Redazione

Messe Nero?

Ottobre 29, 2020

 Vent'anni fa il Comune d Mesagne (Brindisi) ricordò con un convegno di studi il suo cittadino più famoso, Giovanni Messe, ultimo Maresciallo d'Italia (Mesagne, 10 dicembre 1883 – Roma, 12 dicembre 1968).
Un suo equilibrato profilo è nel Dizionario biografico degli italiani. Nel 2006 l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito pubblicò l'opera di Luigi Emilio Longo, Giovanni Messe. L'ultimo Maresciallo d'Italia (pp. 663), frutto dell'esplorazione del vasto fondo documentario approdato all'Archivio dell'US-SME. 

   Lo scorso 10 ottobre 2020, nel Convegno di studi su “Il lungo regno di Vittorio Emanuele IIII. Gli anni delle tempeste, 1938-1946 (Vicoforte), organizzato dalla ASSGG in collaborazione con enti e istituti, il Generale Antonio Zerrillo ha svolto la brillante e inappuntabile Relazione su Il Maresciallo Giovanni Messe e la riscossa del Regio Esercito Italiano. Nelle conclusioni ha ricordato il monumento decretatogli dal Comune nativo, mai ultimato. 
   Per chissà quale congiunzione astrale, negli stessi giorni a Mesagne è stato acceso un faro sulla sorte del busto del Maresciallo da anni pronto per essere collocato all'aperto, quale “Memoria” e motivo di riflessione sulla complessa storia d'Italia. Umili genere natus, per virtù propria e perché la Terza Italia promosse l'ascesa sociale dei cittadini come mai era avvenuto prima né accadde dopo, Messe percorse una straordinaria carriera sino al grado all'epoca supremo, passando attraverso ruoli di particolare merito, anche quale aiutante di campo di Vittorio Emanuele III.

   D'improvviso, la figura e l'opera del Maresciallo vengono ora poste in discussione sulla base di alcune carte pubblicate da Mario J. Cereghino e Giovanni Fasanella in Le menti del doppio Stato. Anziché vagliarne l'attendibilità e contestualizzarne generi e contenuti, talune associazioni che si ergono a depositarie della Verità si sono affrettate a demonizzare Messe quale stratega della repressione di chi negli anni 1943 e seguenti si prefisse di portare l'Italia nell'orbita dell'Unione Sovietica. Secondo qualcuno bisognava invece spianare la strada all'arrivo dell'Armata Rossa. Chi vi si oppose difendendo lo Stato sorto dal Risorgimento e dall'unificazione nazionale va cancellato dalla memoria.
   Ridotto all'osso, il “caso Messe” ora strumentalmente aperto è tutto lì: monarchico, liberale e cattolico, nel dopoguerra egli fu eletto senatore sotto l'insegna della Democrazia Cristiana (1953: come il Generale Raffaele Cadorna, già Capo del Corpo Volontari della Liberazione), poi alla Camera nelle file del Partito monarchico popolare (1958, con ingresso a Montecitorio nel 1961) e infine in quelle del Partito liberale italiano (1963-1968), all'epoca guidato da Giovanni Malagodi. Messe ebbe dunque i voti di democristiani, monarchici e liberali negli anni da De Gasperi ad Aldo Moro. Tutti golpisti o collusi con il leggendario “doppio Stato”? 
   Per essere degni di ricordo pubblico bisogna proprio aver avuto la tessera del Partito comunista d'Italia e dei suoi succedanei o almeno averlo fiancheggiato e soprattutto non averlo avversato? La quistione posta da chi vuol prospettare un “Messe Nero” anziché, qual fu,  un patriota insigne, non è “di parte” ma storiografica: ed è in questi termini che qui viene posta, quale invito al confronto storiografico. Chi nel 1943-1946 si schierò per la conservazione della forma monarchica dello Stato è soggetto alla perpetua damnatio memoriae? E chi ha diritto oggi a sentenziarla? 
Per promuovere il confronto civile pubblichiamo integralmente la Relazione svolta dal Generale Antonio Zerrillo e saremo lieti di dare spazio alle osservazioni che al riguardo ci venissero inoltrate.

