Mesagne. L'appello di don Pietro ai docenti

Settembre 16, 2023 2969

È iniziato il nuovo anno scolastico e con esso i problemi legati alla didattica. A Mesagne, ad esempio, si registrano classi in sovrannumero, con studenti diversamente abili che hanno bisogno di maggiore attenzione, docenti ancora in fase di copertura di classi e ragazzi con disturbi dell’apprendimento divenuti “ostaggi” di programmi didattici non adeguati alle loro capacità. Poi c’è la dispersione scolastica che gioca un ruolo silente, ma non indifferente, nella società. Così, per cercare di prevenire questi fenomeni don Pietro Depunzio, parroco della parrocchia di Mater Domini e responsabile della Casa di Zaccheo di Mesagne, ha invitato i docenti ad essere maggiormente tolleranti con gli studenti “difficili” e amarli con carità cristiana. “Vi chiedo di amare di più gli studenti 'difficili', quelli che non vogliono studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili e gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola. E ce ne sono di quelli che fanno perdere la pazienza”, ha esordito il sacerdote che ha tenuto a ricordare come, in questa difficile situazione, Gesù direbbe: “se amate solo quelli che studiano, che sono ben educati, che merito avete? Qualsiasi insegnante si trova bene con questi studenti”.

Don Pietro da anni si batte contro le fragilità della vita che colpiscono i più deboli, come la ludopatia, la povertà, la droga. “In una società che fatica a trovare punti di riferimento – ha proseguito - è necessario che i giovani trovino nella scuola un riferimento positivo. Essa può esserlo o diventarlo se al suo interno ci sono insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura, senza ridurre tutto alla sola trasmissione di conoscenze tecniche, ma puntando a costruire una relazione educativa con ciascun studente, che deve sentirsi accolto ed amato per quello che è, con tutti i suoi limiti e le sue potenzialità”. In pratica, “per trasmettere contenuti è sufficiente un computer, per capire come si ama, quali sono i valori, e quali le abitudini che creano armonia nella società ci vuole un buon insegnante”. L’invito di don Pietro è stato accolto positivamente dai genitori. Qualcuno dei quali ha ricordato le parole di don Milani: "Una scuola che lascia indietro i ragazzi più deboli, i più difficili è come un ospedale che cura i sani e manda a casa i malati". Pertanto la parola cruciale è l’amore. “Insegnare con amore rende ogni insegnante come albero d'ulivo, grande, visibile da lontano, produttore di frutto per le generazioni future. Le parole generate dall’amore di un insegnate arriveranno al cuore dei ragazzi, anche al cuore di quelli “difficili”, i ragazzi correranno insieme per essere uomini liberi in una società migliore”, ha concluso un altro genitore.

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