dieci individui e tre società accusati di aver smaltito in uliveti del brindisino fanghi di dragaggio provenienti dalla dismissione dell'area ex “Belleli Offshore”, del porto di Taranto. L’Amministrazione Scoditti è stata riconosciuta dal tribunale parte offesa nella vicenda poiché è stato leso il nome della città. Così, lo scorso 14 febbraio il pm del tribunale di Brindisi, Giuseppe De Nozza, ha deciso di citare in giudizio dieci persone fisiche e tre aziende accusate di reati ambientali. Una vicenda piuttosto anomala di cui a maggio dovrà rispondere l’impresa di movimento terra di Vincenzo Montanaro proprietaria, nella zona industriale di Mesagne, di una piattaforma per il recupero d’inerti, l’azienda di autotrasporti “Carlucci Srl” di San Vito dei Normanni e la “Cbmc Srl” con sede legale in Taranto. Le persone rinviate a giudizio sono Francesco e Massimiliano Vinci, di San Vito dei Normanni, di anni 48 e 37 anni; Anthony Gatti, di anni 33, di San Vito dei Normanni; Maurizio Carlucci, di 36 anni, di San Vito dei Normanni; Vincenzo Montanaro, di 52 anni, di Mesagne; Vito Messi, di 51 anni, di Massafra; Gino, Maria Francesca e Francesco Alessandro Campana, di 64, 37 e 34 anni, di Mesagne. Infine, Antonio Montanaro, 78 anni, di Mesagne. Secondo le indagini del Noe di Lecce, al comando del maggiore Nicola Candido, sarebbero state smaltite impropriamente i fanghi di dragaggio, circa 11 mila tonnellate, del porto tarantino. Le indagini portarono nella primavera 2013, in due diversi interventi dei carabinieri, al sequestro di tre terreni: uno a Mesagne, di 15 mila metri quadrati, e altri due, di circa 20 mila metri quadrati, nelle campagne tra San Vito dei Normanni e Brindisi, destinati a ospitare uliveti e vigneti in campi in cui fu rilevata la presenza nel sottosuolo di fanghi. In un caso, secondo quanto ipotizzato, alcuni trasportatori avrebbero anche raggirato il conduttore di un’azienda agricola e proprietario di un terreno, convincendolo che i fanghi avrebbero potuto essere utili per concimare i terreni. La prima udienza del processo è stata fissata al prossimo 28 maggio. Nel 2013 alcune segnalazioni di agricoltori furono acquisite al faldone ben più articolato di un’inchiesta sui fanghi di dragaggio che i carabinieri stavano conducendo da un po’ di tempo. Così, il 25 marzo e il 24 aprile del 2013 i militari fecero scattare il blitz in contrada “Mascava”, in agro di Brindisi ai confini con quello di San Vito, e in contrada “Albanesi”, in agro di Mesagne. I fanghi erano scaricati in oliveti e vigneti. In un caso qualcuno si fece pagare dal proprietario del terreno, Fabrizio Distante di Mesagne, che si è costituito in giudizio come parte offesa, i fanghi che avevano scaricato poiché, a dir loro, era un ottimo fertilizzante per le colture. Adesso per utilizzare quei terreni il proprietario dovrà bonificarli. La vicenda, secondo il sindaco Scoditti, ha leso il buon nome della città di Mesagne. Da qui la decisione di costituirsi parte civile nel processo.
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