni senza nemmeno avvertire la necessità di dire “scusate, ho finito di trarre profitti e me ne vado”.
Anzi, è accaduto di peggio, visto che negli ultimi 5/6 anni l’Enel ha raccontato che non avrebbe lasciato a terra nessuno. Ci ha parlato di una centrale a gas ed è scesa addirittura nel dettaglio dell’impiego di imprese e lavoratori dell’indotto anche nella fase di costruzione. E poi ci ha parlato della possibilità di realizzare un dissalatore, così come di un impianto per la produzione di idrogeno green. Ed ancora, di uno stabilimento per la produzione di componenti per pannelli fotovoltaici, della installazione di batterie e di campi fotovoltaici. Ci è stato detto anche che avrebbe agevolato l’insediamento di una azienda per la costruzione di pale eoliche innovative e, dulcis in fundo, della creazione di una grande base logistica, riutilizzando le ciclopiche infrastrutture esistenti, proprio a Brindisi nel cuore del Mediterraneo.
Di tutto questo purtroppo oggi non è rimasto proprio nulla. Ed è questo il motivo per cui ho chiesto al Governo nazionale di chiedere con la dovuta decisione all’Enel di assumersi le sue responsabilità nei confronti del territorio brindisino, mettendo in campo tutte le azioni necessarie per evitare un vero e proprio disastro sociale.
Per esempio, leggiamo spesso e da tempo di preoccupazioni legate alla tempistica di utilizzo dei fondi del PNRR e che questi devono essere finalizzati, il più possibile, allo sviluppo economico ed occupazionale.
A Brindisi, se il Governo realmente lo vuole, c’è una effettiva possibilità di utilizzo di questi fondi, proprio in questa direzione.
L’Enel, come già detto, ha presentato un progetto per la realizzazione di una centrale a gas per il quale è stata rilasciata la VIA, attualmente con procedimento sospeso su richiesta della stessa Enel, in quanto Terna - con un conteggio assai discutibile -, ha stabilito che non c’era la necessità di ulteriore produzione di energia riveniente da una nuova centrale a gas e lo ha fatto basandosi essenzialmente su tre requisiti: sulla quantità di FER esistenti, sulla quantità di FER in sviluppo, che all’epoca dei fatti risultavano 86 Giga (per la cronaca, ad oggi, un solo Giga è stato autorizzato) oltre che sul fabbisogno elettrico del Sud, stimato in decrescita e che invece è in crescita e continuerà a crescere, proprio per effetto della decarbonizzazione.
A questo punto è logico chiedere al governo: perché non si interviene su Terna per far si che riveda la sua posizione, per le ragioni illustrate, e dichiari la centrale di Brindisi un impianto strategico per la sicurezza energetica nazionale?
In questo modo si creerebbero le condizioni per attingere ai fondi del PNRR con un progetto immediatamente esecutivo che consentirebbe di tamponare la crisi occupazionale, ma sopratutto consoliderebbe nuovamente l’interesse di Enel su Brindisi e forse giustificherebbe anche ulteriori investimenti in altre direzioni.
Mi rendo conto che quand’anche dovesse riscontrare l’Ok del governo, come mi auguro, l’iter non sarebbe immediato e ci vorrebbe un po’ di tempo per attivarlo - e noi tempo a Brindisi non ne abbiamo più - Per questo, nelle more che si avvii l’iter o che si trovino altre soluzioni alternative, ho chiesto al Governo che almeno fino al tutto il 2026 alla centrale Enel di Brindisi sia riconosciuta l’essenzialità. Ciò consentirebbe a tutti di avere un po’ di tempo per programmare finalmente il processo di decarbonizzazione, senza che questo crei un vero e proprio dramma sociale, e peraltro garantirebbe una riserva energetica strategica al nostro paese, che continua ad essere sempre più dipendente dai paesi confinanti, anche in virtù di un contesto geo politico in continua evoluzione.