   Poiché nel citato libro Cereghino e Fasanella prospettano l'appartenenza alla massoneria quale indizio di collusione con le trame più oscure, ricordiamo quanto il 10 scorso aggiungemmo come nota alla bella Relazione del Generale: il 3 giugno 1919 il tenente colonnello Giovanni Messe, comandante del IX Reparto d'Assalto degli Arditi, venne iniziato massone nella Loggia “Michelangelo” di Firenze, con diploma ne varietur n. 53.738. Se essere massoni e fedeli alla Corona è un demerito, vanno allora demoliti tutti i monumenti di Giuseppe Garibaldi. L'Eroe per antonomasia indossò la divisa di generale dell'Armata Sarda, per insegna ebbe “Italia e Vittorio Emanuele”, fu acclamato il Primo massone d'Italia e venne eletto gran maestro effettivo del Grande Oriente nell'estate 1864.
   Prima di inventare un “Messe Nero” è bene studiare e capire la storia d'Italia e magari ricordare che nel 1948 il Fronte Popolare socialcomunista (Togliatti-Nenni) assunse per insegna proprio Garibaldi...

Aldo A. Mola
 

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Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi giovedì 29 ottobre 2020 in Puglia, sono stati registrati 7083 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono stati registrati 716 casi positivi: 240 in provincia di Bari, 41 in provincia di Brindisi, 48 in provincia BAT, 208 in provincia di Foggia, 48 in provincia di Lecce, 129  in provincia di Taranto, 1 attribuito a residente fuori regione, 1 caso di provincia di residenza non nota.

Sono stati registrati 7 decessi: 2 in provincia di Bari, 5 in provincia di Foggia.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 544.675 test.

6361 sono i pazienti guariti.

10.002 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 17.069, così suddivisi:

7.123 nella Provincia di Bari;

1.780 nella Provincia di Bat;

1.161 nella Provincia di Brindisi;

4.016 nella Provincia di Foggia;

1.221 nella Provincia di Lecce;

1.647 nella Provincia di Taranto;

119 attribuiti a residenti fuori regione.

2 casi di provincia di appartenenza non nota.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

A Mesagne i positivi attualmente sono 7 mentre 2 sono guariti. 

 

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La giunta comunale ha approvato richiesta e progetto esecutivo per candidare al bando “Sport e Periferie 2020” i lavori di rigenerazione della pista di atletica leggera “Lucio Montanile”, nel complesso sportivo in contrada Masseriola per l'attività agonistica a livello nazionale, e per lo svolgimento di tutte le discipline dell’atletica leggera riconosciute.

Questo progetto esecutivo sarà inserito nel redigendo programma operativo 2020-2022, dell’importo complessivo di 900mila euro, e prevede i seguenti interventi:

  • rimozione degli elementi dei cordoli in alluminio;
  • rimozione di tutta la pavimentazione della pista;
  • leggera fresatura della pavimentazione sottostante e rimozione delle radici superficiali;
  • leggera fresatura della pavimentazione sottostante e rimozione delle radici superficiali;
  • correzioni di alcuni dislivelli longitudinali superiori al 1x1000, nei tratti in curva della pista, da eseguirsi precedentemente alla posa della nuova pavimentazione mediante piccole colate di resina ovvero con fresatura della parte eccedente;
  • rifacimento della pavimentazione sportiva per atletica leggera da realizzare secondo i requisiti di cui al Regolamento tecnico FIDAL/IAAF;
  • posa in opera di cordolino in alluminio;
  • realizzazione della nuova segnaletica orizzontale tramite verniciatura del manto come da regolamento FIDAL;
  • sostituzione della gabbia del lancio del disco;
  • rifacimento delle pedane di lancio;
  • manutenzione delle fosse di atterraggio in sabbia dei salti in lungo e triplo;
  • manutenzione straordinaria della tribunetta;
  • manutenzione straordinaria dei locali adibiti a deposito sotto la tribuna;
  • revisione e ripristino dell'impianto elettrico previa sostituzione dei proiettori delle torri faro;
  • revisione e ripristino dell'impianto di amplificazione con sostituzione degli altoparlanti;
  • revisione e ripristino dell'impianto di irrigazione;
  • realizzazione di sistema di videosorveglianza;
  • miglioramento dell’efficienza energetica attraverso l’impiego di apposita tecnologia e l’utilizzo di fonti rinnovabili.

