Mesagne. Tutti gli atti persecutori

Novembre 11, 2015 2211

commissariato 2Gli atti persecutori messi a segno

ai danni del 47enne tecnico del petrolchimico di Brindisi sono tanti e così estenuanti che hanno inciso sulla psiche sia dell'uomo sia della sua famiglia. La prima, risalente al 4 giugno 2014, quando era stata incendiata la sua autovettura, una Audi A4 Avant parcheggiata in strada. Le immagini del sistema di videosorveglianza dell’abitazione confinante a quella della vittima avevano filmato due soggetti dal volto celato da cappucci che passavano vicino all’abitazione e, dopo appena due minuti dal loro transito, si verificavano due esplosioni con conseguente incendio dell’auto. Nel febbraio 2015 si era verificato l'episodio del rinvenimento di proiettili in busta chiusa a lui indirizzata. Poi il rinvenimento della testa mozzata di un cane di razza corso in una busta di plastica lasciata sull’uscio di casa. In questo caso le immagini del sistema di videosorveglianza avevano filmato, alle ore 1,43 del 25 aprile 2015, un soggetto incappucciato che posava il sacchetto di plastica e si allontanava. Nel sacchetto c'era la testa del cane di razza corso. L'episodio raccapricciante aveva destato un certo ribrezzo in città. L'allora sindaco Franco Scoditti, si era recato furente e preoccupato in commissariato per comprendere bene gli accadimenti. Ne era uscito meno preoccupato poiché gli investigatori lo avevano rassicurato circa la matrice degli episodi. Infatti, pur non spiegando i fatti perché coperti dal segreto istruttorio, gli avevano detto che gli episodi non erano legati alla criminalità organizzata. Gli atti intimidatori, però, non erano finiti. Come uno stillicidio che sembrava non aver mai fine il 9 maggio 2015 si era verificato l’incendio della sua seconda auto, una Fiat Panda. In questo caso un individuo travisato aveva utilizzato una bottiglia contenente del liquido infiammabile per cospargere l’intero contenuto sul piccolo vano motore della Panda. Si era accovacciato frontalmente a pochi centimetri dal paraurti anteriore e aveva appiccato l'incendio con un accendino. A rischio, come dimostrano le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza, di restare ustionato. L'8 luglio 2015 si era verificato l’incendio della terza autovettura, una Lancia Musa, di proprietà della moglie, l'ex forzista, oggi passata con Raffaele Fitto, Sabrina Didonfrancesco. In questo caso due individui a bordo di uno scooter di grossa cilindrata, dopo aver raggiunto l’abitazione della vittima lanciavano sulla parte anteriore destra dell’auto della sostanza infiammante che veniva accesa. L'incendio aveva distrutto completamente il veicolo. Il 7 settembre scorso è stata la volta dello sparo di un proiettile di fucile a canne mozza sul portone del suo garage. Le immagini del sistema di videosorveglianza avevano ripreso un soggetto a piedi, col volto travisato che armato di fucile, probabilmente a canne mozze, aveva sparato in direzione del portone dell’abitazione. Infine, il 6 ottobre scorso c'è stato il ritrovamento di un proiettile in una busta a lui indirizzata.