Franco Gentile – Presidente CNA Brindisi
Redazione
Cresce l’appeal del Vigneto Puglia con il valore fondiario che aumenta del 6,3%, con i fenomeni inflazionistici che rilanciano la terra come bene rifugio, in uno scenario in cui i conflitti hanno accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale. Ad affermarlo è Coldiretti puglia, in occasione dell’incontro ad Enoliexpo sull’evoluzione normativo e l’analisi del comparto vitivinicolo della Puglia, a cui hanno partecipato Donato Bosco, responsabile vitivinicolo Coldiretti, Enzo Gilli del CAA nazionale Coldiretti, Antonio Stasi dell’Università di Foggia, Donato Pentassuglia, assessore regionale all’Agricoltura.
Intanto, le aziende vitivinicole sono chiamate ad adeguarsi all’introduzione e all'applicazione della normativa europea sul cambio di etichettatura del vino, permettendo cosi l'utilizzo e l'esaurimento delle etichette già in magazzino. La norma impone – spiega Coldiretti - l’inserimento delle informazioni relative a ingredienti e valori nutrizionali.
“Si tratta di un sistema, innovativo integrato con gli altri applicativi e con i servizi vitivinicoli in essere che consentirà ai produttori di tracciare le informazione durante tutto il processo produttivo e metterle a disposizione attraverso pagine web dedicate accessibili mediante qr-code o similari. Il sistema consentirà di gestire funzionalità aggiuntive e volontarie quali quelle sulla etichettatura degli imballaggi, la tracciabilità del prodotto dal vigneto alla bottiglia e la messa a disposizione di informazioni in lingue diverse”, ha spiegato Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia.
“Il vino farà da apripista sul fronte dell’etichettatura digitale, testimoniando un processo di grande specializzazione che va promosso, realizzato da un sistema di imprese che si è posto l’obiettivo –aggiunge il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni – di offrire nel bicchiere un intero territorio fatto del patrimonio genetico dei suoi vitigni, delle sue ricchezze endogene, del clima, di paesaggio, di testimonianze artistiche e naturali. Ecco a cosa servono i marchi di qualità, a difenderci dagli attacchi dei falsari e a valorizzare la tipicità e la localizzazione del prodotto. La rintracciabilità ed i marchi, peraltro, non sono meri principi teorici e filosofici, piuttosto valori economici che le imprese agricole e l’intero territorio di produzione devono saper difendere e promuovere”.
Si stima tra l’altro che il vino offra durante l’anno opportunità di lavoro ad un milione e duecentocinquantamila italiani tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicurazioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (vinacce e raspi).
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COLDIRETTI PUGLIA, CON 26MLN EURO PUGLIA AL PRIMO POSTO CLASSIFICA DOP ECONOMY ITALIANA
Con 26 milioni di euro di valore la Puglia si posiziona al primo posto della classifica della DOP Economy italiana della filiera dell’extravergine DOP e IGP, con l’export che ha segnato un balzo del 23%, performance di prestigio per la più grande fabbrica green del Sud Italia. E’ quanto emerge dall’analisi di Coldiretti Puglia, sulla basi del Rapporto Ismea Qualivita 2023 e dei dati Coeweb Istat, diffusa in occasione del confronto organizzato da UNAPROL Consorzio Olivicolo Italiano e Coldiretti ad Enoliexpo sulla sostenibilità e competitività della filiera olivicola – olearia.
“Il valore dell’olio Evo italiano è noto in tutto il mondo, per le sue qualità organolettiche, nutrizionali, funzionali e paesaggistiche. Per questo non può costare 3 euro a bottiglia e per questo nonostante l’aumento dei prezzi nel 2024 – ha aggiunto Granieri – i consumi di olio extravergine italiano sono cresciuti del 3% a dimostrazione del fatto che i consumatori apprezzano la qualità e il prodotto tracciato made in Italy”.