L’importo complessivo di 900mila euro sarà così ripartito: 700mila euro da finanziare attraverso il bando Sport e Periferie e, la restante parte di 200mila euro, con il cofinanziamento con fondi comunali.

L’impianto sportivo, una volta adeguato, potrà ottenere l’omologazione da parte della

FIDAL per lo svolgimento di manifestazioni sportive agonistiche regionali e nazionali, anche nell’ambito delle attività sportive paralimpiche per garantire la parità sociale per i diversamente abili.

A tal fine è stato già redatto e sottoscritto un protocollo di intesa con la FIDAL e con il CPI regionale al fine di avviare, a lavori ultimati, lo svolgimento continuativo di manifestazioni sportive di vario tipo.

“Dalla realizzazione dell'impianto sono trascorsi circa 40 anni - racconta l’assessore allo Sport Oreste Pinto - ed attualmente lo stato di utilizzo richiede un completo intervento di adeguamento, partendo dal piano della pista che non è più omologabile nemmeno per manifestazioni sportive a livello locale.

Il nostro intento è di ridare a Brindisi una struttura di eccellenza in campo nazionale che possa rappresentare un tassello importante della futura cittadella dello sport che si realizzerà anche con la presenza del nuovo palazzetto”.

 

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Buone nuove per la città di Mesagne. Il Comune ha eseguito una serie di opere idrauliche necessarie ad abbassare il rischio di allagamenti nella città. Il tutto in ossequio al Pai, il Piano di assetto idrogeologico, che ha come obiettivo specifico l’individuazione delle aree a rischio di frane e di alluvione e la previsione di azioni finalizzate alla prevenzione e mitigazione di detto rischio sul territorio. Questi interventi permetteranno all’ente locale di riperimetrare il Pai, liberando diversi ettari di terreni dal rischio allagamento. Soddisfazione è stata espressa dall’intera Amministrazione comunale e dall’assessore ai Lavori pubblici e Protezione civile, Roberto D’Ancona.

Soprattutto le opere idriche realizzate in questi anni dovrebbero mettere la città al sicuro dagli endemici allagamenti. La vecchia perimetrazione fu fatta il 27 marzo 2006 a seguito degli allagamenti che scossero la città mettendo a rischio la vita degli stessi cittadini. Da allora l’Autorità idrica di bacino ha comunicato al Comune una serie di adempimenti necessari ad abbassare il rischio idraulico e, quindi, propedeutici alla riperimetrazione dell’area interessata. Sono stati eseguiti, anche, interventi di sistemazione e miglioramento ambientale, che favoriscano tra l’altro la ricostruzione dei processi e degli equilibri naturali, il riassetto delle cenosi di vegetazione riparia, la ricostituzione della vegetazione spontanea autoctona. Tra tali interventi sono compresi i tagli di piante stabiliti dall’autorità forestale competente per territorio per assicurare il regolare deflusso delle acque.

A distanza di 14 anni diverse opere sono state realizzate, altre sarà necessario approntarle nei prossimi anni affinché il territorio sia messo completamente in sicurezza. Dunque, è partita dal Comune di Mesagne la richiesta di modifica del Pai per la ridefinizione del rischio in gran parte del territorio urbano ed extra urbano. Il tutto a seguito del completamento degli interventi idraulici eseguiti per la mitigazione del rischio idrogeologico. Interventi iniziati nel 2012, con diversi stralci, e collaudati nel 2020 a seguito della conclusione dei lavori. “La richiesta, come da progetto e verifica ambientale, permetterà di eliminare completamente il rischio idrogeologico”, ha spiegato l’assessore D’Ancona -. Questo vuol dire avere una maggiore sicurezza per tutti i cittadini interessati in passato da situazioni di allagamenti, ma vuol dire, soprattutto, lo sblocco di alcuni limiti nel comparto edile, causati da questo vincolo. In pratica in quelle aree dove non c’è più nessun rischio di allagamenti adesso si potrà costruire”. La riperimetrazione, infatti, permetterà di svincolare “una grossa fetta di territorio che potrà essere edificata con benefici concreti nell'edilizia locale”, ha concluso l’assessore D’Ancona.

