“Parola d’ordine innovazione e diversificazione – afferma Gianni Cantele, Presidente di Coldiretti Puglia - per contrastare gli effetti della crisi che il vino pugliese è riuscito parzialmente a schivare. Non è un successo casuale, dato che forti sono stati gli investimenti sostenuti dalle cantine pugliesi per determinare innovazione in termini di prodotto e di processo, per conquistare negli ultimi 10 anni importanti fette di mercato nazionale ed internazionale. Particolarmente apprezzati i vini ottenuti da vitigni autoctoni, quali per esempio il nostro Salice Salentino Riserva da negroamaro che si è imposto sui mercati europei e statunitensi”.
Inaspettatamente la Puglia vive il boom degli spumanti, per esempio, dove grande è la capacità di innovazione dei produttori pugliesi che hanno puntato, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili.
Ancora innovazione se si parla di vino bio e biodinamico. Il nuovo regolamento comunitario per la produzione di ‘vino biologico’ rappresenta un passo avanti importante per uno sviluppo adeguato del settore. Finalmente, grazie al fatto che le norme disciplinano l’intero processo enologico e non la sola fase di coltivazione in campo delle uve bio, si potrà etichettare il vino come “biologico” e non più come “ottenuto da uve biologiche“. Inoltre, sarà riconoscibile grazie all’apposizione in etichetta del logo europeo. Se analizziamo la ripartizione regionale della produzione viticola biologica, 6 regioni Sicilia, Toscana, Puglia, Abruzzo, Emilia Romagna e Marche concentrano in totale quasi il 70% delle superfici viticole biologiche.
“Le imprese vitivinicole in Puglia hanno scelto – continua il Direttore della Coldiretti Puglia, Anelo Corsetti - di intraprendere un difficile percorso agrario, ma imprenditorialmente affascinante, che ha fatto da traino rispetto agli altri comparti agricoli. La qualità e la tipicità nel comparto vitivinicolo sono divenuti presto elementi di carattere non solo economico, ma connaturati alla capacità imprenditoriale che va salvaguardata a difesa della salute dei consumatori e a caratterizzazione della specificità dei prodotti pugliesi sul mercato globalizzato. Si tratta di risultati di eccellenza per l’agroalimentare pugliese che ha conquistato un rapporto di grande fiducia con il consumatore del quale possono ora beneficiare l’ambiente e l’intera economia Made in Puglia”.
Ad oggi sono 6 le IGT (Indicazioni Geografiche Tipiche) ‘Tarantino’, ‘Valle d’Itria’, ‘Salento’, ‘Murgia’, ‘Daunia’, ‘Puglia’ e 29 i vini pugliesi DOC (Denominazione di Origine Controllata) che detengono un valore inestimabile, intrinseco alla materia prima ed alla professionalità imprenditoriale, che va salvaguardato a difesa della salute dei consumatori e a caratterizzazione della specificità dei prodotti regionali sul mercato globalizzato.
Ed i risultati della scelta di qualità degli imprenditori agricoli pugliesi non hanno tardato a farsi vedere: è aumentata del 33% la produzione DOC e DOCG (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita). Si tratta di un dato in controtendenza rispetto all’andamento del comparto nel resto del Mezzogiorno, dove i numeri sono in netto ribasso in Basilicata (-13%), Calabria (-25,5%), Sicilia (-19,7%) e Sardegna (-1,3%). Con i suoi 346.000 ettolitri di vino a denominazione d’origine, la Puglia ha contribuito ad accrescere l’incidenza produttiva dei vini meridionali sul totale nazionale, dominato da sempre dalla produzione del Nord Italia.