A proposito dei condimenti a base di olio di semi “abbiamo alzato la guardia verso quelle iniziative commerciali che, nell’attuale contesto di mercato, possono indurre ulteriore confusone nei consumatori, indirizzandoli all’acquisto di prodotti “poco sostenibili” di cui non è nota la provenienza e la tracciabilità e la stessa qualità del prodotto”, ha insistito Granieri nel sottolineare che “chiediamo attenzione anche per la diffusione dei “condimenti a base di olio”, a base di altri oli vegetali, fenomeno che ci ha portato a richiedere chiarimenti urgenti sia al MASAF che all’ICQRF sui metodi analitici previsti per l’analisi di congruità di tali condimenti rispetto a quanto dichiarato in etichetta e vengano nettamente separati sugli scaffali dalle bottiglie di olio Evo, che è un alimento – e non un condimento – alla base della dieta mediterranea”, ha concluso Granieri.
“L’azione di contrasto delle forze dell’ordine è importante in una situazione in cui sono straniere 3 bottiglie su 4 consumate in Italia”, aggiunge il presidente Coldiretti Puglia, Alfonso Cavallo nel sottolineare che “le frodi a tavola sono un crimine particolarmente odioso perché mettono a rischio la salute delle persone, si fondano sull’inganno e colpiscono soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo”.
Da difendere c’è – continua Coldiretti Puglia – un patrimonio di biodiversità unico al mondo con l’ulivo in Puglia che è presente su oltre 370mila ettari di terreno coltivato dove si producono anche 5 oli extravergine DOP e 1 IGP Olio di Puglia, con l’olivicoltura pugliese che è la più grande fabbrica green del Mezzogiorno d’Italia con 60 milioni di ulivi, il 40% della superficie del Sud, quasi il 32% nazionale e l’8% comunitaria ed un valore di 1 miliardo di euro di PLV (Produzione Lorda Vendibile) di olio extravergine di oliva.
Sull’aumento dei prezzi pesa proprio la scarsa raccolta all’estero, in particolare in Spagna che è il primo produttore ed esportatore in Italia e nel mondo. Quest’anno la Spagna - sottolinea Coldiretti regionale - dovrebbe attestarsi a circa 765 mila tonnellate, del 34% inferiore alla media degli ultimi quattro anni. Mentre in Turchia la produzione di olio dovrebbe scendere intorno alle 280 mila tonnellate, circa 100mila tonnellate in meno rispetto alla scorsa campagna. Crolla anche la Grecia – sottolinea la Coldiretti - con 200mila tonnellate previste rispetto alle 350mila dello scorso anno. Solo la Tunisia sembra in recupero con una produzione che può superare le 200 mila tonnellate, sopra le 180mila dell’ultima stagione, avvicinandosi alla media degli ultimi 5 anni che è di 228 mila tonnellate. Per questa situazione internazionale, con le scorte che si stanno esaurendo, il prezzo medio dell’olio extravergine d’oliva è arrivato a livelli record
Anche per sostenere l’economia ed il lavoro, il consiglio di Coldiretti è di scegliere le produzioni Made in Italy verificando attentamente l’etichetta. Infatti sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati – denuncia Coldiretti Puglia – non sempre è messo in evidenzia e ben leggibile che si tratta di “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva per garantire ai consumatori una maggior consapevolezza su quello che acquistano.
E’ meglio quindi – insiste Coldiretti Puglia - guardare con attenzione le etichette e acquistare extravergini a denominazione di origine Dop e Igp, in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori olivicoli, nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica dove è possibile assaggiare l’olio EVO prima di comprarlo e riconoscerne le caratteristiche positive. In tale ottica i contratti di filiera con i fondi del Pnrr sono fondamentali per lo sviluppo di prodotti 100% italiani per dare opportunità di lavoro, sostenendo ambiente e cultura, con l’olio extravergine d’oliva che è una delle componenti fondamentali della Dieta Mediterranea e della cucina italiana – conclude Coldiretti - candidata a diventare patrimonio dell’Unesco come riconoscimento di un legame fra enogastronomia, storia, società e lavoro che rappresenta ormai un asset determinante per il Paese.
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La GdF scopre evasione fiscale di oltre 200mila euro
La Guardia di Finanza di Ostuni al termine di alcune indagini ha scoperto una ditta operante nel campo alberghiero e della ristorazione che ha evaso il fisco per 213mila euro per il periodo che va dal 2021 al 2023.
