nei reparti di Medicina e Lungodegenza dell’ospedale “San Camillo de Lellis” di Mesagne. La notizia si è diffusa dopo l’invio di una lettera, datata 12 agosto, a firma del dirigente medico, La Spada, e indirizzata alla dirigente dei reparti in questione che è stata invitata alla sospensione dei ricoveri. Fino a qualche giorno fa c’erano ricoverati circa 10 pazienti adesso, probabilmente a causa delle ferie, verranno bloccati tutti i nuovi arrivi. Inoltre, nei prossimi giorni verrà bloccato anche il servizio di Radiologia per consentire ad una ditta incaricata dall'Asl di effettuare dei lavori di adeguamento. Così, ancora una volta l'ospedale “De Lellis”, o ciò che ne rimane, è ridotto al lumicino e fatica a trovare una identità nel panorama sanitario della Regione Puglia. Inutile dire che sia in città sia ne mondo politico locale si è subito manifestato un sentimento di indignazione per l'agonia, lenta e inarrestabile, in cui l'ospedale si trova da anni. “Sono tutti segnali degli evidenti fallimenti delle politiche sanitarie regionali e, diciamolo pure, comunali”, ha tuonato Antonio Calabrese, coordinatore di Progettiamo Mesagne e componente del comitato civico “Sos San Camillo” secondo cui la firma messa sul protocollo d'intesa, siglato con Regione Puglia e Asl dal sindaco Pompo Molfetta, nel marzo scorso, “è stato, a nostro avviso, un gravissimo errore che ha inferto il colpo mortale al nostro storico nosocomio che da ospedale d'eccellenza, così come è stato per tanti anni, sarà riconvertito, nella migliore delle ipotesi, in un mero ambulatorio”. Secondo Calabrese la città di Mesagne ha perso una grande opportunità. “Poteva – ha spiegato - risolvere tantissimi problemi al territorio in termini di servizi e prestazioni varie, ad esempio implementando un pronto soccorso per codici bianchi e verdi, venendo in aiuto così al congestionato “Perrino” di Brindisi, prevedendo anche un centro dialisi, di cui vi è tanto bisogno, ed ancora costituendo un vero e proprio centro chirurgico provinciale per pazienti a basso rischio, trattati in day surgery, per tutte le branche di Chirurgia e non solo per alcune come oggi previsto dalla riconversione. E ancora costituendo un centro di prevenzione e promozione della salute oltre, ovviamente, a mantenere le prestazioni ambulatoriali che già detiene”. Così non è stato poiché la mannaia dell'assessorato regionale si è abbattuta anche su questa bella realtà sanitaria territoriale decapitandola. “Si è scelto, invece, di investire nel privato con servizi che costano tantissimo e vengono impiegati pochissimo, ad esempio l'auto medica praticamente parcheggiata al “San Camillo” con costi che si aggirano intorno ai 500 euro giornalieri. In ultimo ci chiediamo a che punto è questa riconversione in Pta poiché doveva iniziare ad aprile con l'attivazione dell'hospice e ancora siamo in alto mare tenuto conto che tutto si dovrà concludere entro il 31 dicembre 2017".
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