 

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Il Movimento NO TAP/Snam della Provincia di Brindisi non può perdere occasione di intervenire dopo aver letto alcune recenti dichiarazioni a mezzo stampa del Consigliere Regionale del Partito Democratico Fabiano Amati che ha avuto la bella idea di riprendere la questione delle c.d. “compensazioni” che TAP e Snam dovrebbero rendere ai territori interessati dal passaggio del tanto discusso gasdotto che da San Foca di Melendugno arriva a Brindisi in contrada Matagiola, a metà strada tra Brindisi e Mesagne.

Addirittura interviene sulla questione anche il Sottosegretario Turco, responsabile di gestire il fascicolo TAP per conto della Presidenza del Consiglio, con riferimento alle “compensazioni” ai fini del ristoro, cerca di propagandare una necessità di sviluppare proposte progettuali orientate a favorire investimenti forieri di sviluppo imprenditoriale, occupazionale o di benessere collettivo e condiviso in un percorso metodologico condiviso che vedrà il Governo come interlocutore dei Comuni attraversati dall'opera.

In verità la questione si trascina da alcuni anni ormai senza esiti degni di nota e viene ciclicamente riesumata inutilmente.

Ma adesso più che mai l'argomento delle “compensazioni” è diventato di attualità ed è molto discusso in queste settimane sulle pagine dei quotidiani locali nelle quali abbiamo registrato diversi interventi improvvisati da parte di qualche esponente politico di queste parti e non solo, come per dare un senso alla propria esistenza.

Non ci facciamo meraviglia di tutto ciò proprio, appunto, se a riproporre l’argomento delle c.d. “compensazioni”, e pure a babbo morto, è stato il Consigliere Regionale Fabiano Amati.

Come non ci facciamo meraviglia che gli effetti di queste sue brillanti affermazioni hanno scatenato le fantasie più disparate dei tanti che in politica hanno vissuto di espedienti.

Tant' è che è subito partita la corsa penosa all'inseguimento di una “elemosina” per il territorio ed è deplorevole vedere quei tanti che stanno già sgomitando per arraffare le briciole di quei quattro soldi ammesso pure che un giorno verranno gentilmente concessi a titolo di ristoro ai territori.

Ci sarebbe da approfondire la discussione sulla questione sia dal punto di vista tecnico e sia soprattutto dal punto di vista politico ma non è questo il punto, almeno per ora.

Coincidenza vuole che proprio adesso esce fuori la questione delle “compensazioni”.

Proprio in questo particolare momento che TAP e Snam sono in evidente difficoltà per l’emergere di presunte irregolarità procedurali/autorizzative che riguardano il loro operato e che sono oggetto di attenzione dalle Autorità Giudiziarie.

Cogliamo l'occasione per ricordare che a settembre scorso è cominciato il processo che coinvolge i vertici di TAP per le palesi violazioni ambientali commesse nella realizzazione delle opere del gasdotto nel quale la Regione Puglia, diversi Comuni, Enti, associazioni e cittadini hanno avanzato richiesta di costituzione di parte civile.

La nostra sensazione è invece che qualche ben pensante vuole tentare di lanciare un salvagente alle due multinazionali per indurre la politica e le istituzioni locali assieme, al governo, a trovare l'accordo sulle “compensazioni” in modo da legittimare tutto quello che è illegittimo e che tutto vada bene, madama la marchesa!

Quello che rafforza la nostra sensazione è che questi ben pensanti fanno pure finta di ignorare che manca ancora tutto il tratto della Rete Adriatica con annessa centrale di compressione di Sulmona per portare il gas di TAP a destinazione.

Altro che, come dice Amati, tra qualche settimana TAP aprirà le valvole ma per mandare il gas dove?