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Radiologia interventistica, Amati e Vizzino: Ancora nulla. Al più presto in Commissione. Non daremo tregua
Radiologia interventistica, Amati e Vizzino: “Dovevano risolvere problema 52 giorni fa. Ancora nulla. Al più presto in Commissione. Non daremo tregua” |
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Comunicato stampa dei Consiglieri regionali Fabiano Amati e Mauro Vizzino. “Sulla Radiologia interventistica del Perrino di Brindisi ancora niente. Eppure dovevano riattivarla e risolvere il problema 52 giorni fa. Invece abbiamo solo un protocollo di trasporto dei pazienti agli ospedali di Lecce e Taranto; in pratica ciò che già era, messo però su carta, lasciando fuori dall’assistenza i pazienti instabili non trasportabili e mettendo in difficoltà, come accade ogni giorno, anche gli ospedali di Lecce e Taranto. Il famoso protocollo, peraltro contestato - per i motivi detti - da tutti i radiologi interventisti e esperti di emergenza. --------------- |
Riuso delle acque reflue depurate in Puglia: Lopomo (AIP), «orgogliosi del contributo scientifico e strategico»
Autorità Idrica Pugliese esprime soddisfazione per la giornata di sensibilizzazione e informazione organizzata questo pomeriggio a Mesagne dall’IRSA-CNR, intitolata “Il riuso delle acque reflue depurate – Una risorsa idrica alternativa per il territorio del Canale Reale”.
«Il clima cambia, il bivio è adattarsi o perire», così Luca Lopomo, componente del Consiglio Direttivo di AIP e Sindaco di Crispiano, che ha portato i saluti istituzionali: «Il tema del «climate change» è cruciale per il destino stesso dell’umanità: la siccità rappresenta uno dei maggiori fattori di minaccia della disponibilità di acqua al mondo. Questa azione, coerente con tutte le altre avviate dal nostro Ente insieme ad Acquedotto Pugliese, è allineata al target 6.3 dell’Agenda 2030 (“garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua”). Lo strumento del riuso delle acque reflue depurate garantisce inoltre efficacia e versatilità, poiché può essere utilizzato nei diversi settori produttivi ed anche a scopi civili diversi dal consumo. Autorità Idrica Pugliese è orgogliosa del contributo offerto in occasione di questo convegno, frutto di un lungo e prezioso lavoro dei nostri ingegneri e di una analisi attenta del contesto pugliese e dei suoi fabbisogni reali. La sfida è impegnativa, anche rispetto alla continua evoluzione del quadro normativo, AIP è certamente pronta a fare la propria parte, sia sul piano strategico e degli investimenti, sia sul versante della evoluzione tecnica ed economica della nostra Regione».
Il Direttore Generale Cosimo Ingrosso ha espresso compiacimento «per l’importante sinergia tra istituzioni e enti». «Questa iniziativa – ha dichiarato - rappresenta un’altra tappa del percorso in cui Regione, AIP, Comune, Consorzio di Torre Guaceto, con lo straordinario sostegno scientifico di IRSA-CNR e Politecnico di Bari, concorrono a prefigurare lo scenario di una Puglia moderna ed efficiente, competitiva nel contesto europeo».
L’ingegnere Rana, Dirigente in capo al Servizio Depurazioni e Recapiti, muovendo da una panoramica delle attività già messe in campo per sostenere gli ambiziosi propositi individuati dalla Regione Puglia in particolare con il vigente Piano Regionale di Tutela delle Acque, ha evidenziato «i punti di forza del riuso della risorsa idrica depurata per scopi plurimi (irriguo, industriale, ambientale e civile) e richiamato l’attenzione sull’opportunità di incentivare l’abbinamento tra domanda e offerta, sviluppando nuovi modelli di governance dello sviluppo economico verso più efficaci obiettivi di sostenibilità ambientale».
