E’ così che Progettiamo Mesagne ha sintetizzato il giudizio sulla rimodulazione della pianta organica del Comune. In pratica l’ha bocciata e ne ha spiegato i motivi. “La proposta di riorganizzazione della macchina amministrativa, elaborata dalla giunta in carica, ha il sapore amaro dell’ennesimo compromesso politico al ribasso a causa, immaginiamo, dei veti e contro veti posti in essere dai maggiorenti della composita maggioranza che governa la città”, ha esordito il segretario del movimento, Antonio Calabrese secondo cui al sindaco Molfetta, e alla sua maggioranza, sono mancati “coraggio, determinazione e soprattutto maggiore libertà d’azione per attuare una vera e propria “rivoluzione copernicana” che, dobbiamo dirlo, è rimasta solo nelle intenzioni elettorali del sindaco Molfetta”. Per Progettiamo è stata una mera “operazione scolastica che ha stabilito, discrezionalmente, chi doveva essere promosso e chi bocciato”. Tuttavia, la speranza di Calabrese è che il tutto possa essere, come per legge, rimodulato durante gli incontri che l’Amministrazione comunale avrà, sull’argomento, in Consiglio comunale con le parti sociali e rsu che dovranno precedere l’adozione del provvedimento finale da parte della giunta. La proposta che ha avanzato Progettiamo Mesagne è di ridurre a cinque le aree funzionali in modo che ogni assessore, rimodulando anche le deleghe, abbia un unico dirigente di riferimento”. “Si parla anche che la riforma va nella direzione di garantire maggiore economicità e omogeneità nei processi amministrativi. Ci chiediamo come si fa a realizzare ciò se si mantengono almeno 7 o 8 funzionari di primo livello e 6 o 7 di secondo livello fra capi area e capi servizio”, si è chiesto Calabrese interpretando quello che oggi serpeggia in città. “A conti fatti – ha fatto notare il segretario - non si realizza alcun risparmio”. Non è tutto poiché Calabrese ha denunciato una “stranezza” della riorganizzazione del Comune. “Fra le altre stranezze – ha continuato il segretario – c’è l’arrivo, e quindi l’assunzione, di un super dirigente tecnico, non tanto perché vi è l’esigenza, ma solo, sembrerebbe, per risolvere “bonariamente” un contenzioso fra il Comune e lo stesso tecnico”. Il risultato finale della rivisitazione dell’organizzazione del lavoro è che “alcune figure apicali sono state ridimensionate nelle funzioni e di contro un segretario generale che, oltre a coordinare le varie aree, è gravato da diversi e delicati compiti istituzionali e amministrativi”, ha precisato il segretario politico convinto che la riorganizzazione proposta dal sindaco “va ripensata perché ora appare debole nella sua impostazione generale e, a nostro avviso, rimarrebbe insoluto sia il problema della presenza di centri di potere che quello dei conflitti fra i vari uffici”.
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