Fabio Marini nominato presidente provinciale dell'Antiracket In evidenza

Marzo 25, 2016 2687

marini fabio e rosalba cotardo 2Pilastro dell’antiracket è il presidente Fabio Marini (Articolo completo su Nuovo Quotidiano di Puglia) (Nella foto Fabio Marini con il commissario Rosalba Cotardo)

che nell’assemblea nazionale del 23 febbraio scorso a Roma è stato eletto membro nazionale del collegiodi garanzia mentre nell’assemblea dei presidenti della provincia di Brindisi, del 9 marzo scorso, è stato nominato presidente provinciale delle associazioni antiracket.“Ruoli che mi riempiono di gioia ma che mi caricano di enorme responsabilità – ha detto Marini, che ha, quindi, aggiunto: “Si tratta sicuramente di un’attestazione di stima alla mia persona e all’associazione che rappresento da parte dei vertici nazionali e per questo ringrazio per la fiducia accordatami dal presidente nazionale Pippo Scandurra, dal presidente onorario Tano Grasso, dal coordinatore regionale Renato De Scisciolo e da tutti i colleghi presidenti della mia provincia e del territorio regionale”.

Marini, oggi il racket è presente in città ma gli operatori non denunciano. Perché?

Lo dico da sempre, nella nostra città ed anche in provincia il pizzo è un’attività ancora praticata anche se fortunatamente poco diffusa. Mentre in passato vi erano richieste diffuse, anche di cifre importanti, oggi assistiamo a pretese molto ridotte con importi e modalità differenti rispetto al passato. Su quest’aspetto basta riflettere proprio sull’ultima operazione di polizia “The Beginners”. Sulle mancate o sulle poche denunce bisogna dire che gli imprenditori e cittadini sono presi dalla paura e da una sorta di sfiducia, secondo me immotivata, nelle istituzioni. Questo è frutto della poco conoscenza dei vari strumenti utili per tutelare le vittime, mi riferisco alle nostre associazioni, ai vari benefici di legge ed anche e soprattutto alla grande professionalità delle forze di polizia e magistratura.

Forse non hanno fiducia nelle istituzioni. In pratica temono che dopo le denunce siano lasciati soli.

Prima parlavo di una forma di sfiducia nelle istituzioni definendola immotivata. Perché le nostre associazioni, che sono a stretto contatto con la prefettura e il Ministero dell’Interno, le procure e le forze dell’ordine, sono il riferimento concreto degli imprenditori che non vogliono rimanere soli. Io ne sono testimone tangibile, dopo avere avuto richieste estorsive a Taranto, mi sono iscritto alla neo costituita associazione antiracket mesagnese, presieduta allora da Umberto Maizza, ricevendo il sostegno e la vicinanza di tutti i dirigenti e i soci.

Come è cambiato il racket in questi anni.

Le associazioni criminali si sono adeguate alla difficile situazione economica, per cui le cifre richieste sono di gran lunga minori rispetto al passato. Poi, in realtà, le dinamiche cambiano da paese in paese. Soprattutto ci sono diverse forme di pizzo. Oltre alla classica richiesta di denaro, c'è il cosiddetto cavallo di ritorno, per i furti di auto o mezzi agricoli; l’imposizione per l’acquisto di determinate forniture; la vigilanza o guardiania non autorizzata o addirittura legalizzata. Il criminale di turno si rivolge all’imprenditore per far assumere proprio personale, l’imprenditore 'scarica' tranquillamente il pizzo che così diventa una forma per così dire “legalizzata”. L'aspetto più preoccupante è la ricerca del consenso sociale: è stato accertato dalla magistratura che il “personaggio famoso” diventa punto di riferimento anche per delle forme di sostentamento economico che lui o i suoi sodali elargiscono alle famiglie bisognose.

Le istituzioni si sono evolute per affrontare questo problema oppure c'è ancora qualche gap.

Tantissimo è cambiato in questi anni. Rispetto alla mia prima esperienza con il sistema mafioso ed estorsivo nel 2007 è cambiato tantissimo. Da diversi anni, grazie anche alla Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Italiane fondata da Tano Grasso, di cui continua a esserne presidente onorario, si svolgono seminari e corsi di formazione nelle prefetture riservate ai funzionari e ai dirigenti delle forze dell’ordine.Certo qualche cosa andrebbe rivista, tipo la tempistica in alcuni procedimenti o la sburocratizzazione di alcune pratiche, ma stiamo lavorando anche per migliorare quest’aspetto.

Che strumenti lo Stato mette a disposizione di chi vuole denunciare gli aguzzini.

Gli strumenti sono innumerevoli e riservati. Rivolgendosi alle nostre associazioni si ha la garanzia di riservatezza, la consulenza gratuita di esperti nel settore, esperti legali e psicologi. Si provvede insieme all’individuazione delle forze di polizia competente cui sporgere denuncia (polizia, carabinieri o guardia di finanza) e soprattutto all’impostazione della denuncia per evitare di esporre la vittima. Si procede poi con l’accompagnamento in tutte le fasi successive, processo compreso, con la costituzione di parte civile. Se la vittima di racket o usura ha subito danni economici, lesioni personali o altro provvediamo a fare richiesta presso la prefettura per accedere al fondo di solidarietà gestito dal Ministero dell’Interno.