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Nei giorni scorsi, nell’ospedale Perrino di Brindisi, due nuovi pazienti sono stati sottoposti a un impianto di lente intraoculare telescopica per la degenerazione maculare evoluta. Il primo intervento era stato effettuato dall’équipe di Oculistica, diretta da Giuseppe Durante, nel mese di novembre scorso.
Durante la rimozione della cataratta viene inserita la lente che permette di utilizzare le aree sane della retina: le immagini sono ingrandite e proiettate su fotorecettori intorno alla macula, riducendo l’impatto della “macchia cieca” nella visione centrale.
“Dopo il primo intervento - spiega Durante - sono stati valutati circa 40 pazienti affetti da cataratta e maculopatia evoluta, e sono stati selezionati quelli che presentavano tutti i requisiti anatomici e funzionali richiesti per questo tipo di impianto”.
L’ospedale Perrino è tra i pochi centri di riferimento in Italia per l’impianto di lente telescopica e l’intervento è condotto in totale sicurezza per il paziente che viene seguito non solo per i controlli ma anche per la riabilitazione visiva.
“Il percorso di riabilitazione è fondamentale - spiega il responsabile dell'Unità operativa di Chirurgia vitreoretinica, Marco Leozappa, che esegue gli impianti - ma il cambiamento è significativo. Il paziente è in grado di riconoscere i volti delle persone, può leggere e guardare la tv: si ritorna quindi a una sensibilità visiva che ormai era stata persa a causa della maculopatia. Tutto questo porta naturalmente a un miglioramento della qualità della vita, a una maggiore autonomia in casa e fuori e anche a un minor carico su familiari e conviventi”.
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La Puglia invecchia più del resto d’Italia, con i nonni che in più di una famiglia su tre aiutano il bilancio domestico con una tendenza accentuata dalla crisi scatenata dalla pandemia e dall’impoverimento delle famiglie a causa dei fenomeni inflazionistici generati dalle guerre, con i fondi del PNRR che devono rappresentare un vero aiuto per gli anziani e le famiglie. E’ quanto emerso dall’analisi di Coldiretti Puglia, sulla base dei dati ISTAT sull’invecchiamento, diffusa in occasione del patto tra generazioni per un nuovo welfare sociale, a cui hanno partecipato Angelo Marseglia, presidente Associazione Coldiretti Pensionati Puglia, Donato Mercadante, delegato regionale di Coldiretti Giovani Impresa Puglia, Rita Tamborrino, responsabile regionale Donne Coldiretti Puglia, con gli interventi di Damiano Petruzzella, amministratore scientifico CIHEAM Bari e Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
In Puglia il numero di anziani cresce più che nel resto d’Italia – aggiunge Coldiretti Puglia - con 891mila residenti con più di 64 anni, mentre i grandi anziani con 85 anni e più che passano da 96 mila a 131 mila con +36,1%, un patrimonio di esperienza da tutelare, perché oltre a sostenere il bilancio domestico in più di una famiglia su tre, l’esperienza degli over 70 può essere di grande aiuto per affrontare un momento di drammatica difficoltà come quella attuale.
Secondo il rapporto di Bankitalia sulle economie regionali alla Puglia sono stati destinati alle amministrazioni territoriali regionali 25,1 milioni di euro per gli anziani non autosufficienti, il 4,5 per cento delle risorse complessive, quando per il raggiungimento dei Livelli Essenziali di Prestazioni i fondi avrebbero dovuto essere superiori del 50 per cento rispetto a quanto allocato.
Di contro su 425mila anziani over 70 in Puglia, 147mila vivono con pensioni minime di circa 516 euro, con uno scenario che si aggrava nelle aree rurali più difficili da presidiare – aggiunge Coldiretti Puglia - con la pandemia da Covid ed il caro bollette causato dalla guerra in Ucraina che hanno generato ansia e apprensione per il futuro e la salute nelle persone più vulnerabili e sensibili e gli anziani, in particolare quelli soli, con oltre il 30% dei nonni che vivono in povertà assoluta e necessitano di politiche di sostegno e socio-sanitarie.
