ovunque, padri e madri di famiglia nelle sale da gioco ad ogni ora, anziani davanti ai monitor aspettando l'estrazione oraria, minorenni con la "puntata" tra le mani, siti on line che spuntano come funghi, trasmissioni televisive che mitizzano le star dell'azzardo globale e fanno credere che chiunque può guadagnare 100mila euro partecipando ad un torneo di poker. Per non parlare delle pubblicità: pervasive, invasive, onnipresenti (anche sulle maglie delle maggiori squadre di calcio), dense di facce liete e spensierate, che con due euro hanno cambiato la loro vita. E lo Stato? Incredibile a dirsi ma è proprio così: fa da cassiere. Il mondo cattolico, buon solitario, insorge e chiede al Palazzo di cambiare decisamente rotta. In sei punti: - riconoscere la ludopatia come una vera e propria malattia curata e prevenuta dal Sistema sanitario nazionale; - vietare le pubblicità televisivie nelle fasce orarie protette, le gigantografie nelle città e le sponsorizzazioni degli eventi sportivi di massa; - regolamentare la pubblicità, ovvero controllare severamente contenuti e messaggi ingannevoli; - sensibilizzare i più giovani (attraverso le scuole) sui rischi del gioco, equiparandoli a quelli derivanti dalle altre dipendenze; - sottoporre a serrati controlli antimafia (anteriori e posteriori) tutti gli operatori del settore; - orientare alla prevenzione e alla cura dei ludopatici, alla cultura dello sport, al sociale e al tempo libero dei giovani tutti i proventi che lo Stato ricaverà dalla tassazione sul gioco. Pur non volendo cadere nel proibizionismo (che di solito alimenta il mercato nero e illegale) si tratta di portare in questo mondo un minimo di civiltà e buon senso, perché non si parli domaniAggiungi un nuovo appuntamento per domani di uno Stato che, per coprire il suo debito pubblico, ha lasciato affossare i cittadini in un mare di pericolosissimi debiti privati.
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