Mesagne. L'infermiera tace davanti al giudice

Novembre 13, 2015 2780

tribunaleSi è svolta ieri pomeriggio presso il tribunale di Brindisi

l'udienza preliminare per l'arresto di E. C., la 47enne infermiera del reparto di Chirurgia dell'ospedale "Perrino" di Brindisi, accusata, insieme a un presunto complice, di essere i mandanti, gli esecutori, di atti persecutori e di vari danneggiamenti, ai danni di un 47enne tecnico del petrolchimico di Brindisi e della sua famiglia. La donna, difesa dall'avvocato Luca Leuci, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. A differenza dei giorni precedenti è apparsa piuttosto tesa e provata dalla vicenda che l'ha vista protagonista. L'udienza è durata complessivamente circa un'ora. Adesso l'avvocato Leuci sta studiando, insieme alla sua assistita, una linea difensiva da mettere in atto nelle prossime udienze. Dopo l'incontro la donna è ritornata nella sua residenza poiché per lei il magistrato ha disposto la detenzione domiciliare. La vicenda, è inutile dirlo, ha creato un certo scalpore a Mesagne. Nessuno, infatti, poteva immaginare che la presunta autrice dei diversi atti intimidatori potesse essere l'ex compagna del tecnico mesagnese. Nemmeno lui immaginava questo colpo di scena scaturito dalle indagini della polizia di Mesagne che per diciotto mesi hanno scandagliato in lungo e in largo la vita dell'uomo per cercare di trovare la soluzione. Sul profilo di Facebook dell'infermiera non c'è nessun commento da parte di amici e conoscenti. Solo vecchi post di apprezzamento e qualche foto. Tra cui una che la ritrae insieme al tecnico ai tempi di quando la loro relazione era serena: circa sette mesi, al termine dei quali hanno avuto inizio gli atti persecutori. Tuttavia, a conclusione dei fatti la vittima dello stalking sta ritrovando la sua serenità. "Voglio, finalmente, sentirmi libero di uscire con chi mi pare e piace senza il timore di guardarmi le spalle. Nella mia vita non ho mai fatto male a nessuno. Sono una persona onesta e figlio di persone oneste e lavoratrici. Non sono certo l'individuo che mi volevano far passare quelle persone con gesti eclatanti e diabolici", ha spiegato. Moderatamente serena anche l'ex moglie, Sabrina Didonfrancesco, noto esponente politico locale, che per oltre 500 giorni ha vissuto un incomprensibile incubo. Il suo principale pensiero è stato di tenere lontani dalla vicenda i loro figlioli. Particolarmente inquietante il contenuto delle minacce giunte alla vittima anche con una serie di sms: “Apri gli occhi che a chiuderli non ci vuole niente”, “Era bella l'Audi dopo il botto”, “Non mi scappi boom”. Per poi passare alle minacce di morte: “Guardati sempre in giro”, “Saprai correre quando ti scarico un caricatore calibro 9”, “I botti di capodanno ti arrivano prima”. Fino a quando ne è arrivato uno del tutto esplicito: “Inutile nascondersi, gli Ak47 bucano i muri”.