Può anche darsi che stiamo prendendo un clamoroso abbaglio ma è evidente il fatto che sicuramente uno più in sensi non si sarebbe mai spinto a prescindere a simili iniziative perché sa perfettamente che non ci sarebbe alcun vantaggio concreto per le comunità ospitanti il “tubicino” a fronte di una indecente proposta economica avanzata a suo tempo da TAP e Snam ai comuni interessati a titolo di compensazione per i disagi del passaggio del gasdotto con tutti gli annessi e connessi.

E uno in sensi farebbe molta attenzione a non sottovalutare l'aspetto etico e morale di una vicenda, quella del gasdotto TAP, nata forzando tutto l’inforzabile, un altro poco, finanche, forzando le leggi della fisica all’occasione.  

Ci sarebbe ancora tanto e tanto da dire per scardinare pezzo per pezzo tutte le contraddizioni di questa allegra trovata di Amati ma per ragioni di spazio e di opportunità ci riserviamo di riprendere il filo in un secondo momento in caso dovesse essere necessario.

Nel momento in cui la Turchia di Erdogan rappresenta una grave minaccia per l'Europa e il conflitto tra Azerbaijan e Armenia per il Nagorno Karaback è dagli esiti imprevedibili è da scellerati non tenere conto degli effetti per nostra Nazione e per Europa di queste dinamiche che stanno mettendo in discussione gli equilibri geopolitici della regione caucasica da dove, appunto, parte il gas di TAP che per arrivare sulle coste salentine passa nel gasdotto TANAP per circa 2000 Km in territorio turco.

Qualcuno queste domande deve pur farsele e dubitiamo che Amati e suoi amici benpensanti se le faranno perché evidentemente hanno altro a cui pensare, politicamente si intende.

La cosa positiva è che non tutti, sindaci compresi, stanno cadendo nella trappola tesa da Amati & Co. e i motivi certamente ci saranno.

Auspichiamo che rinsaviscano al più presto tutti coloro i quali, speriamo in buona fede, si sta lasciando affascinare dalle sfolgoranti trovate di Amati perché a queste latitudini ci sarebbe da fare altro di più importante per riscattare questo territorio.

Auspichiamo che in questo territorio salentino si metta al più presto al centro della discussione invece l'abbandono delle fonti fossili e l'abbandono di un modello di sviluppo anacronistico e che porta solo devastazione climatica, ambientale, economica e sociale e che sia apra una nuova fase di progettazione di un modello di sviluppo alternativo attento ai bisogni del territorio e della gente che lo abita.  

Movimento NO TAP /Snam della Provincia di Brindisi

 

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ARSENALE BRINDISI – ARESTA (M5S): “PROPOSTE ASSUNZIONI PERSONALE CIVILE DELLA DIFESA”. Prendendo la parola ieri pomeriggio, durante l’audizione in Commissione Difesa della Camera del Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Ammiraglio Sq. Giuseppe Cavo Dragone, il deputato Giovanni Luca Aresta è tornato sul tema dell’assunzione di dipendenti civili negli arsenali di Brindisi, Augusta e La Spezia.
“Ci preme sottolineare - ha affermato Aresta - il ruolo svolto dal Parlamento, e dal MoVimento 5 Stelle, nel piano straordinario di assunzioni del personale civile per gli Arsenali militari nel nostro Paese. Ricordo come nel Dl agosto siamo riusciti ad inserire un provvedimento che autorizza il Ministero della Difesa ad assumere un contingente complessivo di 315 unità di personale civile non dirigenziale con profilo tecnico rispondendo così alla necessità di adeguare il numero dei dipendenti civili dell’Arsenale militare marittimo di Taranto.”
“Adesso ci stiamo impegnando – precisa Aresta - affinché già con la legge di Bilancio siano stanziate le risorse per l’assunzione di personale civile della Difesa anche negli arsenali militari marittimi di Brindisi, La Spezia e Augusta”.
Segnatamente sull’Arsenale militare di Brindisi Aresta ha ricordato “ciò che di positivo, in termini di buona occupazione, potrebbe rappresentare per il nostro territorio specialmente in un periodo di crisi come l’attuale.”
“Da tempo - prosegue il parlamentare - insieme anche alle organizzazioni sindacali, sottolineiamo la necessità di non perdere capacità e figure professionali fondamentali per i nostri arsenali. Perdita che sta diventando molto critica a causa del blocco delle assunzioni che ha finito per sommare due aspetti negativi: riduzione del numero dei tecnici assunti ed innalzamento della media di età del personale. “
“Mi ha fatto molto piacere – ha concluso Aresta – il riconoscimento fatto dall’Ammiraglio Cavo Dragone per l’impegno prodigato dalla Commissione a sostegno degli Arsenali militari marittimi e per il loro rilancio e ammodernamento”.
 

