Qualcuno nella notte del 25 aprile aveva appeso una busta alla maniglia del suo portone di casa. All'interno vi era una testa mozzata di un cane di grossa taglia di razza corso, peraltro il corpo era stato rivenuto in campagna da alcuni netturbini. La busta fu trovata dall'uomo che, uscendo da casa per andare a lavoro, l'aveva aperta. Lo sconforto per una tale azione fu tale da chiedere immediatamente l'intervento dei poliziotti. Un messaggio in chiaro stile mafioso che, tuttavia, nulla sembra avere a che fare con le cosche. Almeno di questo sembrano convinti gli investigatori.
Il 9 maggio scorso, intorno alle ore 2 della notte, alcuni individui appiccarono il fuoco alla Fiat Panda del tecnico e fuggirono. Il mezzo andò completamente distrutto. E ancora. Il 4 giugno 2014 ad andare a fuoco fu l'Audi A4 Sw, di colore nero, di sua proprietà. A un tratto il mezzo, per cause ancora in fase d’indagini, aveva preso fuoco dal vano motore. Alcuni residenti si erano accorti delle fiamme e avevano lanciato l’allarme. Sul posto era giunta una squadra di vigili del fuoco del comando provinciale di Brindisi oltre a polizia e carabinieri. I poliziotti avevano monitorato la zona non trovando nessun elemento che potesse far pensare a un atto di origine doloso. Tuttavia, qualche residente aveva sentito uno stridio di gomme prima del crepitio delle fiamme.
Sembra che allo stesso operaio erano già stati infranti i finestrini di un’altra auto di sua proprietà sempre posteggiata in strada; nella notte dell’8 luglio ad andare a fuoco è stata l’auto della moglie in uso al tecnico. Infine quello del 7 settembre con un colpo di fucile sparato al portone a vetri di ingresso dell'abitazione. Poi ci sono altri episodi di minor conto.