“Va data piena attuazione alla legge sull’invecchiamento attivo, attraverso politiche integrate a favore delle persone anziane, valorizzando le loro esperienze professionali, formative e cognitive e programmando interventi nel campo della prevenzione, della cura e della tutela della salute. E’ grave il disagio avvertito dai nostri anziani, con una condizione già ai limiti della fascia di povertà per le pensioni minime e con uno Stato Sociale sempre meno attento ai loro bisogni e a quelli delle loro famiglie”, ha detto Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia.
Essenziale il ruolo degli anziani nelle aree rurali, con “la presenza di un pensionato in casa che viene considerata dal 40 per cento delle famiglie un fattore determinante per contribuire al reddito familiare, mentre il 35 per cento guarda ai nonni come un valido aiuto per seguire i bambini fuori dall’orario scolastico”, ha precisato Giorgio Grenzi, presidente dei Senior di Coldiretti, nel sottolineare che “c’è poi un 17 per cento che ne apprezza i consigli e l’esperienza ed un 4 per cento che si avvantaggia del loro sostegno lavorativo a livello domestico”.
“I network parentali sono fra i più importanti per garantire qualità e serenità di vita alle persone più avanti negli anni che spesso – ha insistito Pietro Piccioni, direttore regionale di Coldiretti – devono affrontare patologie più o meno gravi per le quali l’aspetto psicologico è parte integrante della terapia riabilitativa insieme alla collaborazione degli oltre 350mila operatori di cooperative sociali e di assistenza che seguono milioni di famiglie affiancando il lavoro dei servizi pubblici.”
La presenza degli anziani all’interno della famiglia in generale, e di quella agricola in particolare, è stata considerata come una forma arcaica da superare mentre con la crisi – sostiene Coldiretti Puglia – si sta dimostrando fondamentale per affrontare le difficoltà economiche e sociali di molti cittadini. La solidarietà tra generazioni sulla quale si fonda l’impresa familiare è – aggiunge Coldiretti Puglia – un modello vincente per vivere e stare bene insieme e non un segnale di arretratezza sociale e culturale come è stato spesso affermato.
Le pensioni aiutano i bilanci per più di una famiglia su tre con la presenza dei nonni in casa che viene giudicata positivamente per il contributo economico e sociale che sono in grado di offrire in un momento di difficoltà.
Da qui la necessità di intervenire per tutelare gli anziani, patrimonio di esperienza e ausilio vitale nelle famiglie, recuperare il potere di acquisto delle pensioni più basse – afferma Coldiretti Puglia – eliminare ogni forma di discriminazione fra lavoratori dipendenti ed autonomi anche per quanto attiene gli assegni familiari, riconoscere un sostegno per le famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza, definire i livelli essenziali di assistenza, potenziare i servizi di prevenzione presso gli ambulatori di medicina generale allo scopo di assicurare, agli anziani a basso reddito, gli accertamenti diagnostici in forma ambulatoriale, con riduzione delle liste di attesa, dei ricoveri in ospedale e della spesa sanitaria.
La presenza dei nonni – sottolinea la Coldiretti regionale – è sempre più importante anche rispetto alla funzione fondamentale di conservare le tradizioni alimentari e guidare i più giovani verso abitudini più salutari nelle scuole e nelle case. Uno stile nutrizionale – ricorda Coldiretti – basato sui prodotti della dieta mediterranea come pane, pasta, frutta, verdura, carne, olio extravergine e il tradizionale bicchiere di vino consumati a tavola in pasti regolari che ha consentito – continua Coldiretti – una speranza di vita tra le più alte a livello mondiale pari a 80,8 per gli uomini e a 85,2 per le donne.
Va anche riconosciuto un sostegno alle famiglie che si fanno carico di accudire in casa gli anziani con disabilità e/o non autosufficienza. E’ evidente – conclude Coldiretti Puglia – l’insostenibilità sociale della situazione a carico dei coltivatori pensionati e delle loro famiglie, sui quali si vanno sempre più scaricando i disservizi e le insufficienze dell’intervento pubblico.
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Presto i lavori di AQP per rifare le condotte di acqua potabile a San Michele Salentino
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