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Questa mattina, il responsabile della centrale elettrica Enel “Federico II” di Brindisi, Ing. Concetto Sergio Tosto, ha consegnato in comodato d’uso al Comando Provinciale Carabinieri di Brindisi un’autovettura elettrica marca Nissan modello Leaf. Presenti anche l’ing. Vincenzo Masciavè, responsabile della Security e il dottor Angelo Di Giovine, responsabile degli Affari Istituzionali di Enel. L’iniziativa è inquadrata nelle finalità proprie di Enel Produzione S.p.A. di contributo allo sviluppo economico e sociale delle comunità locali, in una logica di crescita sostenibile e inclusiva. Il citato veicolo elettrico, che rappresenta lo stato dell’arte nel settore delle automobili elettriche di medie dimensioni, è stato consegnato al Comandante Provinciale, Colonnello Vittorio Carrara, e verrà utilizzato per le esigenze di servizio del personale dipendente del Comando Provinciale.

 

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I Carabinieri della Stazione di Mesagne hanno eseguito l’ordinanza della custodia cautelare in carcere per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, nei confronti di KUMBANKYET David, 29enne di origine ghanese residente a Mesagne. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Brindisi a seguito della reiterazione del medesimo reato. L’uomo, agli arresti domiciliari poiché tratto in arresto dai militari operanti in diverse circostanze e sempre per detenzione i ai fini di spaccio di stupefacenti, il 24 ottobre scorso è stato anche denunciato in stato di libertà per le medesime condotte. L’arrestato, concluse le formalità di rito, è stato tradotto presso la casa circondariale di Taranto.

COVID: COLDIRETTI PUGLIA, PRIMITIVO E NEGROAMARO IN CIMA A CLASSIFICA VINI PIU' CONSUMATI AI TEMPI DELLA PANDEMIA. La Puglia spicca nella speciale top ten dei vini più graditi dai consumatori italiani, con un rapporto qualità/prezzo evidentemente molto appetibile e una distintività territoriale premiante, che fa balzare il vino Primitivo al secondo posto e il Negroamaro al quinto posto della classifica dei vini emergenti che ai tempi del Covid hanno fatto registrare il maggior incremento delle vendite. E’ il commento di Coldiretti Puglia ai dati della ricerca della Rome Business School, la business school a maggior presenza internazionale in Italia con studenti provenienti da 150 nazioni che ha approfondito i cambiamenti che stanno interessando il comparto del vino nello scenario del Covid-19.

“Parole chiave sono innovazione e diversificazione per contrastare gli effetti della crisi che il vino pugliese è riuscito a schivare. Non è un successo casuale, dato che forti sono stati gli investimenti sostenuti dalle cantine pugliesi per determinare innovazione in termini di prodotto e di processo, per conquistare negli ultimi 10 anni importanti fette di mercato nazionale ed internazionale”, dichiara Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

La Puglia è una delle 5 regioni dove si registra un incremento sensibile – conclude Coldiretti Puglia - delle performance delle Indicazioni Geografiche del vino, pari a 142milioni di euro, con la provincia di Taranto che aveva tirato  la volata - fino al periodo pre-covid - con 42 milioni di euro in più rispetto all’anno precedente.

“E’ il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del terroir e delle varietà autoctone passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi, ma anche grazie a un poderoso sistema di controlli che il settore si è dato in Italia”, ribadisce Gianni Cantele, responsabile della Consulta vitivinicola di Coldiretti Puglia.

