Monsignor Intini amareggiato per il furto degli ori
Il furto degli ori della Vergine del Carmelo di Mesagne ha causato anche nelle sfere ecclesiastiche una chiara amarezza e un forte disappunto. Il furto di Mesagne segue di pochi mesi un altro furto sacrilego che si era verificato a Brindisi, nella chiesa di San Paolo Eremita, in cui era stato collocato il museo diocesano. Era il 21 marzo scorso, quando una banda di professionisti era penetrata all’interno del museo depredandolo di oggetti sacri di inestimabile valore. Inutile l’appello lanciato ai ladri dall’arcivescovo Giovanni Intini di riportare indietro la refurtiva. Così, sulla vicenda del furto degli ori della Madonna del Carmine è intervenuto nuovamente l’arcivescovo Intini. “Ho appreso del furto perpetrato a Mesagne nella Basilica del Carmine, in cui sono stati rubati gli ori appartenenti alla Vergine del Carmelo – ha esordito il presule -. C’è tanta amarezza anche in questa circostanza in cui è stata colpita la devozione di una intera comunità. Gli ori, infatti, hanno un valore per i cittadini che li hanno donati. Sono ori che hanno un vissuto, una storia. A volte di gioia altre volte di sofferenza”. Infine, Monsignor Intini ha tenuto a sottolineare che si “tratta di un gesto molto grave in cui resta colpita la religiosità dell’intera comunità mesagnese”. Sul furto è intervenuto anche don Pietro De Punzio, parroco del santuario di Mater Domini, che nel 1993, esattamente 30 anni fa, fu depredato da due tele artistiche di grandi dimensioni, una realizzata da Domenico Pinca e l’altra da un autore ignoto salentino del XVIII secolo, di enorme valore storico-economico. “Ha ragione l’arcivescovo quando dice che il furto è molto grave – ha spiegato don Pietro -. Infatti, è come se avessero rubato nell’abitazione di ogni mesagnese. Tanta è la devozione verso la nostra Patrona. Purtroppo questi episodi causano un clima di incertezza. Anche se la città sembra tranquilla c’è chi si muove nel sottobosco, causando questi episodi che lascino la gente sconcertata. La criminalità esiste e non bisogna mai abbassare la guardia”. Tuttavia, don Pietro sulla sicurezza delle fabbriche cristiane ha le idee ben chiare. “Le nostre comunità religiose – ha confidato - devono attrezzarsi sul fronte della sicurezza per evitare che accadano episodi come quello del furto degli ori”. Il parroco intende suggerire di dotare le chiese e gli ambienti ad esse collegati di impianti antintrusione, che siano allarmi sonori collegati con le forze dell’ordine e impianti di video sorveglianza con drive che registrano virtualmente su cloud esterni. Inoltre, per evitare spiacevoli episodi ha suggerito alla sua comunità parrocchiale e alla confraternita di Mater Domini di alienare qualsiasi oggetto di valore appartenente alla Vergine. “La Madonna non ha bisogno di questi ori devozionali – ha spiegato – meglio venderli e investire il ricavato in opere di bene, opere caritatevoli. Infatti, la devozione più bella è di condividere questi oggetti devozionali con coloro che hanno bisogno di un aiuto, un pasto, un letto, abiti e quant’altro possa lenire i propri disagi”.
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