Il crack della ristorazione con il crollo delle attività di bar, gelaterie, pasticcerie, trattorie, ristoranti, pizzerie e agriturismi pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, a partire proprio dai vini che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione – precisa la Coldiretti – rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

“Alle limitazioni alle attività di impresa devono corrispondere in tempi stretti i sostegni economici a tutte le imprese lungo la filiera agroalimentare – conclude Cantele - per dare liquidità ad aziende che devo sopravvivere all’emergenza Covid, come il taglio del costo del lavoro con la decontribuzione protratta anche per le prossime scadenze superando il limite degli aiuti di Stato, interventi a fondo perduto per agriturismi e ristoranti per incentivare l’acquisto di prodotti alimentari e vino Made in Italy”.

Il bonus ai ristoranti che utilizzano prodotti 100% Made in Italy è importante per sostenere l'intera filiera agroalimentare – conclude Coldiretti Puglia - dal campo alla tavola che subisce una perdita stimata in 8 miliardi nel 2020 per mancati acquisti di cibi e bevande, a partire dal vino che ha risentito del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa provocati dall’emergenza Coronavirus.

 

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Il Sindacato Cobas dichiara lo stato di agitazione dei lavoratori che operano per il Comune di Brindisi nei servizi di Assistenza Domiciliare Integrata, Servizio Assistenza Domiciliare, Polo Servizi Territoriali che racchiude "Centro per la famiglia -servizio di mediazione,servizio affidi, sportello sociale", per il mancato pagamento dello stipendio del mese di Settembre da parte della cooperativa Genesi e soprattutto per la certa prospettiva di non pagarsi per i mesi successivi per difficoltà del Comune di Brindisi.

Il Cobas dichiara una giornata di sciopero di tutti i servizi sociali per Martedì 10 Novembre con manifestazione davanti al Comune di brindisi alle ore 9,00 perché il problema riguarderà nelle prossime settimane tutte le cooperative  .

Così come avevamo preannunciato quasi un anno fa , in occasione delle nostre proteste in occasione del voto sul Piano di Predissesto Economico del Comune di Brindisi si è venuta a creare una situazione di grave crisi per i servizi sociali .

Il piano di predissesto prevedeva dei tagli ai servizi sociali ma al momento di applicarli il Sindaco Riccardo Rossi ha deciso di dare continuità agli stessi utilizzando lo strumento della ordinanza sindacale.

Tutto questo in pieno disaccordo con il dirigente del settore , il quale non avallava la decisione del Sindaco perchè in contrasto con il piano .

Da qui nascono i problemi.

L'uso della ordinanza sindacale presuppone che i pagamenti alle cooperative non possano essere effettuati normalmente perchè  considerati debiti fuori bilancio .

Per poter pagare le cooperative questi debiti devono passare dal Consiglio Comunale ed essere riconosciuti per un successivo inserimento nel bilancio comunale.

In buona sostanza le cooperative dall’inizio della ripresa del lavoro a Maggio 2020 non hanno preso  un euro ed hanno difficoltà a pagare così come ci ha comunicato La cooperativa Genesi.

I lavoratori per potersi pagare con questa situazione devono aspettare , se le cose vanno bene , altri numerosi mesi.

Ricordiamo che l’ordinanza sindacale prevede le attività per i servizi sociali fino a Dicembre e dopo?

Ci domandiamo come farà  il Sindaco Rossi a mantenere l'impegno preso con i lavoratori di non fare più gare ma di costituire un Consorzio per superare la fase delle gestione delle Cooperative ?

 Ancora non abbiamo capito con quali soldi e quale percorso realizzativo.

Nei giorni scorsi abbiamo chiesto un incontro al Sindaco Rossi proprio per capire le sue intenzioni in proposito.

Il Cobas intanto non ci sta a lavorare e non essere pagati  chissà per quanti mesi ancora ed invita tutti i dipendenti delle cooperative a protestare Martedì 10 Novembre .

Per il Cobas Roberto Aprile

 

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